Dal 1° marzo al 1° settembre 2019 i manufatti tipici del centro agricolo dell’oristanese, ripensati attraverso le diverse indicazioni del design contemporaneo, saranno ospitati nell’ambito dell’esposizione “Broken Nature”.

IN TRIENNALE CON GLI ARTIGIANI DELL’INTRECCIO

C’è voluto un mese di lavoro e di incontri tra artigiani e designer per realizzare i prototipi da esporre alla XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano: cestini i cui inserti in tessuto sono stati colorati con i pigmenti delle alghe, rivestimenti per le bottiglie, contenitori realizzati con la tecnica dell’intreccio maschile in olivastro e canne, manufatti intrecciati con la fuscella.

MEDSEA E L’INTRECCIO A SAN VERO

L’iniziativa nasce dal progetto della Fondazione MEDSEA “Women weaving for wetlands”, avviato a San Vero Milis con la collaborazione dell’amministrazione comunale e finalizzato alla valorizzazione dell’arte dell’intreccio. L’obiettivo è quello di promuovere la formazione di nuovi artigiani e, attraverso la costituzione di una cooperativa, trasformare un’attività che fatica a sopravvivere in opportunità professionale. Il contributo della Fondazione LUMA ha lo scopo di indirizzare gli operatori sul territorio verso le nuove frontiere del design. Nel gennaio scorso Henriette Waal, direttrice dell’Atelier Luma che ha base ad Arles, e la designer Ines Bressand hanno visitato San Vero e i laboratori artigiani, insieme al team di MEDSEA e agli amministratori locali, per il primo “esperimento” di collaborazione tra le artigiane sanveresi e una designer internazionale.

ll lavoro di squadra ha portato alla creazione dei prototipi per la Triennale a Milano

L’iniziativa, che MEDSEA sta sviluppando insieme a Luma, si inserisce nel contesto più ampio del progetto Maristanis per la tutela e lo sviluppo sostenibile delle zone umide, declinata nelle sue possibili espressioni artistiche.

I PROTAGONISTI

Elisabetta e Giovanna lavorano a fuscelle, cesti, corbule. Annarita è invece esperta nel rivestimento delle bottiglie mentre Gianni si occupa di intreccio più tradizionalmente maschile. Utilizzano le erbe palustri sull’ordito avvolto a spirale (costituito da sessini per i cestini e dal più resistente giunco per corbule e canestri). Nei cestini, di forma diversa a seconda dell’uso cui sono destinati, vengono realizzati disegni con l’intreccio di pagliola colorata prevalentemente in rosso, nero, blu o verde. Tipico di San Vero Milis, infine, è l’uso dell’intreccio per rivestire oggetti quali bottiglie, bicchieri e altri recipienti. Con le indicazioni dei designer di Luma, gli artigiani hanno lavorato a nuovi progetti e al prototipo per la Triennale, un oggetto realizzato secondo tradizione ma seguendo nuovi canoni espressivi.

LA CORNICE DI RIFERIMENTO

La presenza dell’arte dell’intreccio alla Triennale è un’iniziativa che si sviluppa nell’ambito della piattaforma transnazionale “Algae Geographies”, avviata dalla Fondazione LUMA con la collaborazione – per la Sardegna – della Fondazione MEDSEA. Al centro del progetto la ricerca di nuovi valori per le zone umide come incubatrici di biomateriali coltivati localmente. “Algae Geographies” attinge alle connessioni inesplorate tra i biomateriali locali e gli utenti, i produttori e i metodi di produzione ad essi associati. Combinando design e biologia, la piattaforma propone nuovi modelli per la produzione circolare attraverso la fabbricazione bio e decentrata. Allo stesso tempo, diventa un aggregatore di conoscenze, studiando la varietà delle risorse locali e rinnovabili nelle zone umide del Mediterraneo e collegandosi con gli agricoltori e gli istituti algali locali.

BROKEN NATURE”: LA MOSTRA

Gli oggetti esposti mostrano l’ampia gamma di esplorazioni consentite dalla piattaforma di ricerca: oggetti domestici in microalghe e biopolimeri stampati in 3D; tessuti tinti e stampati con pigmenti di alghe; biolaminati con polimeri a base di alghe e amido; cestini ibridi che combinano la stampa e la tessitura a mano in 3D e oggetti tessuti a mano con fibre di zone umide tra cui le alghe. Essi attingono agli archivi culturali dei diversi luoghi in cui sono stati prodotti – Arles, Il Cairo, Istanbul, Sardegna – e sfidano i preconcetti con cui valutiamo i materiali e le tecniche di produzione.

OPERE CHE DIALOGANO IN MOSTRA

La mostra comprende una selezione di un centinaio di progetti degli ultimi tre decenni, esempi di design, architettura e arte ricostituente di caratura mondiale. Tra di essi, “Broken Nature” ospita pietre miliari come l’Hippo Roller di Pettie Petzer e Johan Jonker, il progetto residenziale Quinta Monroy di Elemental, le 100 sedie in 100 giorni di Martino Gamper, ed Eyewriter low-cost di Zach Lieberman (e altri), un sistema open source di tracciamento oculare. Per la prima volta vengono inseriti in un unico dialogo e in un unico spazio, svelando il potenziale del design come catalizzatore di cambiamenti sociali e comportamentali.


LA FONDAZIONE MEDSEA. La Mediterranean Sea and Coast Foundation (MEDSEA) è un’organizzazione no-profit creata con atto pubblico l’8 maggio 2015 a Cagliari. L’idea originaria della Fondazione nasce da un gruppo di persone coinvolte nel processo di sviluppo sostenibile del Mediterraneo da oltre 15 anni. MEDSEA ha come obiettivo la tutela delle aree marine e degli ecosistemi costieri e la conservazione del patrimonio culturale, secondo i principi dello sviluppo sostenibile, dell’Ecosystem Based Approach e dell’Integrated Coastal Zone Management della Convenzione di Barcellona.

LA FONDAZIONE LUMA. LUMA Foundation è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2004 con sede a Zurigo. Supporta le attività di artisti contemporanei indipendenti e di altri pionieri che operano nel campo dell’arte, della fotografia, dell’editoria, del documentario e del multimedia. LUMA promuove progetti artistici con un particolare interesse per l’ambiente, i diritti umani, la cultura.

com.unica, 28 febbraio 2019

* Credits: “Atelier Luma icw Is Fainas co-op, supported by MEDSEA Foundation and Luma Arles” 

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