[ACCADDE OGGI]

Sono passati venticinque anni da quella notte del 27 luglio 1993 quando contemporaneamente tre autobombe esplosero, una a Milano in via Palestro e due a Roma rispettivamente davanti al Vicariato, in piazza San Giovanni e di fronte alla chiesa di San Giorgio al Velabro. Per le autobombe di Roma solo tanta paura e ingenti danni mentre, purtroppo, la Fiat Uno imbottita di tritolo e parcheggiata in via Palestro a Milano davanti al Padiglione di Arte contemporanea esplodendo provocò la morte di cinque uomini, quattro ignari servitori dello Stato, il vigile urbano Alessandro Ferrari che aveva dato l’allarme perché insospettito da quello strano filo di fumo bianco fuoriuscire dall’auto parcheggiata, e dei Vigili del Fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno accorsi sul posto per tentare di disinnescare il micidiale ordigno. Travolto dall’esplosione morirà anche il giovane marocchino Moussafir Driss un immigrato che in attesa di un’agognata sistemazione trascorreva la notte riposandosi su di una panchina non distante dal luogo dall’esplosione.

Non era quella l’epoca in cui le parole bombe e terrore correvano col pensiero a infami strategie di guerre sante in nome di una Verità superiore difficile da comprendersi. Si era negli anni della cosiddetta strategia del terrore che indicava e ancora ritiene la mafia regista spietata e senza scrupoli di stragi e assassinii. Ci sono stati processi e condanne per quei misfatti tutti o quasi tutti imputati a quel Bernardo Provenzano che forse adesso che ha raggiunto l’altro mondo potrà dire la verità su chi è cosa si nascondeva e si nasconde dietro quegli spaventosi crimini. Restano, purtroppo, i mille dubbi che nel doveroso ricordo di quelle povere vittime ci fanno ascrivere quei fatti al poderoso dossier dei misteri d’Italia.

(Franco Seccia/com.unica 27 luglio 2019)

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