Fermate 14 persone per il rapimento della cooperante italiana in Kenya
La polizia ha fermato 14 persone per il rapimento di Silvia Romano, la volontaria italiana che si trovava in un villaggio sulla costa del Kenya per conto dell’ong italiana Africa Milele. Ci sono altri tre ricercati. Si aspetta un segnale dai rapitori: l’Italia sarebbe pronta a trattare, scrive il Corriere. In attesa di un segnale dai rapitori di Silvia Costanza Romano, la volontaria di 23 anni catturata martedì sera, la linea di Farnesina e intelligence è di battere ogni pista per cercare un contatto e avviare il negoziato. E questo serve anche ad escludere un eventuale blitz.
Silvia Romano è stata rapita l’altro ieri durante l’attacco di un gruppo armato nel villaggio di Chakame. La notizia è stata inizialmente fornita dal capo della polizia kenyota Joseph Boinnet, che ha parlato anche di cinque persone ferite, tra cui alcuni bambini, ma già le prime conferme giungono dalla Farnesina. Istruttrice di ginnastica artistica, sul suo profilo Facebook la ragazza racconta della sua esperienza di volontariato ad agosto con la ong Orphans’s Dreams, ong italiana nata nel 2017 che ha dato vita a un orfanotrofio nel villaggio di Likoni, in Kenya. Silvia aveva anche avviato una raccolta fondi online per ampliare questo orfanotrofio e, come scrive lei stessa, poter “accogliere un maggior numero di bambini che vivono attualmente nella discarica di Mombasa in condizioni estremamente pericolose per la loro salute. In questo modo, Orphan’s Dream potrebbe dare loro un futuro degno di essere chiamato tale”.
Testimoni parlano di tre aggressori armati di kalashnikov, il cui scopo, inizialmente, sembrava quello di rubare soldi. Silvia sarebbe stata rapita durante la fuga del gruppo e i primi sospetti si concentrano sugli islamisti somali shebab. “Gli assalitori vestivano alla maniera somala e parlavano in somalo” ha raccontato alla Reuters un testimone scampato all’attacco.L’attacco arriva dopo un periodo di relativa tregua nelle azioni di questi terroristi passati dall’affiliazione ad al Qaeda alla compagine Isis. Gli shebab avevano intensificato gli attentati sul territorio kenyano dopo l’offensiva militare lanciata da Nairobi in territorio somalo nell’ottobre 2011, mirata proprio contro gli Shebaab.
Non è la prima volta che gli Shebab prendono di mira un’area commerciale. Il gruppo nel 2013 aveva già firmato il sanguinoso attacco al Westgate Mall di Nairobi, provocando 6 vittime e 160 feriti in un sequestro fra i più lunghi, sanguinosi ed impressionanti mai compiuto da un gruppo terroristico. Ancora più efferata la strage compiuta due anni dopo nel campus universitario di Garissa con 150 studenti uccisi. Anche in conseguenza della reazione e dello sdegno provocato da quel gesto, i terroristi avevano successivamente dovuto fare i conti con un notevole numero di attacchi sul territorio somalo e lungo il confine con il Kenya da parte di unità delle forze speciali occidentali, americane ed inglesi, contro le loro basi e le loro enclavi. Ma a quanto pare la resa è ancora lontana.
com.unica, 23 novembre 2018