Le immagini della mostra (che resterà aperta fino al 6 ottobre) testimoniano il devastante impatto umano sulla Terra.

Gli esseri umani influenzano il pianeta da lungo tempo, almeno da quando sono diventati stanziali e praticano l’agricoltura. Con l’avvento dell’industrializzazione, circa 250 anni fa, questa influenza ha acquisito una forza e una portata sempre crescenti. Da allora riversiamo quantità sempre più ingenti di CO2 nell’atmosfera, movimentiamo terra, pietre, sedimenti, perforiamo montagne, utilizziamo ogni riserva disponibile di carbone, petrolio, metano, fosfato, fino alle terre rare. Sviluppiamo nuovi materiali come cemento, alluminio e plastica (e nuove fonti energetiche con la scissione dell’atomo) che inquinano il nostro pianeta, la nostra aria, i nostri mari e che in alcuni casi ritroviamo nella catena alimentare sotto forma di microparticelle. Sfruttiamo il mondo animale e vegetale, peschiamo ogni anno 80 milioni di tonnellate di pesci dai mari e altrettanti negli impianti ittici. Negli allevamenti intensivi a scopo alimentare di maiali, polli, pecore, bovini viene aumentato l’indice di produttività per soddisfare la crescente domanda. Anche l’agricoltura industriale incrementa ogni anno la produttività, facendo ricorso a pesticidi sempre più efficaci. La nostra condotta provoca l’acidificazione degli oceani, l’aumento della temperatura media annua sulla Terra e limita fortemente la riproduzione di molte specie animali, tra cui api e insetti, sino a metterne addirittura a rischio la sopravvivenza. L’impatto dei comportamenti umani condiziona l’esistenza di ogni organismo vivente del pianeta.

2000 anni fa sulla Terra vivevano tra i 200 e i 300 milioni di esseri umani. Il primo miliardo fu raggiunto intorno al 1800, il secondo miliardo nei primi anni del Novecento. L’ultimo miliardo è stato raggiunto nell’arco di soli 12 anni. Attualmente nel mondo si contano 7,6 miliardi di persone circa. L’enorme aumento della popolazione e la sua velocità di riproduzione pone l’umanità stessa e la natura nella quale e con la quale viviamo di fronte a problemi di eccezionale portata – non a caso il cambiamento climatico è un tema ricorrente nei media. Per descrivere il fenomeno alcuni scienziati hanno coniato il termine “Antropocene”. Questo concetto indica che l’impatto esercitato dall’essere umano – dall’Homo Sapiens – ha raggiunto negli ultimi decenni proporzioni tali da essere equiparabile, se non addirittura superiore per forza e importanza, alle trasformazioni subite dalla Terra nel corso delle ere geologiche precedenti. Dal punto di vista geologico il concetto di Antropocene è oggetto di discussione, ma non lo sono la portata e la complessità dell’influenza esercitata dall’essere umano sul pianeta. Questo cambia tutto, e per sempre.

La Fondazione MAST è estremamente orgogliosa di presentare questa importante esposizione e ringrazia gli artisti Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, la Art Gallery of Ontario di Toronto e la National Gallery of Canada di Ottawa per avere avviato questa straordinaria sinergia che ha consentito la prosecuzione della mostra, curata in collaborazione con Sophie Hackett e Andrea Kunard.

com.unica, 23 luglio 2019

*Nella foto in alto: Edward Burtynsky – Coal Mine #1, North Rhine, Westphalia, Germany 2015. Photo © Edward Burtynsky, courtesy Admira Photography, Milan / Nicholas Metivier Gallery, Toronto.

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