Sempre più over 65 non autosufficienti, la popolazione invecchia, si stimano 2.847.814 persone, ma le risorse investite rimangono costanti. Nato dalla partnership tra Essity (azienda svedese che opera nel settore dell’igiene e della salute) e CERGAS SDA Bocconi, il primo rapporto sull’innovazione e il cambiamento nel settore Long Term Care ha fotografato l’urgenza di un esercito silenzioso di 8 milioni di caregiver familiari che si auto-organizzano per far fronte ai bisogni di assistenza dei propri cari non più autonomi, a cui si affiancano quasi 1.000.000 di badanti tra regolari e non.
LTC e la sfida a due velocità tra domanda di servizi da parte dei cittadini e l’offerta pubblica e privata. Il rapporto mette in evidenza lo scollamento con cui cresce il bisogno di assistenza e di servizi per le persone over 65 non autosufficienti, senza che questi trovino adeguata risposta da parte di servizi pubblici e privati, al momento non in grado di stare al passo con le esigenze della popolazione.
Secondo i dati, i tassi di copertura del bisogno per anziani over 65 con limitazioni funzionali sono aumentati di pochi punti percentuali assestandosi intorno al 31% nonostante la stima di bisogno potenziale della popolazione sia aumentata di oltre 66 mila persone, tra il 2013 e il 2015[3].
Servizi sociosanitari e sociali che coprono solo la metà della popolazione potenziale, generando una situazione di sofferenza sia per anziani sia per caregiver, soprattutto alla luce del fatto che un caregiver su 5 è anziano a sua volta. Per far fronte a questa carenza di servizi, i caregiver spesso si assumono un maggiore carico di responsabilità, diventando caremanager e quindi prendendosi carico di compiti in teoria propri di professionisti.
“I trend di invecchiamento della popolazione pongono il tema anziani tra i più urgenti per le politiche pubbliche europee e soprattutto italiane. – afferma Giovanni Fosti, Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management. “I bisogni espressi dalle famiglie per i loro anziani sono sempre più ampi e complessi, ed è comprensibile che il welfare pubblico non riesca ad offrire una risposta completa”.
“Le soluzioni “fai da te”, fondate sul ricorso alle badanti, diventano sempre più diffuse e rendono isolate le famiglie. – aggiunge Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of management – “È necessario avviare una nuova fase della risposta ai bisogni degli anziani, fondata sulla consapevolezza del fenomeno e dei dati che lo rappresentano, e su una re-interpretazione dei modelli di intervento per offrire servizi equi e sostenibili”.
Secondo i numeri, le badanti regolari e irregolari in Italia sono 983.695, con una media di 14,2 badanti ogni 100 cittadini over 75. Le famiglie attingono ai propri redditi e talvolta ai propri risparmi con l’obiettivo di cercare una modalità di assistenza 24 ore su 24, dal momento che rimangono soli nell’affrontare il loro bisogno. “L’Osservatorio soddisfa l’ambizione di essere un punto di riferimento per i principali operatori del settore sociosanitario, monitorandone lo sviluppo e interpretando idee per il futuro” – dichiara Massimo Minaudo, Amministratore Delegato Essity Italia – “riteniamo fondamentale produrre conoscenza su cui avviare ragionamenti strategici e lungimiranti che anticipino le evoluzioni del settore. Obiettivo ultimo, di questo progetto come di tutta la nostra attività, è ricercare costantemente la migliore qualità in prodotti e servizi volti ad offrire la migliore assistenza possibile a lungo termine per gli anziani”. 
Long Term Care e il potenziale ancora inespresso dell’innovazione tecnologica. Coerente con l’impegno di anticipare trend e produrre conoscenza e di fronte ad uno scenario dove le famiglie rispondono autonomamente ai bisogni dei propri familiari, l’Osservatorio si è interrogato sul possibile impatto che l’innovazione tecnologica può avere nel settore della LTC delle strutture residenziali per anziani e sulle sue potenzialità per colmare questo gap.
Tra le strutture residenziali per anziani analizzate tramite una survey, in quasi la metà dei casi (47%) i servizi offerti prevedono l’utilizzo di innovazioni tecnologiche, anche se è solo nel 12% dei casi che queste sono utilizzate a pieno regime nella quotidianità, il 9% è stato introdotto con progetti pilota mentre il 13% vive una fase di sperimentazione iniziale.
Inoltre, la tecnologia utilizzata riguarda principalmente APP e dispositivi mobili, impiegati per attività di ”cura e assistenza” e di supporto mentre latitano ancora innovazioni tecnologiche più avanzate e di frontiera come la robotica, la stampa 3D e l’intelligenza artificiale, che possono essere utilizzate per aspetti più profondi della gestione degli anziani come il self management e il supporto ai familiari.
Tra i fattori che rallentano un pieno utilizzo di innovazioni tecnologiche nel settore, ci sono mancanza di risorse interne all’azienda e da finanziamenti esterni e i limiti imposti dalle normative vigenti.
I dati e le evidenze presentate derivano da attività di ricerca su 4 fonti di dati principali: Elaborazione degli autori su dati amministrativi e statistici ISTAT e Ministero della Salute per gli ultimi anni disponibili; Elaborazione degli autori su dati secondari derivanti da altri Rapporti di ricerca o studi precedenti; Questionario sottoposto a 18 soggetti tra i più grandi e rilevanti enti gestori di servizi sociosanitari per anziani sui temi delle caratteristiche dei grandi soggetti gestori; Questionario online sottoposto a oltre 400 direttori di strutture residenziali per anziani, risposte ricevute 142 sul tema dell’adozione delle innovazioni tecnologiche nelle strutture residenziali per anziani in Italia.

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