Giornalisti, avvocati, sportivi, dipendenti pubblici, sindacalisti, attivisti, produttori cinematografici. Sono questi i vincitori dell’edizione 2018 del premio CILD per le libertà civili. Persone che quotidianamente, nell’ambito delle proprie attività, contribuiscono alla promozione e alla protezione dei diritti umani nel nostro paese. 

Giunto alla sua quarta edizione, il Premio vuole contribuire a rafforzare la convinzione che il rispetto dei diritti umani sia uno degli elementi imprescindibile per una democrazia, aiutando il nostro Paese a riconoscere e valorizzare coloro che si impegnano per la loro affermazione in un momento decisivo per le libertà fondamentali. Tra questi ci sono gli avvocati del processo italiano al Plan Condor e l’avvocato Fabio Anselmo, giornalisti come Carola Frediani e Alessandro Leogrande, i giovani attivisti rom che diedero vita alla convention “Primavera Romanì” e Wajahat Abbas Kazmi con la sua campagna “Allah Loves Equality”, i volontari del Baobab e Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, gli sportivi Giorgio Minisini e Manila Flamini. A loro si aggiungeranno i vincitori di questo anno che verranno premiati a Milano il prossimo 4 dicembre durante il CILD Fest.

Ecco i vincitori di questa edizione

Giovane attivista. Iacopo Melio. Classe 1992 Iacopo Melio nel 2014 lancia la campagna “Vorrei prendere il treno”, con il quale pone all’attenzione del grande pubblico i diritti delle persone con disabilità che trovano costanti ostacoli nell’esercizio delle loro libertà civili. Questa campagna si rivela da subito innovativa ottenendo risalto mediatico tanto a livello nazionale quanto internazionale. Iacopo Melio, con “Vorrei prendere il treno” dimostra l’importanza della comunicazione come strumento sociale per far valere i propri diritti. Ma il suo impegno non si limita a questo tema. Infatti il suo attivismo guarda a tutti i diritti umani e civili, come dimostrano le sue partecipazioni a conferenza, assemblee, convegni, nonché i post che pubblica su facebook dove esprime posizioni nette anche sulla questione migranti attirando su di sé la critiche di decine di haters.

Attivista dell’anno. Aboubakar Soumahoro. Italiano nato in Costa D’Avorio è sindacalista dell’USB – Unione Sindacale di Base. E’ attivo nella lotta contro il caporalato e al fianco dei migranti sfruttati nelle campagne italiane. E’ tra i promotori delle mobilitazioni di questi lavoratori avvenute soprattutto in Calabria e in Puglia, dove recenti fatti di cronaca hanno portato alla luce questo sistema con maggiore evidenza. Tuttavia le sue lotte non sono solo al fianco di questi lavoratori ma, con lo slogan #Primaglisfruttati, riesce a mettere in risalto quanto sia fondamentale che italiani e stranieri combattano insieme per l’affermazione dei diritti sociali.

Dipendente pubblico. Maria Teresa Ninni. Maria Teresa oggi è educatrice nei servizi di Riduzione del Danno della ASL della città di Torino, attiva nel Drop in, nell’Unità di strada Can Go, nei progetti di Peer support per la distribuzione del naloxone e la prevenzione e la cura dell’epatite C. Maria Teresa non è però arrivata al servizio pubblico dopo il suo corso di studi, come tanti. La sua è una lunga carriera che ci parla di oltre venticinque anni di esperienza vissuti in prima persona per i diritti delle persone che usano droghe, con la fondazione di una delle poche associazioni che li rappresentano (l’Isola di Arran), la collaborazione come pari alla creazione di servizi innovativi negli anni ’90, l’organizzazione di decine di corsi di peer support che hanno consentito a centinaia di consumatori di attivarsi per la salute, l’inclusione, i diritti, la creazione del primo e più noto giornale di strada di consumatori (Polvere). E, ancora, l’attenzione alle reti nazionali e europee di promozione della RdD, l’azione per una riforma delle politiche sulle droghe. Fino a giungere a lavorare nel servizio pubblico dove, intrecciando il sapere dell’esperienza alle sue nuove competenze, è sempre al fianco di chi usa sostanze e chiede dignità. 

Avvocato. Nicola Canestrini. Avvocato penalista, Nicola Canestrini è da sempre impegnato nella tutela dei diritti fondamentali anche per i più deboli. Esperto di diritto internazionale al centro della sua attività c’è anche il tema dell’estradizione, soprattutto verso paesi dove i diritti umani sono più a rischio. Coordinatore del sito di informazione Canestrinilex, redattore della rivista dell’Associazione Giuristi Democratici “Diritto di Critica”, è attivista delle associazioni Giuristi Democratici Italiani e Avvocati per la Solidarietà. Fa parte della rete “Avvocati minacciati”, che a sua volta è parte di un network internazionale per la difesa dei diritti umani degli avvocati che sempre più spesso in diverse parti del mondo subiscono minacce, vengono arrestati o in alcuni casi uccisi per la loro attività.

Giornalista. Saverio Tommasi. Da ormai tanti anni, soprattutto con l’ausilio dei suoi video, Saverio Tommasi racconta storie di ordinarie violazioni dei diritti umani, così come avvengono nel nostro paese. Lo fa con filo narrativo fatto molto spesso di leggerezza e ironia. Riesce a raccogliere la viva voce dei protagonisti senza cedere alla retorica. Come scrive sul proprio sito il suo mestiere è vivere le storie, mostrare ciò che non si ha interesse a disvelare. Due cose che riesce a fare benissimo e che hanno un valore fondamentale in un’epoca storica dove gli stereotipi prendono il posto della conoscenza reciproca.

Sportivo. Sara Gama. Di padre congolese e madre italiana Sara Gama è capitano della Juventus e della nazionale italiana. Rappresenta al meglio la nuova Italia e le nuove generazioni di cittadini italiani. Mette se stessa e la sua notorietà al centro dell’impegno contro la discriminazione, dentro e fuori lo sport, attraverso l’adesione a campagne pubbliche di sensibilizzazione sul tema. Figura inoltre tra gli autori del libro “Che razza di calcio”, nel quale vengono raccolti episodi di ordinario razzismo dentro e fuori gli stadi, ma anche gli esempi virtuosi di integrazione e tolleranza. 

Media. Lucky Red e Cinema Undici. Case di produzione cinematografica, Lucky Red e Cinema Undici, hanno avuto il merito di produrre il film “Sulla mia pelle. Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”. Il film per settimane ha registrato il tutto esaurito nei cinema dove è stato proiettato e questo nonostante fosse stato contemporaneamente rilasciato anche sulla piattaforma Netflix. È diventato quasi un rito collettivo dal quale sono scaturiti incontri e dibattiti sugli abusi delle forze dell’ordine, inserendosi in quella tradizione di denuncia che è stata in molti casi tratto saliente del cinema italiano.

Alla Carriera. Franco Grillini. Franco Grillini è uno dei padri storici del movimento di liberazione omosessuale in Italia. Fin dai primi anni ’80 è stato protagonista di primissimo piano della battaglia per la conquista dei diritti civili e la lotta al pregiudizio e all’emarginazione sociale delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender di questo paese. Nel 1982 partecipa alla “conquista del Cassero”, il primo luogo in Italia dato a una associazione omosessuale da un ente pubblico, in quel caso il Comune di Bologna. E’ tra i fondatori di Arcigay, che guida come presidente dal 1987 al 1998, anni in cui si è speso senza sosta per informare correttamente su quella che veniva chiamata la “peste gay”, cercando di arginare lo stigma sociale da un lato e di sviluppare dall’altro lato una cultura della conoscenza e della prevenzione per ciò che riguarda l’HIV/AIDS. In anni in cui la stragrande maggioranza delle persone gay, lesbiche e bisessuali viveva in maniera nascosta, ha portato avanti con determinazione la lotta per la piena visibilità, mettendoci la faccia alla luce del sole soprattutto in programmi televisivi molto popolari, dove, al di fuori da contesti prettamente artistici, non si era mai vista una persona omosessuale parlare tranquillamente del proprio orientamento sessuale. Eletto a vari incarichi politici ha sempre saputo unire la sua attività politica alla lotta per l’uguaglianza, la visibilità e la piena dignità delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender di questo paese. 

Voce Collettiva. Casa Internazionale delle Donne. Da quasi 40 anni la Casa Internazionale delle Donne è impegnata per i diritti e le libertà delle donne. L’edificio che la ospita era un rudere abbandonato quando venne occupato divenendo sede del movimento femminista romano e non, spazio attivo e vitale e punto di riferimento per le donne. Oggi sono oltre quaranta le associazioni che la animano e offrono servizi gratuiti. Nonostante il ruolo fondamentale che la Casa ricopre, è a rischio sgombero. Uno sgombero che renderebbe più povera la città e l’intero Paese e più sole le donne che la abitano. 

com.unica, 30 novembre 2018

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