Le due Pasque di Fiuggi
“Antico come l’alba”: così nel 1904 il poeta Gabriele D’Annunzio ebbe a definire il canto penitenziale dell’Agonia, che da anni remoti viene eseguito ogni venerdì santo presso la Chiesa del Colle, nell’antico Borgo di Fiuggi. A ricordarlo è lo storico Pino Pelloni che da qualche anno a questa parte convoglia nella cittadina ciociara, un tempo chiamatasi Anticoli, e in quell’antica parte del borgo medievale a ridosso del Ghetto ebraico, un pubblico di devoti estimatori provenienti da varie parti d’Italia.
Le “Tre Ore di Agonia di Nostro Signore Gesù Cristo”, è una delle tradizioni più belle e storicamente rilevanti delle “lamentanze” medievali, curata ed eseguita, nella parrocchia Santa Maria del Colle, dalla Schola Cantorum. Si tratta della rivisitazione drammatica delle sette parole del Cristo pronunciate prima della morte, una esecuzione corale e concertistica che conserva ancora intatto il canto arcaico in un intenso coinvolgimento emotivo. L’appuntamento è alle ore 14,30 presso la Chiesa del Colle.
Da seguire anche la processione del Venerdì Santo (ore 19,30) nel centro storico, dove il dolente mortorio di Gesù viene accompagnato dalla lamentazione di donne e uomini penitenti, in un rito di enorme fascino, ricco di sonorità e parole intonate secondo complesse modalità esecutive codificate dalla tradizione. Questi sono i riti della Pasqua cristiana.
Ma a Fiuggi, da quando cinque anni fa venne recuperata una antica Menorah del Quattrocento nel Ghetto anticolano, si celebra anche la Pasqua ebraica. E quest’anno la due festività cadono nello stesso periodo. Tanto che, sabato 31 a Trivigliano (Via Sassotello), verrà celebrato il Seder di Pesach (La cena di Pasqua). Nella tradizione del Popolo del Libro si tratta “del più suggestivo, del più gioioso e del più indimenticabile tra tutti i rituali familiari dell’ebraismo”. In esso si celebra l’evento fondante della storia e della spiritualità ebraica, la fine della schiavitù e l’inizio della libertà, e consiste nella partecipazione ad un pasto simbolico (prima del pasto reale) in cui ogni elemento ricorda qualche aspetto della notte nella quale Dio, “con mano forte” e “con braccio potente”, trasse fuori il suo popolo dall’Egitto e lo introdusse nella terra promessa.
(com.unica/28 marzo 2018)