L’architettura ecosostenibile e il Bosco Verticale
Una casa per gli alberi abitata dagli uomini, il progetto dell’architetto milanese Stefano Boeri
Da molto tempo la sfida progettuale in architettura è abitare una città che sia in contatto costante con la natura, laddove la regola è garantire l’assoluta qualità del vivere e quindi dell’abitare. La sfida è stata raccolta dallo studio di architettura di Stefano Boeri a Milano che ha realizzato già nel 2014 due torri multipiano con migliaia di piante, tra alberi e arbusti, distribuite sulle facciate. Si tratta quindi di progettare la vegetalizzazione urbana attraverso la densificazione verticale del verde, incrementando la biodiversità animale e vegetale, con una influenza diretta sul microclima.
Il Bosco Verticale all’interno del Centro Direzionale di Milano, a Porta Nuova, ha vinto numerose competizioni: nel 2014 è stato insignito dell’International Highrise Award e nel 2015 è stato premiato come il «grattacielo più bello e innovativo del mondo», secondo una classificazione del Council on Tall Buildings and Urban Habitat.
A stimolare Boeri nella realizzazione di questo progetto fu il rendersi conto, mentre era a Dubai nel 2007, che i grattacieli erano costruiti tutti con rivestimenti in alluminio, vetro o ceramica, materiali riflettenti che moltiplicavano il calore nell’aria e nel suolo. Da qui la necessità di creare due torri protette da un muro vegetale che garantiva una elevata riduzione dei consumi energetici. Il Bosco Verticale quindi tiene conto delle necessità umane, coniugando le esigenze di spazio e di protezione, al contatto con la natura e l’aria.
Decisamente una innovazione rivoluzionaria in architettura, dove lo stile urbano e il futuro si uniscono alla sostenibilità. Nel complesso, il Bosco Verticale ospita lungo le facciate 711 alberi, 5.000 arbusti di grandi dimensioni e 15.000 piante perenni e ricadenti, che si sviluppano in altezza ricoprendo un’area equivalente a 20.000 m2 di vegetazione.
94 sono le diverse specie vegetali presenti; di queste, 33 sono sempreverdi, 60 sono arboree e arbustive e 59 sono utili per gli uccelli. La vegetazione distribuita lungo le facciate rappresenta un vero e proprio ecosistema per gli insetti e i volatili, favorisce un microclima umido, con la riduzione delle polveri sottili, una riduzione dell’inquinamento acustico e quello da anidride carbonica con un aumento della produzione di ossigeno e un riparo dal vento e dal sole eccessivi. Inoltre ha un effetto di contenimento dell’espansione urbana rapida e disordinata, soprattutto nelle zone periferiche.
L’idea del Bosco Verticale ha avuto un impatto favorevole in Europa e nel mondo, tanto che si è deciso di esportare il progetto in Cina, nell’Hebei, nella città di Shijiazhuang, per la costruzione di una città verde in costante interscambio con la natura.
Dopo i Boschi verticali in Cina, Stati Uniti, Sudamerica e Le Balcon sur Paris in Francia, nei Paesi Bassi, a Eindhoven, verrà realizzato, sempre dallo studio di architettura di Stefano Boeri, la Trudo Vertical Forest, un Bosco Verticale destinato al social-housing, con l’uso di prefabbricati e materiali a basso impatto economico, per venire incontro, attraverso un canone calmierato, alla richiesta di alloggi da parte di persone che appartengono a fasce sociali svantaggiate o che comunque non possono accedere al mercato libero. Un’architettura bella quindi, un nuovo stile abitativo, ma anche un aiuto per l’ambiente e una risposta per migliorare lo stile di vita dei cittadini più bisognosi.
Nadia Loreti, com.unica 24 luglio 2018