“I giorni del Baubone”, la presentazione del nuovo libro di Pino Pelloni a Fiuggi
L’incontro avrà luogo martedì 20 agosto presso il Giardino dell’ex Hotel Excelsior (ore 21.30). Insieme all’autore interverrà Felice Vinci.
Felice Vinci presenta, martedì 20 agosto (Giardino Excelsior, Fiuggi Città, ore 21.30) l’ultimo libro di Pino Pelloni intitolato I giorni del Baubone. Si tratta della raccolta degli articoli che il giornalista e storico del costume, per anni collaboratore di Piero Melograni, ha pubblicato sul mensile “Playmen” negli anni che vanno dal 1996 al 2000. Infatti il sottotitolo del libro recita: Cronache di fine secolo.
È il racconto degli anni del berlusconismo, dell’Italia che aumenta il debito pubblico, del Paese dei meroloni e dei partouze tra finanza, politica e spettacolo. È l’Italia, oggi un po’ dimenticata, che ci ha accompagnato nel nuovo secolo con tanti sensi di colpa e con l’innocenza perduta per i troppi compromessi che cittadini e classe politica hanno dovuto digerire. Uno spaccato sul sociale, sulla cultura di quegli anni e sul costume di un popolo che si stava immergendo nei gironi infernali dei social media e che però già faceva intravedere il triste spettacolo dei giorni nostri.
L’autore del libro – si legge nell’introduzione – seguace della linea tutta italiana della satira e dell’analisi del costume nazionale, disegnata nel dopoguerra dalle penne sulfuree di Longanesi, Flaiano, Vincenzino Talarico, De Feo, Giovannino Russo e dalle firme del pannunziano “Il Mondo”, ha saputo far suo il detto che “essere provinciali non dipende da dove si vive, ma da come si pensa”. Ciociaro di nascita e romagnolo di origine, ma cosmopolita per vocazione, ha sempre combattuto il vero provincialismo, che è quello della mediocrità. Figlio del dopoguerra e reduce del ’68 è ancor’oggi fedele al credo bianciardiano della “cultura al popolo”, provocatore sublime, conferenziere patafisico.
Narratore curioso, Pino Pelloni ha frequentato quella microsocietà bizzarra del mondo della politica, dello spettacolo e dell’intellettualità romana, che gli ha regalato battute, calembours, aforismi, doppi sensi e, come dice lui, anche tanta noia. Un mondo di parvenu e cocottine che gli ha permesso di cogliere in questi racconti di fine secolo il respiro millenario di una Capitale alle soglie del nuovo secolo, e di indagare l’indifferenza aristocratica alla sostanza effimera del brutto e l’ironia sorniona del suo genius loci.
(com.unica/ 19 agosto 2019)