Venezia ’76: una “full immersion” tra cinema, arte e moda
Anche quest’anno si è conclusa la 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia sul lido, un prestigioso ed ambito evento che segna fortemente la nuova stagione cinematografica; una kermesse che ha visto un notevole afflusso di appassionati e curiosi di diversa generazione, etnia e ceto sociale in un caleidoscopio di star che sono sfilate sul tappeto rosso come Pedro Almodovar, Brad Pitt, Penelope Cruz, Meryl Streep, Olivier Assayas.
Il cinema non è solo quell’arte creativa che si apprezza e si va a vedere nelle sale, ma diventa veicolo di comunicazione internazionale attraverso il suo linguaggio specifico e diventa spunto di riflessione critica della realtà, delle tematiche umane, sociali e politiche che caratterizzano la nostra controversa società. Vivere un evento come il festival di Venezia significa scoprire un mondo magico ed alternativo che sembra non appartenere alla realtà quotidiana, ma che comunque ti coinvolge attraverso una sensazione di trasporto, complicità e stordimento.
Il cinema, attraverso i suoi magnifici scenari, conduce lo spettatore in un limbo dove non esistono distinzioni di età, genere ed orientamento sessuale. In una realtà segnata dalla precarietà del vivere, dove i valori umani vanno sempre più alla deriva, dove prevale la logica dell’egoismo, dell’individualismo e della vulnerabilità o debolezza della condizione umana, si può provare a credere in qualcosa, anche sul filo dell’immaginario, del fantastico e dell’idealizzazione.
Tra i film che ho avuto il piacere di vedere c’è “Ad Astra” di James Gray, un film che vuole offrire allo spettatore la più realistica rappresentazione dello spazio, rifacendosi al romanzo di Courad (Cuore di tenebre). Oggetto di dibattito e di riflessione è l’esistenza umana ed il suo ruolo nell’universo, contro le barbarie del mondo civilizzato e della colonizzazione. Il protagonista del film, interpretato da Brad Pitt, viene mandato in missione ai confini del sistema solare, alla ricerca della missione iniziata dal padre, in un futuro distopico.
“J’accuse” di Roman Polanski, tratta la storia del caso Dreyfus, che sconvolse la politica francese dal 1894 al 1906. Alfred Dreyfus, capitano alsaziano di origine ebraica, fu accusato di essere una spia per la Germania; la sua condanna fu un errore giudiziario avvenuto nel contesto del clima politico avvelenato del governo francese (che aveva perso l’Alsazia e la Lorena ad opera dell’impero tedesco di Bismark del 1871). Il film denuncia le ingiustizie perpetrate attraverso il potere e fa emergere tematiche drammatiche come l’antisemitismo. Dreyfus venne aiutato da Picquart, capo dell’unita del controspionaggio, a riscattarsi da accuse basare su prove false; il governo francese si opporrà fino a che diventerà impossibile ostruire la realtà.
“The Laundromat” di Steven Soderbergh è una storia satirica ispirata al caso dei Panama Papers, tra le novità dell’imminente stagione cinematografica. Il film racconta lo scandalo dell’azienda di Massack Fonseca colpevole di riciclare ingenti somme di denaro ed evasione fiscale. I protagonisti (Gary Oldman e Antonio Banderas) due pittoreschi avvocati raggirano la povera gente malcapitata per fare la fortuna dei loro clienti miliardari. Un’anziana signora (interpretata da Meryl Streep) scopre una complessa frode assicurativa ai danni del marito defunto, di cui sono autori proprio i due influenti avvocati.
In “Seberg” di Benedict Andrews, ho potuto ammirare lo stile inconfondibile di Kristen Stewart, attrice-icona della Nouvelle Vogue; nel film viene indagata per aver fatto delle donazioni in denaro al gruppo delle Pantere Nere, in particolare a causa del suo legame con l’attivista e leader Hakim Jamal. L’FBI la indaga per azioni anti-americane fino a che la protagonista finisce psicologicamente provata e distrutta sul piano della carriera. Al suo caso viene assegnato il giovane agente, Jack Salomon che viene incaricato di tenerla sotto controllo fino a diventare la sua ombra. Il film è una sorta di noir con due personaggi alla disperata ricerca della verità e della giustizia che si alternano in diversi campi e controcampi mascherati fino ad incontrarsi alla fine; una vicenda drammaticamente reale ma priva di intrigo e suggestione.
Non meno apprezzabile è “Wasp Network” di Olivier Assayas. Il film è la cronaca di cinque combattenti antiterroristi negli anni ’90 che furono inviati a Miami dal governo dell’Avana per rifugiarsi nei gruppi anti-castristi e rifugiati cubani, collaborando con l’FBI, alla vigilia della fine della Guerra Fredda. Processati e condannati negli USA, furono mandati in carcere con l’accusa di spionaggio e omicidio, per poi essere liberati nel 2014 con l’intervento di Barack Obama. Tra gli interpreti del cast ci sono Penelope Cruz, Edgar Ramirez, Vagner Moura, Gael Garcia Bernal, Ana de Amas. Il film racconta una realtà complessa che mette in risalto la delicata politica interna cubana, la lotta al terrorismo ai tempi di Fidel Castro, l’influenza della Guerra Fredda negli USA. Il protagonista (Edgar Ramirez) è un pilota cubano fuggito a Miami dopo aver rubato un aereo di linea lasciando la moglie Olga (P. Cruz) e la figlia. I protagonisti sono spie che sacrificano le loro vite per i propri ideali, ma non sono visti in chiave romantica di patriottismo; al contrario diventano vittime dell’antagonismo statunitense – cubano subendo processi e pene ingiuste. Il film diventa un dossier politico, uno spaccato di storia moderna raccontato con lucidità e distacco.
Nello spazio Fondazione Ente dello Spettacolo, allestito all’interno del salone Tropicana dell’hotel Excelsior, si sono svolti incontri e dibattiti per parlare, tra i vari autori del cinema italiano e delle tematiche sociali, lette ed interpretate in chiave cinematografica. Uno di questi autori è stato il regista Mario Martone cui è stato consegnato il premio Cinema Campania 2019. Il regista è stato intervistato con la diretta della trasmissione Rai Radio 3 Hollywod Party. Durante l’incontro, Martone ha confessato di essersi sentito chiamato ad una responsabilità individuale a realizzare il suo film “Sindaco del Rione Sanità” trasformando l’opera in chiave cinematografica. Per la prima volta Martone si misura con un’opera di De Filippo, portandola in concorso alla Mostra del Cinema. Erano presenti anche Luca Bigazzi, direttore della fotografia, l’attore protagonista del film Francesco Di Leo e Ippolita Di Majo, sceneggiatrice.
Il “Sindaco del Rione Sanità” è una commedia in tre atti del grande maestro Eduardo De Filippo che fa parte della “Cantata dei giorni dispari”. Martone ne fa una trasformazione cinematografica dove il protagonista, Antonio Barracano, diventa un personaggio ambiguo, che amministra la giustizia secondo criteri personali e non secondo criteri personali e non secondo criteri dello Stato. Egli è un uomo d’onore; di fronte al figlio del fornaio che vuole uccidere il padre, riconosce lo stesso sentimento di vendetta che lo aveva ossessionato da giovane e decide di intervenire per riconciliare padre e figlio.
Non sono mancati gli eventi di moda durante la mia permanenza al Lido e tra questi ho avuto il piacere di assistere al “Haute Promenade” in Grand Palace Ausonia e Hungaria il 2 settembre, presso l’omonimo hotel. Il primo stilista è stato Lenka Lar – Lenka Lorandi Italy. Il suo brand nasce nel 2012 e segue la sua passione in Italia, paese adottivo, pur rappresentando il suo paese d’origine, la Slovacchia. Il brand è un connubio perfetto per creare abiti delle sue linee Luxury Pret–a–Porter; nel 2014 viene riconosciuta come miglior giovane designer per “Magazine Elle Singapore” e da altre testate come Fab UM Magazine Londra, Alpha Fashion Magazine New York, Lenna Slovakia ed altri.
Il secondo stilista è Rock Starr Designer Wear – Las Vegas, stilista che lavora da anni nel mondo dello spettacolo; la sua indole creativa e l’amore per il Rock (ha lavorato con grandi nomi come Beyonce) lo ha portato a creare giacche dipinte a mano dallo stile unico. Sulla base di una richiesta più ampia della clientela, ha inserito anche una linea Pret-a-Porter, sempre con lo stesso stile e la stessa qualità.
Il terzo è Avenir Jana Koperova, stilista che lavora da vent’anni nel mondo della moda come direttore artistico per altri brand. Lavora anche come stilista e designer su misura, dalla consultazione al disegno, alla creazione e confezione dell’abito. Ispirato alla storia e all’architettura, le sue creazioni si vendono in tutto il mondo e il suo brand ha molte pubblicazioni in riviste come Vogue, Elegant e altre. La sua ultima collezione è in anteprima con il nome “Risveglio”. Quest’ultima collezione presenta una lavorazione di monti materiali e dettagli da risultare sensuale e drammatica al tempo stesso.
Durante le sfilate di moda ho avuto modo di ammirare le creazioni di Giuliana Maggiotti, scultrice ed orefice romana i cui gioielli sono stati ispirati all’antica Roma e Grecia. La Maggiotti inoltre ha creato il premio Royal Gala Award 2019 Venice. Ospiti d’onore della serata sono stati il dott. Fabio Lamborghini, l’attrice Giada Orlandi, il presentatore televisivo Marco Senise, l’artist manager Massimo Marcelli, il dott. Carlo Ricciardi, la cantante Violeta da Londra, l’attore Niele Savioma, la dott.sa Silvia Bizio, che cura i rapporti con il cinema hollywoodiano e molti altri. Anche la moda, attraverso la sua forza creativa ed ideativa, ha modo di diffondere, pubblicizzare ed esaltare le sue creazioni e le sue linee, rapportandosi al mondo cinematografico, in un connubio perfetto tra arte, design e bellezza.
Marilena Ranieri, com.unica 26 settembre 2019