L’emigrazione italiana a Wolfsburg
Si è inaugurata il 15 febbraio a Settimo Torinese presso l’Ecomuseo del Freidano la mostra organizzata dalla Fondazione ECM e dal cav. Rocco Artale dal titolo “L’Italia negli occhi”. La mostra espone documenti e fotografie inerenti la presenza italiana nella città della Volkswagen nonché una pregevole raccolta di opere pittoriche dell’artista Morena Antonucci sul tema dell’emigrazione ed esposte per la prima volta in Italia (le opere sono patrimonio della città di Wolfsburg).
Ha introdotto e moderato la presentazione il dott. Gabriele D’Amico, ricercatore presso l’Università di Berlino, spiegando ciò che lo ha spinto, insieme a Rocco Artale, a realizzare la mostra: il fatto che noi italiani poco conosciamo le storie degli italiani all’estero. Da questa constatazione è nata l’idea di esporre lo sviluppo della vasta comunità italiana di Wolfsburg e, inoltre, di riflettere sulle differenze e similitudini tra l’emigrazione degli anni ’60 e quella attuale che vede di nuovo molti giovani andar via dall’Italia.
Rocco Artale, cittadino onorario di Wolfsburg e presidente della locale associazione degli abruzzesi, ha ripercorso le difficoltà e la profonda precarietà con cui gli emigranti dell’epoca si dovettero confrontare. Ha ricordato come spesso vi fossero vaghissime idee sul luogo verso cui ci si dirigeva, non si conosceva la lingua né i tedeschi conoscevano i nuovi arrivati: negli anni ’60 la xenofobia era moneta corrente contro gli italiani (soprannominati dispregiativamente “i Badoglio”), ma questa rappresentava anche uno stimolo in più per farsi accettare e per superare le barriere culturali. Lungi da ripiegarsi in se stessa la comunità italiana si è sempre più impegnata nel sociale e si è aperta alla “contaminazione” con la cultura germanica. In tal modo più tardi, con la seconda generazione tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, l’integrazione è realmente iniziata anche, e soprattutto, tramite la scuola. A partire da allora gli italiani sono definitivamente accettati e ora, con la terza generazione, si può parlare di completa assimilazione nella società tedesca. Il percorso ricordato da Artale è stato lungo e faticoso, talvolta doloroso, ma ha dato i suoi bei frutti. Questa esperienza di emigrazione lo ha condotto a esprimere tutto il suo rammarico e la sua preoccupazione per atteggiamenti in cui lo straniero, il migrante è visto sempre e solo come un nemico: per lui, a partire dal proprio vissuto, non è possibile comportarsi verso chi abbandona la propria casa, certo non per divertimento, con atteggiamenti discriminatori. Anche per questo motivo organizzare una mostra sull’emigrazione italiana con documenti del tempo è importante; attraverso di essa si possono comprendere meglio i problemi del presente.
Morena Antonucci ha descritto le sue opere pittoriche a partire dalla sua esperienza di figlia di emigranti sottolineando come da un punto di partenza caratterizzato dal buio di sentimenti talvolta tetri sia possibile emergere, e l’emigrazione può fare anche questo, a sentimenti più positivi. Le opere così si sviluppano in varie tele che scelgono di evidenziare la luce come momento di sincerità, empatia, intesa. L’emigrazione può anche essere motore di comportamenti e sviluppi non necessariamente negativi e colpisce come alcune tele dialoghino con alcune fotografie esposte, quasi che il sorriso (se non il riso) possa diventare cifra di un ritrovato calore umano a migliaia di chilometri di distanza dalla propria terra.
Hanno portato i propri saluti il Sindaco di Settimo Torinese, Fabrizio Puppo, che ha invitato tutti a riflettere sulle questioni dell’accoglienza e l’Assessore alla Cultura, Luca Rivoira che ha fatto notare come integrazione e accoglienza siano fortemente presenti nella tradizione culturale di Settimo Torinese. Il presidente della “Famiglia abruzzese e molisana in Piemonte e Valle d’Aosta”, dott. Carlo di Giambattista, ha portato i saluti della sua associazione ricordando come proprio l’Italia è terra che nel corso dei secoli ha visto popoli talvolta molto diversi installarsi all’interno dei suoi confini e che più di molte altre ha visto i tratti fondamentali della propria popolazione profondamente influenzati da genti straniere. Il presidente della Fondazione ECM ed ex Sindaco della città ospitante, dott. Aldo Corgiat, ha ricordato come l’emigrazione sia stata fondamentale e, soprattutto, motore di sviluppo per Settimo Torinese. Così come gli italiani hanno contribuito in modo determinante al miracolo economico tedesco, lo stesso può dirsi per l’esperienza settimese; in varie ondate provenienti prima dalla campagna piemontese, poi dal Veneto e infine dal Meridione d’Italia i flussi migratori hanno trasformato quello che era un piccolo borgo in una moderna cittadina industriale. Corgiat ha così invitato a riflettere sul valore del lavoro come momento di crescita individuale e collettiva, non avulso dal tema del conflitto e, proprio per questo, motore dello sviluppo della società essendo la mostra sugli italiani a Wolfsburg anche una bella e importante riflessione sul tema del lavoro.
Nicola F. Pomponio, com.unica 17 febbraio 2019