[ACCADDE OGGI]

John Demjanjuk, alias Ivan Demjanjuk, alias Ivan il Terribile, militare ucraino, agente speciale delle SS addetto ai forni crematori del campo di sterminio di Sobibor e Treblinka, naturalizzato americano statunitense, privato delle cittadinanza americana poi riottenuta poi ritolta, ritenuto colpevole di crimini contro l’umanità, condannato a morte in Israele e poi scagionato, riprocessato in Germania e condannato a cinque anni di prigione quando aveva quasi novant’anni e perciò condanna mai scontata per morta sopraggiunta.

Una storia incredibile fatta di carte bollate iniziata il 16 febbraio 1987 a Gerusalemme dinanzi alla Corte di Giustizia israeliana. Una storia che si intreccia con il clima della guerra fredda del dopoguerra e che si riapre con tutto il peso di quelle tragedie quando alle migliaia di pagine processuali si aggiungeranno i carteggi del KGB e della fu Unione Sovietica.

Fu veramente lui l’atroce e terribile Ivan che manuteneva le turbine per erogare il gas dello sterminio ebraico in quei maledetti campi? E perché si trovò in tasca un passaporto statunitense che lo dichiarava cittadino di quel paese in una tranquilla cittadina dello Ohio, operaio di una fabbrica della Ford? Domande che tutt’ora aspettano risposte.

Per le cronache di quei processi, nonostante le decine e decine di testimonianze di ebrei sopravvissuti a quell’infame crimine che riconobbero in Demjanjuk “l’Ivan il terribile, le carte non più segrete del KGB documentarono che il vero e tremendo Ivan si chiamava Marchenko. La verità fu sepolta in Germania dentro la bara con il corpo del novantaduenne John Demjanjuk. Una verità che difficilmente potrà vedere la luce fin quando la Giustizia non sarà separata dalla politica e dai pregiudizi ideologici.

(Franco Seccia/com.unica, 16 febbraio 2019)

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