Ada Prospero era figlia di Olimpia Biacchi e Giacomo, un commerciante di frutta immigrato a Torino nella seconda metà dell’Ottocento. È al liceo-ginnasio “Gioberti” che conosce Piero Gobetti, anche lui figlio di commercianti, che nel 1923 diventerà suo marito. Nel 1925 Ada si laurea in filosofia, per dedicarsi in seguito tanto all’insegnamento, quanto a studi letterari e pedagogici. Negli anni del fascismo la casa di Ada e Piero è al centro di una rete clandestina di intellettuali, che porterà più tardi alla costituzione del movimento Giustizia e Libertà.

Piero Gobetti, che a diciassette anni aveva creato la sua prima rivista “Energie nuove”, fa uscire nel 1922 il primo numero della rivista “La Rivoluzione liberale”, alla quale, oltre ad Ada, collaborano Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli e Sturzo. Segue, nel 1924, l’uscita della rivista letteraria “Il Baretti”.

Il 5 settembre 1924, mentre sta uscendo di casa, Piero viene aggredito sulle scale e selvaggiamente picchiato. Costretti a espatriare in Francia, nel 1926 Piero, mai più riavutosi dalle ferite, muore. Ada rimane sola, con il bambino Paolo di pochi mesi. Strazianti le parole di Ada sul suo diario: «Non è vero, non è vero: tu ritornerai. Non so quando, non importa, non importa. Ritornerai e il tuo piccolo ti correrà incontro e tu lo solleverai tra le tue braccia. E io ti stringerò forte forte e non ti lascerò più partire, mai più. È un vano sogno, tutto questo, una prova a cui hai voluto pormi: tu mi vedi, mi senti: e io saprò mostrarmi degna del tuo amore. Quando ti parrà che la prova sia durata abbastanza, tornerai per non più lasciarmi. Saranno passati molti anni ma immutati splenderanno i tuoi occhi e ritroverò le espressioni di tenerezza della tua voce. Mio caro, mio piccolo mio amore, ti aspetterò sempre: ho bisogno di attenderti per vivere».

Nel tentativo di ritornare a una vita normale Ada riprende il lavoro, di traduzione prima di tutto, incoraggiata da Benedetto Croce, che aveva conosciuto durante il viaggio di nozze e che frequenterà la casa di Meana. Nel 1928 vince un concorso inizia a insegnare inglese. Non viene meno il suo impegno politico e culturale e la sua attività di relazione con dissidenti (i fratelli Rosselli, Nitti), fuoriusciti e antifascisti. Nel 1937 sposa Ettore Marchesini, tecnico EIAR, amante della montagna e fratello delle amiche di Piero.

Nel 1941 Ada partecipa alla fondazione del Partito d’Azione. Dopo l’8 settembre 1943, con il figlio Paolo, entra nella Resistenza, costituendo un primo nucleo di partigiani nella borgata Cordola di Meana di Susa e mantenendo i collegamenti tra Torino e le formazioni GL operanti in Val Susa e nei vari centri del Piemonte. Collabora alla fondazione e organizzazione dei Gruppi di difesa della donna insieme a Lina Fibbi e Pina Palumbo. Erano organizzazioni che si occupavano di coordinare una azione clandestina di aiuto alla guerriglia, controinformazione e che arriverà ad auspicare un impegno politico delle donne. Dalle drammatiche esperienze di questi anni nascerà il ‘Diario partigiano’, pubblicato da Einaudi la prima volta nel 1956 e ristampato nel 1972.

Subito dopo la Liberazione Ada Gobetti, medaglia d’argento della Resistenza, viene nominata vicesindaco di Torino. Nella sua esperienza l’azione politica e lo studio, nelle forme della traduzione, della scrittura, della pedagogia, sono aspetti diversi di uno stesso impegno civile, quella dimensione essenziale nel quale si coniuga l’individuo in rapporto alla sua comunità e al progetto di trasformazione in senso democratico che Ada Gobetti auspicava e nella quale credeva profondamente. Così, negli anni che seguono la Liberazione intensa e importante è la sua attività giornalistica e quella di pedagogista, traduttrice, scrittrice. Con Dina Bertoni Jovine, dirige, nel 1953, la rivista “Educazione Democratica”; nel 1956 aderisce al Pci; nel 1959, fonda il “Giornale dei Genitori” (diretto, dopo la morte di Ada, da Gianni Rodari); nel 1961, con il figlio Paolo e con la nuora, Carla Nosenzo, fonda a Torino il “Centro Studi Piero Gobetti”, che ha dato e continua a dare un importante contributo alla vita culturale del Paese e che ha pubblicato, tra l’altro, l’intera corrispondenza tra Piero ed Ada (Piero Gobetti, Ada Gobetti, Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926, Einaudi, 1991) e una monografia sulla vita e l’opera di Ada (“Mezzosecolo”, 7, Annali 1987-1989).

Autrice di varie traduzioni dal russo, dal francese e dall’inglese e studiosa di pedagogia, introduce in Italia gli scritti del grande medico-pediatra statunitense Benjamin Spock, che aveva raggiunto la fama con un libro di consigli alle madri (Common Sense Book of Baby and Child Care) pubblicato per la prima volta nel 1946 e si rivelerà uno dei maggiori successi editoriali dell’immediato dopoguerra (8 milioni di copie). Tra le opere di Ada Gobetti ricordiamo ancora, con lo pseudonimo Margutte (pseudonimo suggerito da Croce all’editore per evitare noie con la censura del tempo), ‘Storia del gallo Sebastiano’, Garzanti, 1940, con i disegni di Ettore Marchesini (poi ripubblicato più volte da Einaudi); ‘Alessandro Pope. Il poeta del razionalismo’, Laterza, 1943; ‘Cinque bambini e tre mondi’, SAIE, 1953; ‘Non lasciamoli soli. Consigli ai genitori per l’educazione dei figli’, La Cittadella, 1958; ‘Dai quattro ai sedici anni: guida ai libri per ragazzi’, Edizioni del Giornale dei genitori, 1960; ‘Vivere insieme. Corso di educazione civica per le scuole medie e secondarie inferiori’, Loescher, 1960; ‘Educare per emancipare – Scritti pedagogici 1953-1968’, Lacaita, 1982.

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