Il primo di una serie di articoli di Marco Mariani dedicato a una realtà che si sta consolidando anche in Italia. I pro e i contro.

Il mese di ottobre è tradizionalmente quello in cui gli studenti neodiplomati scelgono l’ateneo nel quale compiere gli studi universitari. Si tratta di una scelta particolarmente importante per la propria formazione e che consente di acquisire un titolo e un biglietto da visita per il successivo ingresso nel mondo del lavoro. È una decisione che va compiuta con lungimiranza e senso di responsabilità, nella consapevolezza delle proprie capacità e attese, ma anche evitando dannosi velleitarismi.

Da oramai oltre venti anni le nuove tecnologie digitali si sono cominciate a diffondere in ogni casa grazie alla diffusione di massa del personal computer ed è inevitabile che soprattutto i “nativi digitali” trovino normale utilizzare internet e in genere gli strumenti digitali, sempre più evoluti, anche nel settore della formazione universitaria, che non poteva certo restare estranea al diffondersi dell’Information and Communications Technology (ICT).

L’e-learning è una metodologia di insegnamento e apprendimento che coinvolge sia il prodotto (ogni tipologia di contenuto o materiale disponibile in formato digitale per mezzo di supporti informatici o di rete) che il processo formativo (ossia la gestione dell’intero percorso didattico che riguarda l’erogazione, la fruizione, l’interazione e la valutazione).

Sin dal 1999 la Commissione Europea aveva elaborato un piano di azione volto ad approfittare dei cambiamenti provocati dalla società dell’informazione per perseguire l’obiettivo di favorire l’ingresso di ciascun cittadino nell’era digitale disponendo di un collegamento online. In altre parole la Commissione Europea sottolineava il valore fondamentale dell’e-learning all’interno della società dell’informazione che andava sempre più assumendo caratteri inevitabili.

All’estero le università che svolgono corsi in modalità telematiche sono abbastanza diffuse e contano esempi anche molto prestigiosi, come l’americano Massachussetts Institute of Technology (MIT), più volte considerato come il miglior ateneo del mondo. In Italia la nascita delle università telematiche risale al 2003, quando è stata prevista la facoltà degli atenei italiani di farsi accreditare dal Ministero dell’Università e della ricerca (MIUR) corsi di formazione a distanza. In tale spiraglio si sono inserite le nuove università telematiche. Nel 2013 è stato stabilito il divieto di istituire nuovi atenei telematici, oltre gli 11 già accreditati dal MIUR.

Dunque, da oramai 15 anni oltre alle università che svolgono corsi in presenza secondo modalità tradizionali (lezioni frontali in aula), il panorama universitario offre anche corsi che vengono erogati a distanza, in modalità e-learning, in modalità sincrona e asincrona). Le università cd. tradizionali sono abbastanza conosciute per le caratteristiche che le differenziano l’una dall’altra, mentre quelle telematiche sono in quanto tali talvolta accompagnate dal pregiudizio di non essere sufficientemente adeguate. Invece esse sono sia formalmente che sostanzialmente parificate a quelle tradizionali: è un dato oggettivo che – da un punto di vista formale – i titoli che rilasciano siano assolutamente identici a quelli delle altre università, e che il prestigio a l’adeguatezza della formazione dipendono da una serie di fattori (qualità del corpo docente, programmi di esame, disponibilità al dialogo, serietà delle modalità di verifica, etc) che sono esattamente i medesimi che si applicano alle università tradizionali. Inoltre, si rammenti che anche le 11 università telematiche riconosciute sono sottoposte ai controlli periodici di qualità dell’ANVUR.

Quali sono i pro e i contro di studiare on line? Certamente la modalità e-learning è ideale per chi abita lontano da una sede universitaria, per chi intende studiare pur avendo già un lavoro o vuole stare al passo con i tempi anche in questo settore. La modalità di frequenza a distanza consente di ottimizzare il tempo a disposizione perché le lezioni sono fruibili 24/7 (vale a dire tutti in giorni dell’anno, in qualunque ora del giorno o della notte) e senza alcun limite: dunque le lezioni più complesse possono essere ascoltate in più momenti e più volte stando comodamente davanti al proprio pc, tablet o anche telefonino. Di contro, il rischio che si corre è che le lezioni non siano sempre aggiornate e che manchi ogni rapporto con il corpo docente, che invece rappresenta uno degli aspetti di maggior opportunità per la crescita culturale di uno studente. Si sconta, in altre parole, una difficoltà a “vivere” l’università interagendo con docenti e con gli altri studenti. Proprio per questo, nelle università telematiche accanto alle tradizionali figure dei docenti e degli studenti si aggiunge quella del tutor online, che ha la funzione di stimolare e tenere sotto controllo i processi di apprendimento seguendo costantemente gli studenti.

Per la verità, la distinzione tra università “in presenza” e “telematiche” esiste, ma non in modo così marcato come si potrebbe a prima vista pensare. Infatti sono molte le università tradizionali in cui, sia per lo sfavorevole rapporto numerico tra docenti e discenti che per un approccio del corpo docente non orientato al dialogo, di fatto il contatto fisico è praticamente precluso. Poi, negli ultimi anni la gestione dell’iter didattico ha spesso dato rilevanza a strategie di progettazione didattica volta a coniugare metodi tradizionali in presenza con quelli tipici delle modalità online: in tali casi si parla di blended learning. Ma in ogni caso, sono oramai moltissime le università che hanno interamente telematizzato tutta l’attività dei servizi agli studenti (a cominciare da quelli di segreteria). Inoltre ci sono università non telematiche che comunque erogano didattica on line (in modalità sincrona), come ad esempio le università di Cagliari (laurea in Comunicazione), Milano (laurea in Sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche), Padova (scienze e tecniche psicologiche), Pisa (lingua e cultura italiana per stranieri), Roma La Sapienza (scienze psicologiche; Informatica), Roma 3 (Scienze dell’educazione), Torino (scienze dell’amministrazione; Amministrazione aziendale), Camerino (vari insegnamenti di quasi tutti i corsi). Dal canto loro, le università telematiche hanno adottato accorgimenti per rendere più partecipato e vivace il percorso universitario degli studenti, come ad esempio lo svolgimento di webinar e anche di attività in presenza in veri e propri campus. Di essi daremo conto nelle prossime puntate dedicate alla descrizione di ciascuna delle undici università telematiche riconosciute dal MIUR.

Questo l’elenco delle università telematiche legalmente riconosciute dal MIUR (tra parentesi la sede principale e il numero degli studenti iscritti risultanti dall’ultima rilevazione del MIUR nel settembre 2018):

  1. Niccolò Cusano (Roma, 22.432)

  2. Pegaso (Napoli, 22.115)

  3. Uninettuno (Roma, 10.772)

  4. Guglielmo Marconi (Roma, 9.776)

  5. E-Campus (Novedrate-Como, 9.167)

  6. San Raffaele (Roma, 3.109)

  7. Unitelma Sapienza (Roma, 2.329)

  8. Giustino Fortunato (Benevento, 797)

  9. Universitas Mercatorum (Roma, 335)

  10. IUL-Italian University Line (Firenze, 181)

  11. DAV-Leonardo da Vinci (Torrevecchia Teatina-Chieti, 159)

Come si vede, a fronte del numero considerevole di università telematiche non corrisponde una diffusione del numero degli iscritti: le prime due hanno un numero di studenti superiore alle rimanenti nove. E tutte insieme le 11 università telematiche hanno un numero di studenti comunque inferiore all’Università tradizionale più grande d’Italia (La Sapienza di Roma) con 100 mila studenti, e di poco superiore alla seconda Università italiana per numero di iscritti (Bologna, con 79 mila studenti). In assoluto, l’università telematica che riscuote maggior successo di iscrizioni (la Nicolò Cusano) si colloca solo al 29° posto tra le università. In definitiva, meno del 5% degli studenti universitari italiani frequenta uno degli 11 atenei telematici.

Riguardo alla tipologia dei corsi di laurea, le università telematiche offrono complessivamente 61 corsi di laurea triennali, 52 corsi di laurea magistrali e/o a ciclo unico e circa 270 tra master e corsi di perfezionamento. Dunque un’offerta formativa particolarmente ampia e variegata. Tra le lauree triennali le più frequenti sono quelle in ingegneria (ben 14 corsi, suddivisi tra ingegneria civile, informatica e gestionale), scienze psicologiche (9 corsi), economia e scienze dell’educazione (entrambe con 7 corsi). Tra le lauree magistrali primeggiano ingegneria (14 corsi), economia (8 corsi) e giurisprudenza (7 corsi in ciclo unico quinquennale).

I costi variano molto a seconda dell’università e del corso: sia va dai 1.900 ai 4500 euro. Dunque, mediamente più delle università statali, ma meno delle università private. Non sono previste esenzioni o riduzioni per fasce di reddito, ma molte università hanno convenzioni con enti e associazioni che consentono significative riduzioni alla retta.

Nei prossimi articoli si descrivono le principali caratteristiche degli 11 atenei telematici accreditati dal MIUR.

(continua)

Marco Mariani, 8 ottobre 2018

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