Al Man di Nuoro la mostra dedicata a Guido Guidi
“IN SARDEGNA: 1974, 2011”, 250 scatti inediti che testimoniano la relazione del grande fotografo con l’Isola
Il MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro ospita, dallo scorso 21 giugno e sino al 20 ottobre, la prima grande mostra in un museo italiano dedicata a Guido Guidi (Cesena, 1941), uno dei più significativi protagonisti della fotografia italiana del secondo dopoguerra. “Guido Guidi – IN SARDEGNA: 1974, 2011” è il titolo della mostra curata da Irina Zucca Alessandrelli e coprodotta dal MAN e dall’ISRE, Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna.
La mostra presenta circa 250 fotografie inedite che testimoniano la relazione di Guido Guidi con il territorio sardo, ripreso una prima volta nel 1974 e successivamente nel 2011, anno di una importante committenza da parte dell’ISRE. L’esposizione costituisce a un tempo un racconto antropologico e paesaggistico dei cambiamenti occorsi nell’isola nel corso di quattro decenni e un percorso di ricerca sul medium della fotografia che pone in dialogo immagini in bianco e nero degli anni Settanta e opere a colori degli anni Duemila. Volti e tracce di presenze umane ma anche abitazioni, strade sterrate e specchi d’acqua, diventano i soggetti di una storia senza protagonisti che si rivela nell’incontro con l’obiettivo fotografico, in un racconto per immagini che testimonia l’evoluzione della cifra stilistica di Guido Guidi. La mostra si dipana lungo i quattro piani del Museo MAN, suddivisa in base alla cronologia dei due viaggi in terra sarda e alle relative tecniche fotografiche utilizzate da Guido Guidi.
La prima parte della rassegna presenta le fotografie in bianco e nero realizzate nel 1974 e scattate con una Nikon con obiettivo 55, “una macchina come quella del protagonista di Blow Up di Antonioni e come quella che usava anche Ugo Mulas”, racconta Guidi. Il percorso prosegue con le fotografie a colori del 2011, alcune realizzate con una fotocamera digitale ed altre su supporti analogici, in medio formato con una super wide camera e in grande formato con una field camera 8×10 in legno “come quella che usava Evans un secolo fa, con la testa dentro il sacco”, prosegue Guidi.
“Guardare queste immagini oggi”, afferma la curatrice Irina Zucca Alessandrelli, “permette non solo di godere di luoghi e dettagli oggi spesso irriconoscibili, ma anche di osservare, come mai si è potuto fare, l’evoluzione del modo di lavorare di Guidi attraverso quattro decenni di rapporto con la Sardegna. Un percorso di creazione e maturazione di uno stile che ben si coglie già nelle immagini del primo viaggio e che si ritrova rafforzato nelle fotografie del 2011. Per il pubblico di oggi il confronto tra questi due momenti della produzione fotografica di Guido Guidi è un’opportunità rara per capire l’originalità della sua produzione rispetto al panorama italiano e internazionale”. Le opere esposte, ristampate dall’artista in occasione della mostra, sono documentate in un catalogo in tre volumi in cofanetto pubblicato da MACK, editore londinese di fotografia contemporanea d’autore.
Guido Guidi è nato nel 1941 a Cesena, dove vive e lavora. Nel 1959 è a Venezia dove studia architettura e disegno industriale allo IUAV, seguendo tra gli altri i corsi di Bruno Zevi, Carlo Scarpa, Bruno Munari, Luigi Veronesi e Italo Zannier. Dal 1966 si dedica in modo continuativo alla fotografia, rivolgendo la sua ricerca ai temi del paesaggio contemporaneo e delle sue trasformazioni, sia attraverso indagini personali sviluppate nel corso del tempo, sia attraverso la partecipazione a progetti di documentazione del territorio avviati da enti pubblici e di ricerca. A partire dagli anni Ottanta, sulla scorta del dialogo tra cultura fotografica e cultura urbanistica, è chiamato a partecipare a progetti di ricerca sulla trasformazione della città e del territorio, tra le quali si ricordano l’indagine sulla città diffusa del Veneto compresa tra Venezia, Padova e Treviso (dal 1982), l’Archivio dello Spazio della Provincia di Milano (1991), le indagini sull’edilizia pubblica dell’Ina-Casa (1999), quelle per Atlante Italiano (a cura della Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea, 2003) e la campagna fotografica per la regione Marche (2009). Alla professione di fotografo affianca dal 1986 l’attività didattica, insegnando fotografia dal 1989 all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dal 2001 allo IUAV di Venezia e dal 2009 all’ISIA di Urbino. Ha esposto in prestigiose istituzioni italiane e internazionali quali la Fondazione Cartier-Bresson di Parigi, la Biennale di Venezia, il Canadian Centre for Architecture di Montreal, il Guggenheim Museum e il Whitney Museum di New York, il Centre Georges Pompidou di Parigi e il Fotomuseum di Winterthur.
com.unica, 3 luglio 2019