Che succede se dopo dieci anni si rincontra, per fatalità, una donna che ci ha fatto battere il cuore e tutta la vita si capovolge, annegando nei sospiri e nei ricordi? Luigi Centra, poeta, pittore, artista poliedrico, ha dedicato a questa donna sconosciuta e misteriosa, trenta poesie, racchiuse in un piccolo libretto tascabile, edito dallo stesso autore e pubblicato il 30 agosto 2018.

Pittore, ultimo esponente dell’American Pop Art, rappresentante italiano dell’Action Painting americana e dell’Impressionismo Astratto, erede di Jackson Pollock, Centra è un uomo dalle mille sfaccettature, dall’intensa carica emozionale che trasferisce indifferentemente sulla tela e sulla carta, dove lascia tracce tangibili di un percorso esistenziale caratterizzato dalla continua ricerca del senso più profondo della Vita. Una vita spesso sfrontata, condotta ai limiti, in equilibrio come un acrobata, dove è palpabile la decadenza e la fugacità delle cose, la paura dell’oblio, pronto a inghiottire tutto.

E’ il settantesimo libro scritto dal maestro Luigi Centra, al quale nel 1996 è stato assegnato il Premio alla Cultura in denaro dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma.

Eppur d’amor si Parla” contiene trenta poesie d’amore, di passione, di sogni e di voglia di abbandonarsi. Sono dedicate ad una donna esile, chiara e dorata, che all’improvviso riappare, lasciando nell’autore un senso di confusione, di attesa e di voglia di trattenerla per sempre. E arriva d’incanto la riscoperta dell’amore, nella cornice di una Ciociaria dai paesaggi prorompenti bagnati dal fiume Liri. Aleggia in ogni verso il bisogno estremo di incorporare questa figura eterea e fondersi con lei, per trattenerla dentro di sé: “(…) ti porrei dentro il mio ventre per non lasciarti andare via da me.”

La paura del buio che incombe e che si porta dietro le ombre e il vuoto. La paura della solitudine che come il vento spazza via i sogni e le speranze. Un segreto racchiuso in uno scrigno, il sapore di una promessa, il sorgere di una stella luminosa sul “miserabile, irrequieto vivere”.

Sicuramente un libro intenso, vissuto febbrilmente, teso a spiare il tempo scandito dallo scorrere delle acque del fiume, ad afferrare attimi imperdibili, a fermare immagini. Un viaggio nel profondo dell’animo e dentro una passione, in parte lacerante e profana, in parte sacra nel suo elevare verso l’alto l’oggetto d’amore. Un libro diverso dagli altri scritti dal poeta, in cui si coglie una importante evoluzione lirica e stilistica.

Non lasciarmi attendere ancora altre lunghe lune paglierine/ch’io muoio per averti accanto/ mio dolce rimpianto di primavera.”

Nadia Loreti, com.unica 30 agosto 2018

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