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Il 26 giugno 1975 morì a Roma Josemaría Escrivá, il sacerdote spagnolo fondatore dell’Opus Dei, e oggi i cattolici lo festeggiano nelle celebrazioni religiose dopo che nel 2002 Giovanni Paolo II lo proclamò santo.

Nacque nel 1902 a Barbastro nella regione aragonese della Spagna da genitori religiosissimi che lo allevarono con pane e rosario e quando il pane fini a causa dei dissesti finanziari del padre commerciante, Josemaría che intanto era stato toccato dalla vocazione dopo essere scampato la morte per una brutta infezione, fu rinchiuso in un seminario per essere avviato alla vita sacerdotale.

Divenuto sacerdote si dedicò alle opere di assistenza verso i malati e i poveri e fu durante questo periodo che immaginò la missione sacerdotale come una milizia al servizio di Dio, con regole rigide quasi militari che pongono la fede, la disciplina e l’ordine di appartenenza sopra ogni cosa,; e fu l’Opus Dei.

Quando in Spagna scoppiò la guerra civile, forse anche per sfuggire alle persecuzioni del Fronte Popolare contro il clero, si schierò dalla parte dei franchisti ma sempre privilegiando la sua Opus Dei che nel frattempo cresceva sempre più nel numero degli adepti che, anche se non dichiaravano di appartenervi, erano riconoscibilissimi per il modo ascetico e quasi monacale di vita.

Naturalmente si inimicò con le altre e diverse congregazioni ecclesiastiche e principalmente con i gesuiti che lo accusarono di sottrarre alle altre vocazioni i giovani per avviarli al suo gregge che dipingevano come una setta.

Fu avversato anche nelle alte sfere vaticane e persino da Papa Paolo VI. Ma il Papa venuto da oltrecortina, Giovanni Paolo, quando Josemaría Escrivá era oramai già passato all’altra vita, lo innalzò alla gloria degli altari e sulla sua Opus Dei si sollevarono i veli delle dicerie e la sua congregazione resta sparsa per il mondo mantenendo le rigide regole del suo fondatore.

(Franco Seccia/com.unica 26 giugno 2019)

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