La conferenza sulla Libia a Palermo: strette di mano e diserzioni
Il premier Giuseppe Conte e l’inviato dell’Onu Ghassan Salamè chiudono la conferenza sul futuro della Libia confermando un nuovo summit agli inizi del 2019 e le elezioni in primavera, come pianificato dalla road map dell’Onu. Il generale Khalifa Haftar avrebbe garantito di non rovesciare il governo guidato da Fayez al-Serraj fino alle prossime elezioni, ma nonostante le strette di mano e le dichiarazioni ufficiali rimangono aperte le rivalità (Al Jazeera). Il generale ha confermato che avrebbe incontrato “il primo ministro italiano e gli altri ministri europei”, ma non gli esponenti delle altre delegazioni, con cui “non ho nulla a che fare”.
Il generale libico Khalifa Haftar ha lasciato Palermo prima della fine dei lavori. Anche la Turchia ha abbandonato il meeting, delusa dalla mancata convocazione, insieme al Qatar, a un incontro con il rivale Haftar e il presidente egiziano al Sisi (Repubblica).
“In Libia non rivendichiamo nessuna leadership sul piano economico, politico o altro”, ha detto Conte al termine del vertice, non abbiamo “secondi fini” e non “crediamo in soluzioni dall’alto. Lavoriamo per la stabilizzazione del Paese e abbiamo reso un servizio anche all’Europa”. Salamé ha confermato la road map dell’Onu: Palermo è servita per convocare una nuova conferenza in Libia agli inizi del 2019 e poter arrivare a elezioni in primavera.
(com.unica, 14 novembre 2018)