Si è celebrato il 2 maggio in tutta Israele il giorno della Shoah, in ricordo dei 6 milioni di ebrei sterminati dai tedeschi. Cerimonie si sono svolte a Yad Vashem, al kibbuz Yad Mordechai, al kibbuz Lohame’ Haghettaot e nel campo di concentramento ad Auschwitz. Anche la collettività italiana da diversi anni organizza in questa giornata delle cerimonie, imperniate sopra tutto alla lettura dei nomi di coloro che sono stati deportati dall’Italia e non hanno fatto ritorno. La cerimonia centrale si è svolta nella Sinagoga italiana di Conegliano Veneto a Gerusalemme. Ha presenziato l’Ambasciatore d’Italia Luigi Benedetti, e anche il Console Generale a Gerusalemme Fabio Sokolovitz.

Quest’anno la cerimonia è stata fatta da figlie e nipoti di italiani, tutte dell’età, sotto la regia di Cecilia Nizza, di cui riportiamo l’introduzione: “Quello che mi ha spinto a riprendere in mano l’organizzazione del programma per Yom Ha-Shoah velaGevurà, Giorno della distruzione e dell’eroismo, è stata l’idea di coinvolgere le ragazze che stanno entrando nella loro maggiorità religiosa, o che l’hanno fatta da poco. Se diventare bat-mitzvà significa assumere la consapevolezza dei propri doveri di ebreo, ho pensato che tra questi ci sia per loro anche quello della trasmissione della memoria, così come ci insegna il passo della hagadà di Pesach che abbiamo appena recitato: “In ogni generazione ciascuno ha il dovere di considerare se stesso come se fosse uscito dall’Egitto”.

Qualcuno ha detto che le ragazze sono troppo giovani per affrontare un argomento così tragico. Penso invece che esse abbiano la fortuna di avere ancora nonne e nonni con ricordi di esperienze vissute personalmente o raccontate dai loro genitori. È un primo passo per la comprensione di questa immane tragedia cui naturalmente dovrà seguire poi la conoscenza della storia, del contesto, dell’ideologia in cui è maturata. Quest’anno c’è stata una significativa concomitanza di date. Mentre ancora festeggiavamo Pesah, festa della liberazione dall’Egitto, cadeva il 25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo. Quasi un richiamo a considerare la libertà come valore supremo.

Eppure, come succede ormai da qualche anno a questa parte purtroppo, nei cortei di varie città italiane, si è assistito a manifestazioni di odio antisemita, mascherato da antisionismo, contro la Brigata Ebraica, la formazione composta da sionisti che, arruolatisi volontari nell’Esercito Britannico nella Palestina mandataria, contribuirono alla liberazione dell’Italia. Non si sente mai invece una parola sul Gran Muftì di Gerusalemme, la massima autorità religiosa araba, alleato di Hitler e promotore di una divisione Waffen SS bosniaca, responsabile di immani stragi. Il risorgere dell’antisemitismo nelle sue diverse forme significa che qualcosa nel modo di ricordare del mondo non ha funzionato. Ma le nostre ragazze sono qui con queste parole, che suonano come una promessa. Noi, seconda, terza, quarta generazione ricorderemo e non dimenticheremo i crimini del passato e veglieremo sulla casa e sullo stato e non consentiremo il ripetersi di questo destino crudele”.

Presenti alla cerimonia diversi componenti la collettività italiana e tra questi il Presidente della Hevra’ Sergio Della Pergola, il Presidente del Fondo Anziani Italiani Bisognosi Bruno di Cori, il Presidente del Comites Gerusalemme Beniamino Lazar. 

com.unica, 4 maggio 2019

Condividi con