Nell’’ambito della mostra sul “Romanticismo” attualmente in corso alle Gallerie d’’Italia, nella sede di Piazza Scala di Milano, all’’interno della mostra stessa, è stata presentata alla stampa la grande rassegna che a partire dal 9 di febbraio si terrà a Forlì nel complesso museale di San Domenico dal titolo “Ottocento. L’’arte dell’’Italia tra Hayez e Segantini”. 

Alla presenza del coordinatore generale Gianfranco Brunelli e dei due curatori scientifici Fernando Mazzocca e Francesco Leone, Michele Coppola, Direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo ha messo in rapporto questa importante iniziativa ad una sinergia tra l’impegno culturale di Banca Intesa e della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ribadendo l’importanza di un percorso segnato dall’’attività del progetto cultura della stessa Banca in cui il dott. Brunelli e il prof. Mazzocca rivestono un ruolo determinante. 

Facendo riferimento a questa proficua collaborazione e ringraziando il prof. Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo e promotore del progetto cultura, Gianfranco Brunelli ha introdotto la mostra illustrandone lo spirito e gli intenti in relazione alla storia e al dibattito culturale degli anni presi in considerazione che vanno dall’’Unità d’Italia alla vigilia della Grande Guerra con riferimento particolare al 1911, anno in cui venne celebrato il Cinquantenario dell’’Unità.

Dopo aver sottolineato la difficoltà del processo unitario ha evocato i protagonisti della cultura letteraria, tra Carducci, Pascoli, D’Annunzio e Gozzano, come una preziosa chiave di lettura del complesso travaglio ideologico e culturale di anni tormentati.

Fernando Mazzocca ha illustrato il percorso della mostra sottolineando l’impegno che assieme all’altro curatore, Francesco Leone, è stato profuso nella scelta di opere esemplari tra pittura e scultura che hanno segnato le vicende dell’’arte italiana in questi anni di grandi cambiamenti in cui alla cultura e all’’arte stessa è stato affidato il difficile ma anche affascinante compito di unificare il Paese. Un Paese, che ancora profondamente diviso antropologicamente, economicamente e socialmente, ha avuto modo di riconoscersi in un’arte che ne ha rappresentato il passato ed è stata anche un formidabile strumento di riflessione sul presente.

Facendo riferimento alle dieci sezioni in cui è articolata la mostra è stata sottolineata la varietà dei generi tra la pittura storica e quella di denuncia sociale, le scene della vita moderna e il ritratto, la veduta e il paesaggio, declinati nelle forme e nei linguaggi più diversi, dagli artisti che sono stati individuati come protagonisti di questi cinquant’’anni di grande rinnovamento dell’’arte italiana.

Le due personalità scelte come punto di riferimento per l’inizio e la fine di questa avvincente parabola sono state Hayez, il primo e l’ultimo dei romantici celebrato da Mazzini come interprete dei destini della Nazione, e Segantini che nell’ultima parte del secolo ha proiettato in una dimensione internazionale una forte volontà di rinnovamento determinata non più dal confronto con la storia ma con il motivo universale del dialogo tra l’uomo e la natura e con l’ideale della maternità.

Rispetto ad una visione manichea della seconda metà dell’Ottocento italiano che divideva i “buoni” rappresentati dagli sperimentatori macchiaioli e divisionisti e i “cattivi” identificati nei pittori storici consacrati dall’’ufficialità la mostra propone una visione più innovativa e complessa in cui la forza del rinnovamento è vista sempre in stretta dialettica con la tradizione irrinunciabile per l’identità stessa dell’’arte italiana.

L’’esempio di Hayez rimane valido per tutto il secolo e dimostra la validità del genere storico sia per quanto riguarda i fatti del passato che quelli della storia più recente, quei fatti del Risorgimento che hanno accompagnato l’’esaltante epopea della nascita della Nazione. Sarà particolarmente entusiasmante per il pubblico questo viaggio immersivo nello spazio e nel tempo tra il passato e i luoghi e i volti del presente.

Capolavori dell’’arte cosiddetta ufficiale saranno posti in dialogo con le opere più sperimentali e sconcertanti proiettate nella modernità, capolavori difficilmente visibili come “La distruzione del Tempio di Gerusalemme” di Hayez, “I funerali di Britannico di Muzzioli”, “Lo staffato” di Fattori, “L’Alzaia” di Signorini, “La lettura sul mare” di Corcos, “Lo specchio della vita” di Pellizza da Volpedo e “Le due madri” di Segantini

Per i visitatori di oggi sarà particolarmente coinvolgente grazie alla presenza di opere esposte in quelle occasioni, proiettarsi nell’atmosfera delle grandi Esposizioni Nazionali che a partire da quella di Firenze del 1861 sino a quelle del 1911, tra Torino Firenze e Roma, hanno accompagnato e concluso il fascinante cammino di un’arte italiana alla ricerca dell’’identità e dell’’espressione di valori universali.

com.unica, 16 gennaio 2019

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