Un popolare evento storico che si svolge l’ultimo sabato di settembre tra Firenze e Rufina, comune della Valdisieve dove si produce un vino Chianti tra i più pregiati.

È luogo comune che il nostro bel Paese sia così straordinariamente ricco di arte e cultura da essere unico. Ma chi è in grado di comprenderlo davvero? Sicuramente chi ne apprezza e coltiva le sue fantastiche tradizioni popolari, come quella che si svolge l’ultimo sabato di settembre. A cosa ci riferiamo? Diamo qualche indizio: il fulcro dell’iniziativa è un comune della Valdisieve che dista 25 chilometri da Firenze e dove si produce un vino Chianti così famoso che spesso, per metonimia, viene confuso con esso. Avete indovinato? Stiamo parlando di un evento storico che riguarda Rufina, zona enologica assai pregiata, e il suo tradizionale rapporto di rispetto con Firenze: il Carro Matto.

Sin dal tempo della Repubblica Fiorentina, l’ultima settimana di settembre era invalsa l’abitudine del “contado” di offrire il primo vino ai Priori della Città: il vino veniva messo in fiaschi (il tipico recipiente quattrocentesco di vetro soffiato a forma di pera e con il collo allungato, impagliato per preservarlo da urti e da escursioni termiche, capace di contenere due litri di vino) e poi trasportato su un unico carro trainato da “vacche”: dopo la benedizione, il vino era portato nel Palazzo della Signoria dove i Priori e il Gonfaloniere brindavano alla salute del popolo fiorentino. Anche oggi è stata rievocata questa tradizione rinascimentale, ora collocata nel contesto della festa del “Bacco artigiano”: partito da Piazza Duomo e dopo una sosta dinanzi la chiesa di S. Carlo dei Lombardi, il Carro Matto è sfilato per il centro di Firenze, adeguatamente scortato dal corteo storico, con il suo carico di migliaia di fiaschi di vino rosso (ovviamente Chianti Rufina) disposti a piramide con indicibile maestria, lasciando a bocca aperta le migliaia di turisti e residenti presenti, meravigliati da cotanta opera dell’ingegno artigianale e incuriositi per l’evento.

Qual è il segreto del successo che il Bacco artigiano, e in particolare il Carro Matto, dopo tanti anni riesce a riscuotere tra curiosi, turisti, residenti e istituzioni?  Lo abbiamo chiesto a Mario Giustini, rufinese doc da generazioni e vero e proprio ultras da curva sud della manifestazione.

Mario, da quando ti occupi del Carro Matto?

Per me questo è un appuntamento fisso da 28 anni: avevo 16 anni quando ho messo il mio primo fiasco e tirato la prima corda di canapa … come si dice noi “acqua alle funi!”

Un vero e proprio “enfant prodige”: sei figlio d’arte?

Sono figlio di artigiano, anche questa una forma di arte.

Cosa è che rende il Carro … “Matto”?

Si doveva trovare un nome alla “cesta” che identificasse il carro, allora durante la prima sfilata, vedendo come si muoveva in Piazza Duomo a Firenze, oscillando e balzellando, venne di dire “ma questo carro si muove come un matto”. Da quel giorno il carro di Rufina è il Carro Matto.

Ci puoi raccontare perché nasce questa tradizione che ora porta avanti il Comune di Rufina?

Il carro matto nasce dall’esigenza di avere un mezzo di trasporto per portare il vino, quando ancora non c’erano i camion. Poi nel 1975 durante il primo “Bacco artigiano”, che si tenne nella tenuta di Pomino dei Marchesi de Frescobaldi (Villa le Lame), un cantiniere di Rufina decise che l’anno successivo avrebbe rifatto il carro matto. Trovato un carro e piantata la segale a stelo lungo, erano pronti per montarlo, così nel 1976 la tradizione del carro matto è ricominciata ed è presente fino ad oggi al Bacco artigiano.

E come si può spiegare il fascino e l’attenzione che anche quest’anno ha riscosso?

Una tradizione di arte, di lavoro manuale … artigianato è la parola giusta che raccoglie la volontà, la passione, la dedizione che noi ci mettiamo ogni anno, e tutto questo dà vita ad una cesta che la gente ritiene essere un’affascinante creatura.

Quante persone collaborano per la realizzazione del Carro Matto?

Il gruppo è formato da 20 persone, più o meno giovani. Siamo un bel gruppo numeroso, il nostro “fare il carro” si svolge la sera dopo cena, e quindi fra mille problemi quotidiani non è facile esserci sempre tutti.

In concreto, come si svolge la sua preparazione?

A novembre dell’anno prima dobbiamo seminare la pianta di un cerale oramai non più utilizzato: la ségale a stelo lungo, che ci serve per le legature, Poi a giugno il taglio e la “pettinatura” dello stelo della segale, necessario per tenere insieme i colli dei fiaschi. Dalla fine di agosto inizia il lavoro vero e proprio per fare il carro, che ci occupa per almeno tre settimane. Gli intrecci dello spago, le legature, il posizionamento dei fiaschi, le corde di canapa…questi ed altri sono i nostri segreti, che custodiamo gelosamente.

Non ti chiediamo di svelare un segreto, però spiegaci qual è la difficoltà che incontrate e che forse non tutti riescono immediatamente a percepire limitandosi ad ammirare la bellezza del Carro.

La difficoltà sta nel tenere insieme su un unico carro ben 1225 fischi di vino da due litri: a ciò si provvede con una soluzione artigianalmente audace ed esteticamente perfetta che prevede – in estrema sintesi perché, come ho detto, non posso e non voglio scendere in particolari tecnici – complicatissimi intrecci di spaghi all’interno che via via sorreggono i piani dei fiaschi ed inneschi delle canne per sostenere il fiasco sporgente sovrastante.

Esiste una divisione dei compiti all’interno del gruppo? Insomma, ci sono delle specializzazioni?

Ognuno nel suo piccolo contribuisce al montaggio della cesta, sempre sotto l’occhio attento di noi “anziani”. 

Dove vi riunite per lavorare?

il comune di Rufina mette a disposizione un magazzino, adibito a queste iniziative

 Qual è il clima che vivete durante i vostri dopocena “matti”?

È un momento conviviale per stare insieme, ritrovarci, parlare di noi, del nostro lavoro e senza renderci conto passano le serate e il Carro Matto prende forma.

Qual è il complimento più bello che vi hanno fatto durante la sfilata?

Quando durante le sfilate nel nostro paese [Rufina, ndr] e a Firenze, persone anche più grandi di noi, ti guardano negli occhi e con stupore ti dicono: ma voi siete degli artisti?! Avete le mani “d’oro”, non smettete mai di farlo e insegnatelo a quelli più giovani. Queste sono frasi comuni e semplici ma che ci ripagano di tutto il lavoro e la fatica fatta.

E la critica che più vi ha fatto male?

Il solito personaggio che ignora, per non dire “ignorante”, dice: ma tutti gli anni lo fanno?! Chissà se uno dei suoi antenati lo faceva di lavoro…

Qual è la tua attività lavorativa?

Sono un artigiano, da generazione di padre in figlio dal 1860, fabbri nati e vissuti a Rufina, con un attaccamento al nostro paese, nel vivere e nelle sue tradizioni.

Ti sei mai detto (o ti hanno mai chiesto) “ma chi me lo fa fare”?

Assolutamente no, i sacrifici e la fatica ci vengono sempre ripagate dagli amministratori comunali e dai nostri concittadini, che ci accolgono durante la sfilata del carro con applausi o anche solo con un piccolo cenno con la testa.  Devo precisare che molti, lavorando al carro la sera dopo cena, escono coi i loro figli dopo cena e vengono a trovarci, passano con noi mezz’ora o poco più, facendo domande, talvolta le stesse dell’anno prima, ma a noi non interessa, conta solo che sono venute a salutarci e che si sono ricordate di noi che mandiamo avanti una tradizione della nostra comunità.

Questo vi fa molto onore, ma almeno alla fine della manifestazione c’è un momento di convivialità?

Certo! La domenica sera, a fine manifestazione, quando possiamo tirare un sospiro di sollievo e dire che la festa e la sfilata sono andate bene, ci si riunisce per brindare con un bel bicchiere di Chianti Rufina. Ognuno racconta gli aneddoti che sono avvenuti nel tempo durante la manifestazione, ricordando sempre i vecchi ricordi e i vecchi amici. Insomma, alla fine tra commenti e risate si brinda tutti insieme all’ottima riuscita del Bacco artigiano.

La festa del Bacco artigiano prosegue fino a domenica con altre iniziative eno-gastronomiche, culturali e religiose. Dove? A Rufina, ovviamente, che merita di essere visitata per scoprire la bellezza della villa Poggio Reale in compagnia delle aziende del consorzio Chianti Rufina.

Marco Mariani, 29 settembre 2018

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