Un commento di Alan David Baumann sulle ultime deliranti dichiarazioni del capo palestinese.

Fra le tante sciocchezze degne della più bieca ignoranza e dell’indottrinamento politico della serie “segui la prima pecora anche se si butta dal ponte”, il leader palestinese Abu Mazen ha negato che esista una relazione fra gli ebrei e la terra di Israele, definendo lo Stato ebraico un “prodotto coloniale” britannico. Se così fosse, la Palestina sarebbe un “prodotto coloniale” greco-romano che dovrebbe comprendere l’intera area tra la Fenicia e l’Egitto: come la mettiamo?

Questa ed altre frasi fatidiche sono state pronunciate durante il Consiglio palestinese a Ramallah, in un discorso di 90 minuti trasmesso in diretta tv. Abu Mazen, secondo la Bbc, ha perfino negato che gli ebrei di ceppo askenazita, quello diffuso in Europa orientale e Germania, siano semiti: gli Askenazi, ha detto “non hanno alcun rapporto con i popoli semiti”.

“La Shoah è nata perché gli ebrei sono i padroni delle banche”? Abu Mazen ci fornisca almeno un nome, perché magari potremmo ritrovare una parentela che disporrebbe dei mezzi necessari per il finanziamento di questa testata giornalistica.

Già nel 2013 per l’ANP di Abu Mazen “L’Europa non ne poteva più dei complotti degli ebrei”. Per rimediare, nell’aprile del 2014 aveva detto che la Shoah “era il più odioso crimine contro l’umanità avvenuto nell’epoca moderna”. A riprova di quanto questo riconoscimento dell’esistenza della Shoah fosse unicamente dettato da mosse politiche, il non aver mai abiurato la propria tesi di laurea, conseguita nel 1982 discutendo presso l’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia Sovietica delle Scienze una tesi su La connessione tra nazismo e sionismo, 1933-1945, poi ripubblicando il testo nel 1984 ad Amman.

Forse quest’ultima sua presa di posizione è l’ultimo battito d’ali alla presidenza dell’Autorità Palestinese. Il mondo dovrà chiedersi se chi impugnerà la successione sarà propenso alla ricerca di una pace vera o avrà il ruolo di marionetta al servizio dell’Iran e del terrorismo.

Auguriamoci che con la stessa velocità utilizzata per condannare Israele quando è obbligato a difendersi, i governi e specialmente l’Unione Europea e la signora Mogherini, contestino questo ulteriore atteggiamento razzista lesivo di una possibile pace.

Antiisraelianismo, antisionismo ed antisemitismo sono diventati una voce unica, così come estremismo di sinistra e di destra in questo contesto.

Ricordiamo le azioni cariche di antisemitismo di alcuni organismi ONU, vedi la voce “Unesco”, che ha determinato come mussulmano il Muro del Pianto. Ameremmo sapere dalla Santa Sede se Cristo cacciò i Mercanti da una moschea.

Non va neanche dimenticato l’antisemitismo della Croce Rossa internazionale che non ha mai voluto riconoscere il Magen David Adom e ciò nonostante Israele ha da qualche anno aperto le frontiere verso la Siria per farsi carico di centinaia di feriti di quella guerra, curarli per poi riportarli nella loro terra; così come aveva fatto curando la figlia di un capo dell’organizzazione terroristica palestinese Hamas, permettendo ai genitori di andarla a trovare a Tel Aviv, dove era stata ricoverata. Rammentiamo infine come durante la guerra nella ex Jugoslavia, quest’organizzazione non governativa israeliana si era fatta carico di un ponte aereo per prelevare e curare i mussulmani bosniaci. Fra banche e presunto pacifismo, anche in Svizzera vincono i soldi arabi e solo la Mezzaluna Rossa gode di riconoscimento internazionale.

Rammentiamoci infine di quando la Germania era divisa tra protettorato occidentale e satellite sovietico, la metà di Berlino era capitale della Repubblica Democratica Tedesca. Per quale motivo solo ad Israele viene proibito scegliere la propria capitale (la parte Ovest di Gerusalemme è israeliana sin dalla nascita dello stato, la parte Est era giordana fino al 1967)?

Per celare le disfatte politico culturali (ultimamente anche filosportive), si esternano le proprie insoddisfazioni attribuendone le colpe alle minoranze. Tutti coloro che cercano rifugio in Europa vengono tacciati di terrorismo e viene accentuato l’atavico razzismo cultural religioso. Intanto Mafie, camorre ed altre criminalità organizzate contribuiscono con i loro affari a mietere vittime per lo più giovani. Dovremmo condannare – come piacerebbe ad alcuni “polentoni” – le regioni “Terrone”?

Si ricordi sempre che la negazione è l’anteprima della ripetizione.

Alan David Baumann, 3 maggio 2018

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