22 settembre 1943. Cefalonia, noi non dimentichiamo
[ACCADDE OGGI]
Chissà quanti ancora conservano, magari in vecchi bauli o in ammuffiti faldoni, carte ricevute in eredità, triste e amara eredità, in cui si legge “Distretto Militare…foglio matricola n.re… di…nato a…il…e dichiarato irreperibile nel settembre del 1943 in Grecia. Verbale del comando distretto militare di… in data 22/09/1947. Giunto a Cefalonia il 28.03.1943, disperso a Cefalonia per eventi bellici nel settembre 1943”.
Alcuni avranno riposto sempre in quei faldoni una vecchia e ingiallita foto del loro congiunto con la bella divisa di fante o artiglierie di montagna della Divisione Acqui, o anche di marinaio, o carabiniere, o aviere o finanziere in bella posa sullo sfondo del mitico mare di Grecia. Altri, pochi altri, mantengono il ritratto del loro lontano congiunto in mostra sulle tavole della libreria in attesa di conoscere in maniera certa l’atroce destino che la guerra riservò al loro avo che non raramente portava lo stesso nome oltre che il cognome. E si chiedono: fu fucilato dai nazisti a Cefalonia, oppure affogò in mare a causa del siluramento ad opera degli alleati delle navi che lo trasportavano prigioniero in Germania o, ancora, è deceduto nei campi di prigionia sparsi in mezza Europa e particolarmente nell’Europa dell’Est? Una domanda che in migliaia di casi resta senza risposta nonostante i settant’anni e passa trascorsi. Si dovranno accontentare di sapere che, a Cefalonia come a Corfù e a Zacinto e nei diversi luoghi dove la furia della rappresaglia tedesca e l’ignavia degli alti comandi rifugiatisi a Brindisi dopo il cambio di alleati li colse, i loro cari morirono senza un perché indossando la loro divisa da italiani che in tanti seppero e vollero rispettare rifiutandosi di arrendersi e di consegnare le armi anche se scariche al feroce alleato di pochi giorni prima.
Oggi per quelli che non vogliono dimenticare, e noi fra questi, il ricordo deve andare a quei nostri connazionali lasciati morire senza colpa se non quella di aver creduto che la divisa per servire il loro Paese li ponesse al riparo dalla malvagità dei vigliacchi e dalla ferocia dei prepotenti.
(Franco Seccia, 22 settembre 2018)