Addio a Stephen Hawking, una vita dedicata alla cosmologia e ai buchi neri
È morto nella notte Stephen Hawking, 76 anni, fisico britannico conosciuto per i suoi studi sui buchi neri e la relatività. Da 55 anni era malato di Sla.
Studioso rivoluzionario, ironico, tremendamente determinato: Hawking era diventato uno scienziato icona, scrive oggi il Guardian. Grandissimo divulgatore, è diventato molto noto al grande pubblico nel 1988, grazie al suo libro Dal Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo, un best-seller mondiale in cui spiegò con grande efficacia e chiarezza i più importanti principi della cosmologia. Ha dedicato la sua vita a far conoscere e a rendere popolare l’astrofisica, fino a diventare una vera e propria star planetaria.
Stephen Hawking aveva sfidato le previsioni secondo cui avrebbe avuto solo pochi anni di vita dopo lo sviluppo, nel 1964, di una grave malattia neurodegenerativa, la malattia di Charcot (o Sla), che lo avrebbe inchiodato su una sedia a rotelle fino al termine dei suoi giorni. Nel 1974 non era in grado di sfamarsi o di alzarsi dal letto da solo. Nel 1985 aveva perso definitivamente l’uso del linguaggio dopo aver subito la tracheotomia in seguito a polmonite. Ma la sua mente rimase intatta, così come la sua principale ragione di vita: capire e far capire a fondo l’universo a un gran numero di persone, e perché esso esiste. Dal giorno che si ammalò scoprì che “ogni cosa è cambiata: quando hai di fronte l’eventualità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno”, diceva. “Il suo coraggio e tenacia, il suo genio e il suo umorismo, hanno ispirato molte persone in tutto il mondo” hanno scritto i suoi figli, che hanno comunicato alla stampa e alla comunità scientifica la notizia del decesso in un testo pubblicato dall’agenzia britannica Press Association. “Un giorno aveva detto: Questo universo non sarebbe molto se non proteggesse le persone che amiamo. Ci mancherà sempre” – hanno aggiunto.
Stephen Hawking era nato a Oxford l’8 gennaio 1942. Suo padre voleva che si laureasse in Medicina ma lui optò per la Fisica, per poi proseguire i suoi studi e le sue ricerche nel campo dell’Astronomia. Negli anni ’70 ha sviluppato l’idea che i buchi neri non assorbono solo la materia ma che emettono anche radiazioni, la cosiddetta “radiazione di Hawking”. A 32 anni divenne il membro più giovane della Royal Society. Nel 1976 a Cambridge gli fu affidata la cattedra che fu di Isaac Newton, che mantenne fino al 2009.
L’importanza delle sue ricerche sui buchi neri è legata al fatto che esse hanno permesso di confermare la teoria del Big Bang, l’esplosione dalla quale è nato l’universo. Dagli anni ’70 ha cominciato a lavorare sulla possibilità di integrare le due grandi teorie della fisica contemporanea: la teoria della relatività di Einstein e la meccanica quantistica. Il suo grande sogno era quello di veder confermata un giorno la cosiddetta “teoria del tutto”, la grande teoria unificatrice che nel 2014 aveva ispirato il film di James Marsh dedicato allo stesso Hawking.
(Sebastiano Catte, com.unica 14 marzo 2018)