“Domestica”: l’idea di casa e la dimensione dell’abitare in mostra a Roma
Sabino de Nichilo, Yvonne Ekman, Riccardo Monachesi e Mara van Wees – quattro artisti diversi accomunati dall’utilizzo della ceramica come medium espressivo per la realizzazione di progetti scultorei e installativi – si incontrano nella cornice di una mostra collettiva curata da Francesco Paolo Del Re, con l’intento di intrecciare di un dialogo tra di loro, con il pubblico e con i suggestivi spazi del sito archeologico delle Case Romane del Celio che li ospita fino al 19 novembre 2018. La mostra – inaugurata giovedì scorso, 18 ottobre, si intitola“Domestica” ed è promossa da Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Società Cooperativa Spazio Libero.
Alla base del progetto, una riflessione sull’idea di casa e sugli spazi dell’abitare. La mostra si fa carico della memoria culturale e simbolica del luogo che la ospita e fa interloquire i lavori degli artisti con le antiche vestigia delle domus affrescate e con i luoghi legati al martirio dei Santi Giovanni e Paolo a cui è intitolata la basilica soprastante il sito romano. Attraverso sculture e le installazioni pensate e realizzate site specific, gli artisti si impegnano a intessere un discorso sull’abitare come luogo fisico, architettonico e allo stesso tempo come costrutto mentale. Mara van Wees scompone le architetture in alcune singole parti fondamentali, elementi costruttivi come il muro e la scala, a simboleggiare processi di separazione e unione. Altre suggestioni provengono invece dalle decorazioni pittoriche delle domus romane. Nell’intervento di Yvonne Ekman, l’area archeologica diventa così teatro di una vivace reinterpretazione dei voli degli uccelli effigiati negli affreschi, che sciamano dalla parete e vengono riletti in chiave geometrica.
Le abitudini della vita quotidiana, in particolare il momento conviviale del banchetto, suggeriscono inoltre stilemi da cui partire per elaborare un discorso artistico sul consumo, sullo scarto e sulla crapula, che nel lavoro di Sabino de Nichilo cerca nel caos dell’accumulo i moniti di una vanitas contemporanea. Infine, la stratigrafia del sito offre uno spunto ulteriore per elaborare le testimonianze cristiane che si sovrappongono alle vestigia romane, attraverso un’originale traduzione plastica operata da Riccardo Monachesi della dualità rappresentata dalla coppia di fratelli Giovanni e Paolo, sul cui racconto agiografico di testimonianza e martirio si costruisce la Basilica eponima. Facendo fiorire negli scavi papaveri rosso sangue.
La mostra è una sfida per gli artisti, che scelgono di intervenire site specific utilizzando i linguaggi della scultura e dell’installazione e calibrando gli interventi direttamente nello spazio che li ospita. E proprio lo spazio, scrigno di meraviglie schiuso per lo sguardo stupito dei visitatori, diventa parte dell’opera, lasciandosi abitare dagli artisti come un tempo era abitato dagli antichi proprietari e allo stesso tempo impregnando di echi profondi e significati ulteriori gli interventi installativi di Sabino de Nichilo, Yvonne Ekman, Riccardo Monachesi e Mara van Wees.
(com.unica, 21 ottobre 2018)