Al Museo Ebraico di Roma inaugurata la mostra sulle leggi antisemite
La sindaca di Roma Virginia Raggi e la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni hanno inaugurato oggi al Museo Ebraico di Roma la mostra ‘Italiani di razza ebraica: le leggi antisemite del 1938 e gli ebrei di Roma’, un excursus che va dall’emancipazione post-ghetto all’occupazione nazista: ottant’anni dopo l’emanazione delle Leggi antiebraiche italiane, vengono raccontati gli eventi storici che hanno preceduto la complessa e articolata normativa e le vicende biografiche di chi l’ha subita. Oggetti e testimonianze, lettere, denunce di questura, fino alle pagelle scolastiche marchiate con la dicitura ‘razza ebraica’, ai libri e alle riviste di propaganda antisemita dell’epoca, ai filmati dell’Istituto Luce.
“Viviamo in periodo storico in cui talvolta il buio sembra provi ad avanzare di nuovo” ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Ancora di più oggi vogliamo insegnare alle nuove generazioni che non hanno esperienza diretta del fascismo e della Shoah che il pericolo ahimè è sempre dietro l’angolo”, ha sottolineato la presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “A 80 anni da quelle leggi nefaste – ha aggiunto Dureghello – una mostra come questa è un monito, un ammonimento e una riflessione anche sul presente perché ricordare è un imperarivo morale, serve per riconoscere quei segnali di odio e di violenza che possono minacciare la nostra società”.
Curata da Yael Calò e Lia Toaff, l’esposizione parte dagli anni dell’emancipazione per gli ebrei del ghetto, subito dopo l’unità d’Italia, per arrivare fino al secondo dopoguerra. Partendo dalle storie individuali di alcune persone e famiglie colpite dalle leggi fasciste, per raccontare attraverso di esse la grande storia. “Le leggi razziali passano di solito in secondo piano rispetto alla successiva tragedia della Shoah – ha affermato il rabbino capo Riccardo Di Segni – di cui però sono state un prodromo. Sono state un evento disastroso che ha distrutto la vita di tantissimi italiani”.