Valutare la rigidità di un oggetto, determinare i dettagli della sua forma, pianificare l’interazione combinando in modo flessibile il controllo della forza e della posizione. Un compito assai difficile per un robot. Il corpo umano risolve il problema con un complicato sistema di sensori distribuiti nella pelle, articolazioni, muscoli e tendini. Negli ultimi anni, i dispositivi robotici che interagiscono con oggetti delicati sono diventati onnipresenti in molte applicazioni, come la riabilitazione robotica, la chirurgia assistita da robot, i robot umanoidi. Tuttavia, la maggior parte di queste tecnologie robotiche e ibride hanno capacità somato-sensoriali povere o completamente mancanti e si basano prevalentemente sulla visione.

Ricercatori italiani e israeliani studiano assieme come migliorare queste tecnologie nel laboratorio congiunto “Artificial somatosensation for humans and humanoids”: si punta a sviluppare dispositivi bionici robot umanoidi. Tecnologie che, si auspica, potranno essere trasferite alle industrie del settore dei due Paesi, per migliorare la loro competitività nei mercati europei e globali. 

Il laboratorio, coordinato da Maura Casadio dell’Università di Genova e dalla ricercatrice Nisky Ilana della Ben Gurion University, coinvolge molti giovani e punta anche a formare la prossima generazione di scienziati e ingegneri biorobotici.

La collaborazione, finanziata dal Ministero della Scienza e della Tecnologia israeliano (MOST), si iscrive nell’ambito dell’Accordo di cooperazione per la ricerca scientifica, tecnologica e industriale tra Italia e Israele (2002), che rappresenta il più importante programma di partenariato scientifico bilaterale promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

com.unica, 24 febbraio 2019

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