L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica
La mostra “L’Italia del Rinascimento. Lo splendore della maiolica“, allestita nella Sala del Senato di Palazzo Madama a Torino dal 13 giugno scorso e sino al 14 ottobre, presenta un insieme eccezionale di maioliche rinascimentali prodotte dalle più prestigiose manifatture italiane, riunendo per la prima volta oltre 200 capolavori provenienti da collezioni private tra le più importanti al mondo e dalle raccolte di Palazzo Madama.
L’affascinante storia della maiolica italiana nella sua età dell’oro, dalla metà del 1400 alla seconda metà del 1500, viene narrata a Torino da un curatore d’eccezione, lo storico dell’arte Timothy Wilson, in collaborazione con Cristina Maritano, conservatore di Palazzo Madama per le Arti decorative. Wilson, attualmente conservatore onorario dell’Ashmolean Museum di Oxford, è tra i massimi esperti di maiolica del Rinascimento e a lui si devono i cataloghi sistematici delle raccolte del British Museum di Londra, del Metropolitan Museum di New York, della National Gallery di Victoria in Australia e dell’Ashmolean Museum di Oxford.
La mostra si apre in Camera delle Guardie con una grande vetrina, che evoca il mobile protagonista della sala da pranzo rinascimentale, la credenza, dove le raffinate maioliche erano esposte sia per essere ammirate sia per servire all’apparecchiatura della tavola.
Si entra poi nella Sala del Senato dove il percorso si snoda attraverso i principali centri produttori di maiolica in Italia, come Deruta, Faenza, Urbino, Gubbio, Venezia, Castelli e Torino, e si sofferma sulle caratteristiche della decorazione e sui principali artisti, tra i quali Nicola da Urbino e Francesco Xanto Avelli.
La mostra prosegue illustrando l’ampia varietà di temi riprodotti sulla maiolica istoriata, che, oltre ai soggetti religiosi, vede riccamente rappresentati soggetti profani, tratti dalla storia antica e dalla mitologia, o riguardanti la vita affettiva, come i temi amorosi, o lo status sociale dei committenti, come i servizi araldici. Le fonti grafiche di questa pittura di storie derivano dai repertori di incisioni che circolavano nelle botteghe dei maiolicari e che erano il tramite per riprodurre su scala ridotta e per una visione domestica le più celebri invenzioni dei grandi pittori dell’epoca. Tra il 1400 e il 1500 si amplia e si differenzia l’uso delle maioliche nella vita sociale. Nell’arredamento della casa italiana, in particolare nelle residenze di campagna, le maioliche istoriate venivano esposte sulle credenze ma anche usate sulle tavole e potevano essere offerte come doni in occasioni quali il matrimonio e la nascita. Piccole sculture, che talvolta mascheravano la funzione di calamai o fontane, erano usate a scopo decorativo negli interni privati. Particolarmente fiorente divenne l’uso della maiolica nei corredi da farmacia, commissionati in genere da istituzioni religiose.
Il percorso si conclude con una serie di capolavori, collocati in singole vetrine: una coppia di albarelli di Domenigo da Venezia, un grande rinfrescatoio di Urbino e la brocca in porcellana medicea di Palazzo Madama, eccezionale esemplare della prima imitazione europea della porcellana cinese, realizzato da maiolicari di Urbino che lavoravano a Firenze alla corte di Francesco I de’ Medici.
La maiolica è tra le poche forme d’arte del Rinascimento che hanno conservato in modo perfetto i colori originari di quando furono realizzate. La tecnica consiste nel rivestire di uno smalto bianco opaco a base di stagno la superficie di oggetti in terracotta e nel dipingervi sopra con ossidi metallici, che virano in brillanti colori dopo la cottura: dal cobalto si ricava il blu, dal rame il verde, dal ferro l’arancio o l’ocra, dall’antimonio il giallo, dal manganese il porpora o marrone e dallo stagno il bianco. Ha lontane origini islamiche e giunse in Europa con la conquista musulmana della penisola iberica nell’VIII secolo, impreziosita con il lustro, che consentiva di ottenere il colore dell’oro o del rubino con sfumature cangianti o iridescenti. La maiolica ispano-moresca, esportata con successo in tutta Europa, influenzò gli sviluppi dell’arte ceramica in Italia, praticata in numerosi centri della Toscana, dell’Emilia, delle Marche e dell’Umbria. Con grande inventiva i ceramisti italiani innovarono la tradizione islamica contaminandola con motivi ispirati al repertorio gotico e rinascimentale e altri derivanti dalle porcellane cinesi.
La novità assoluta, nata nelle botteghe dei ceramisti italiani, fu l’istoriato, ovvero la colorata pittura di storie sopra la superficie bianca della ceramica. Il rappresentare in maiolica temi di storia sacra e profana, religiosi, mitologici, amorosi, con lo scopo di ornare la dimora signorile è, infatti, una peculiarità tipicamente italiana, che si sviluppa dalla fine del 1400 soprattutto in città del centro Italia, come Pesaro, Deruta, Faenza, Gubbio, Casteldurante e Urbino. La maiolica istoriata, pur rappresentando solo una minima parte della produzione ceramica italiana, si è conservata nel tempo grazie al suo prestigio e all’interesse che ha saputo suscitare nei collezionisti di ogni epoca.
A margine della mostra verrà organizzato un convegno internazionale dal titolo Il collezionismo fa grandi i musei che si terrà nelle sedi di Palazzo Madama e del Palazzo dei Musei di Varallo Sesia nei giorni 16 e 17 settembre 2019.
com.unica, 19 giugno 2019