Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Occidente. Tra le ragioni, un non soddisfacente controllo dei fattori di rischio: ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, obesità, abitudine al fumo, sedentarietà. È importante quindi migliorare le strategie di prevenzione, cercando nuove modalità per informare la popolazione sull’argomento. Ed è quanto si è fatto con “Lavora con il cuore”, la campagna di sensibilizzazione e di valutazione del rischio cardiovascolare effettuata nel mondo del lavoro, ideata dalla Fondazione italiana per il cuore (FIpC) e realizzata in collaborazione con il Servizio prevenzione e protezione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Spp) di Roma, con la Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi (Sisa) sezione Lazio e con il patrocinio e in condivisione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. 
Il progetto, pubblicato sul Giornale italiano di arteriosclerosi, ha coinvolto 547 soggetti delle sedi romane del Ministero, di cui il 74% donne, e ha previsto una fase di informazione dei lavoratori, una visita medica, un rapido test ematico tramite prelievo di una goccia di sangue dal polpastrello, la consegna dei risultati dell’esame e il colloquio individuale con un medico, che ha fornito consigli su alimentazione e stile di vita da seguire per ridurre il rischio e, quando necessario, su eventuali interventi farmacologici.
“Dallo studio, che ha valutato la prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare utilizzando un programma computerizzato, è emersa una differenza statisticamente significativa tra i due generi, per lo più a sfavore degli uomini: se il colesterolo elevato è risultato più frequente nelle donne (64%) rispetto agli uomini (40%), obesi sono risultati il 16% degli uomini contro il 9% delle donne, con pressione arteriosa elevata il 33% degli uomini contro il 16% delle donne, con glicemia elevata il 7% degli uomini e il 3% delle donne”, spiega Roberto Volpe, medico del Cnr-Spp e responsabile dello studio. “Di conseguenza, quando si è andati a calcolare la percentuale di rischio di avere un evento cardiovascolare entro 10 anni, questo è risultato moderato nel 32% degli uomini rispetto all’8% delle donne ed elevato nel 9% negli uomini e solo nell’1% delle donne”.
Positivo il giudizio delle persone coinvolte nella campagna: il 98% dei lavoratori ha giudicato soddisfacente/molto soddisfacente l’iniziativa, affermando nell’82% dei casi che ha permesso di migliorare le conoscenze sui fattori di rischio cardiovascolare; il 97% ha dichiarato che sta tenendo conto dei consigli ricevuti. “Questi risultati confermano come nei luoghi di lavoro sia possibile, attraverso campagne ad hoc, individuare le persone con problemi cardiovascolari, responsabilizzarle nei confronti dei propri fattori di rischio, orientarle verso uno stile di vita migliore e, una volta in cura, garantire una loro migliore adesione terapeutica”, prosegue Volpe.
“La campagna rappresenta un esempio di politiche moderne di gestione del personale, volte a facilitare un rapporto di alleanza tra datore di lavoro e dipendenti, mettendo al centro il lavoratore e il suo stato di salute”, conclude Emanuela Folco, presidente della FIpC. 
Agire sui fattori di rischio e sulla prevenzione si traduce in un vantaggio per il datore di lavoro, ma anche per il dipendente, al quale vengono così garantite attività lavorativa e prospettive di carriera. L’esperimento condotto con successo al Ministero del lavoro può dunque costituire un valido esempio da seguire in altri ambiti professionali.

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