Verrà presentato oggi, 25 marzo, alle 18.00 nella Biblioteca del museo Madre, il volume “Bruno Munari. I colori della luce” (Gangemi Editore, 2019), catalogo dell’omonima mostra inaugurata presso il Museo Plart il 29 novembre 2018 e prodotta dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI. Interverranno, con la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Laura Valente, il Direttore del museo Madre Andrea Viliani e la Presidente della Fondazione Plart Maria Pia Incutti, i curatori della mostra e del volume, Miroslava Hajek e Marcello Francolini.

Progetto XXI è la piattaforma della Fondazione Donnaregina che, dal 2012, si propone di esplorare la produzione artistica emergente e di analizzare l’eredità delle ricerche degli ultimi decenni, contribuendo alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee basato sulla collaborazione e l’interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in regione Campania.

Il volume ripercorre, in tre sessioni fra loro connesse, la mostra presentata al Plart, che ha analizzato uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata, realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui l’artista porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera.

Dopo le introduzioni di Maria Pia Incutti, Laura Valente e Andrea Viliani, segue un testo della curatrice scientifica del Plart, Cecilia Cecchini, che contestualizza la mostra nell’ambito delle attività di ricerca ed espositive della Fondazione Plart.

La prima sessione del catalogo, intitolata “Da un passato futurista a un futuro programmato”, contiene gli interventi critici dei due curatori, che inquadrano l’origine del pensiero munariano, tra avanguardia futurista (dal polimaterismo al tattilismo) e arte programmata, al cui statuto l’artista giunge proprio attraverso le proiezioni di luce che rappresentano il punto più alto della sua sperimentazione, ponendosi come ponte tra la meccanica e l’elettronica. Le fotografie realizzate da Luciano Romano documentano le opere esposte e l’allestimento progettato da Mario Coppola. Segue una seconda sessione curata dal Laboratorio di ricerca e conservazione del Plart e corredata da un articolato apparato iconografico e documentativo, dedicata alla “Digitalizzazione delle Proiezioni a luce polarizzata”. Sono presentati i risultati del puntuale lavoro di transfer mediale effettuato, che ha risposto sia ad esigenze espositive sia ad esigenze conservative. Se la mostra ha, infatti, consentito al pubblico di conoscere e approfondire le Proiezioni, l’intervento di duplicazione dei vetrini ha costituito una tecnica non invasiva di conservazione, contribuendo a preservare le opere e l’informazione estetica in esse veicolata.

Conclude il catalogo la terza sessione, “Testimonianze”, che include testi di Giuseppe Morra, Direttore del Museo Hermann Nitsch, e di Giuseppe Furlanis, Direttore dell’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Firenze. Al primo è affidato il racconto dell’esperienza della mostra Sculture nella città (1990), durante la quale una selezione di opere in metallo di grandi dimensioni realizzate da Munari è stata esposta sul lungomare e in altri luoghi di Napoli. Nella sua testimonianza Furlanis qualifica Munari come “poeta della semplicità”, rivolgendo particolare attenzione al suo metodo di ricerca e all’aspetto pedagogico della sua pratica artistica.

Un progetto editoriale che, come la mostra da cui origina, offre una rilettura poliedrica dell’opera di Munari, focalizzandosi su opere che hanno sfidato la storia e la critica d’arte, rimanendone ai margini in attesa di una loro ponderata rivalutazione. 

com.unica, 25 marzo 2019

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