Dopo 35 giorni di blocco e crescenti preoccupazioni, Donald Trump ha posto temporaneamente fine allo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. Il presidente ha accettato di riaprire le attività federali per tre settimane, anche senza lo stanziamento di 5,7 miliardi che avrebbe voluto per la costruzione del muro, precisando però che “non si tratta di una concessione”; ha anche ringraziato per il loro lavoro i circa 800mila dipendenti federali che ora torneranno a ricevere lo stipendio (New York Times).

E ora la conta dei danni. Secondo S&P l’economia americana ha perso circa 6 miliardi a causa dello shutdown (Reuters); solo ieri mattina il blocco prolungato aveva causato disagi al traffico aereo, con molti voli fermi (Wall Street Journal). Sulla costruzione del muro Repubblicani e Democratici continueranno a cercare un compromesso, pena un nuovo blocco del governo a partire dal 15 febbraio. Trump non ha ancora messo in agenda l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione, ma la speaker democratica alla Camera Nancy Pelosi ha promesso che si farà (Bloomberg).

Roger Stone, ex storico consigliere di Donald Trump, è stato arrestato su indicazione del procuratore speciale Robert Mueller nell’ambito delle indagini sul Russiagate per sette capi d’imputazione tra cui ostruzione e false dichiarazioni. L’ex consigliere avrebbe contattato Wikileaks per ottenere il materiale hackerato dai computer del Comitato democratico e danneggiare così la campagna elettorale di Hillary Clinton (New York Times). Stone, che è stato rilasciato dopo aver pagato una cauzione da 250 mila dollari, rigetta tutte le accuse e non testimonierà contro Trump.

com.unica, 26 gennaio 2019

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