È stata inaugurata il 31 gennaio al Museo Pushkin di Mosca, alla presenza della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e della vice premier con delega alla Cultura della Federazione Russa Olga Golodets, la mostra “Artemisia Gentileschi e i contemporanei“, anticipazione di una ben più grande mostra sulla collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte in programma nel 2020 sempre al Museo Pushkin, che darà modo al pubblico russo di conoscere, in maniera approfondita, una delle più grandi collezioni dell’arte italiana.

Sino al 31 marzo saranno esposte tre straordinarie opere della prima metà del Seicento del Museo di Capodimonte: Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, Angelo con dadi e tunica di Simon Vouet e Sant’Agata di Francesco Guarino, in dialogo con cinque tele dei grandi contemporanei di Artemisia dalla collezione del Museo Pushkin: San Sebastiano e Allegoria della Fede di Guercino, Sacra Famiglia con San Giovannino e Santa Elisabetta di Simone Cantarini, Giuseppe e la moglie di Putifarre e L’Adorazione dei pastori di Guido Reni. La mostra, organizzata per la parte italiana da MondoMostre e patrocinata dall’Ambasciata d’Italia a Mosca, è curata da Vittoria Markova, vicedirettrice per le attività scientifiche e capo del Dipartimento della pittura italiana del Pushkin, ed è accompagnata da un catalogo con saggi di James Anno, PhD Curatorial Fellow degli American Friends of Capodimonte. Le opere in mostra permettono, ognuna a suo modo, di scoprire quale fu l’influenza profonda che ebbe lo stile di Caravaggio in quest’epoca. Allo stesso tempo le opere raccontano la diversità delle scuole frequentate dagli artisti presenti in questa esposizione, in un confronto e rimando continuo: scuola napoletana dell’epoca barocca – caravaggismo e accademismo (classicismo).

È molto probabile che i due viaggi di Caravaggio (1606–1607; 1609–1610) abbiano avuto un impatto decisivo sull’arte napoletana con l’inizio di una nuova e splendida era del naturalismo napoletano. Le nuove idee di Caravaggio, nonostante non avesse allievi, hanno cominciato infatti a diffondersi velocemente proprio dopo la sua fuga da Roma nel 1606, e non solo in Italia, ma anche in altri Paesi. Così nacque il movimento che più tardi è stato definito caravaggismo. In particolare, nell’opera “Giuditta e Oloferne”, la più famosa di Artemisia Gentileschi, è evidente il suo legame con il caravaggismo. Nonostante Artemisia avesse solo 20 anni, al momento della creazione dell’opera, il suo talento era già formato grazie alla frequentazione della bottega dal padre, Orazio Gentileschi, noto pittore caravaggesco. Questa preziosa esposizione con opere appartenenti alla Collezione del Museo e Reale Bosco di Capodimonte è significativa, non solo per l’importanza delle tele esposte, ma anche per il confronto che avrà con quelle delle collezioni del Museo Pushkin, creando un racconto che esprimerà la sensibilità e le radici comuni delle due culture. Questa esposizione permette di mostrare i momenti chiave dello sviluppo della pittura italiana del Seicento e le differenze stilistiche di diversi pittori attivi nell’epoca barocca. 

com.unica, 6 febbraio 2019

*Nell’immagine in alto: “Giuditta e Oloferne” (1613) di Artemisia Gentileschi. Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte.

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