Giacomo Leopardi parla dell’artigiano in tre bellissimi canti:

da “La sera del di di festa”: Per la via odo non lunge il solitario canto dell’artigiano che riede a tarda notte dopo sollazzi al suo povero ostello e fieramente mi si stringe il cuore.
da “La quiete dopo la tempesta”: Risorge il romorio torna il lavoro usato, l’artigiano a mirar l’umido cielo con l’opra in mano, cantando fassi sull’uscio.
da “Il sabato del villaggio”: Poi quando intorno è spento ogni altra pace, e tutto l’altro tace, odi il martel picchiare nella chiusa bottega del legnaiol che veglia nella chiusa bottega alla lucerna e s’appresta a fornir l’opera anche al chiaror dell’alba.

Nell’enciclopedia Treccani è scritto che l’artigiano indica ancora oggi un’attività produttiva di oggetti realizzati con strumenti ausiliari alla pura manualità. Ma quella manualità, pur rispettosa di canoni definiti e codificati nel tempo, ha profonde radici nelle tradizioni secolari e da esse trae linfa vitale per resistere nel tempo. Da quella manualità nascono oggetti riconducibili al binomio arte-artigiano, termini che non a caso hanno la stessa radice. La loro gamma è molto vasta: attrezzi contadini, campane, utensili di ottone, ceramica, creta, serrature, selle e finimenti per animali da cavalcatura, basti, barde e collari per quelli da soma, utensili di rame o di stagno per la cucina o altre destinazioni, strumenti musicali, oggetti d’oro e d’argento. Giusto, quindi dire che l’Artigiano è un Mastro, un Maestro d’Arte. Se l’artista predilige l’armonia dell’anima, l’artigiano combina le sollecitazioni dell’anima con la praticità della produzione.

Oggi, gli artigiani, duole scriverlo, possono definirsi una specie in via d’estinzione. È una vera è propria ecatombe: negli ultimi 8 anni sono stati perse quasi 145mila botteghe per un giro d’affari che coinvolgeva quasi 400mila addetti. La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e l’impennata del costo degli affitti sono le principali cause che hanno costretto molti artigiani ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega. Ora, al di là della necessità di rilanciare l’occupazione, è necessario recuperare la svalutazione culturale che ha subito in questi ultimi decenni il lavoro artigiano.

Le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, le norme del nuovo Testo unico sull’apprendistato del 2011 e le novità introdotte con il Jobs act per sostenere l’artigianato, seppur impostate nella giusta direzione, non sono state ancora sufficienti per invertire la tendenza”. Ma non si deve desistere. Gli artigiani vanno protetti e sostenuti. Scomparsi gli artigiani, seccherebbero le nostre radici e si estinguerebbe il senso del nostro passato. Perderemmo ciò che di più semplice e bello la natura ci ha concesso. In sintesi: l’Artigiano è un Maestro d’Arte. Se l’artista predilige l’armonia dell’anima, l’artigiano combina le sollecitazioni dell’anima con la praticità della produzione. L’ artigianato è in via d’estinzione. Se non vogliamo perdere il senso del nostro passato, esso va protetto.

Enzo Carmine Delli Quadri, com.unica 7 settembre 2018

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