Sabato scorso, 5 ottobre, nel quadro dell’evento UNICEF Generation di Piazza del Popolo Roma, si è tenuto il terzo incontro di Activate Talks, il format di UNICEF pensato per dar voce ai giovani e metterli a confronto con istituzioni, organizzazioni della società civile e settore privato.
Al centro del dibattito “Oltre l’hate-speech. Antidoti ai linguaggi della discriminazione“, un percorso che parte dall’educazione ai diritti umani, per arrivare alla consapevolezza nell’uso dei media e dei linguaggi creativi. Ha moderato l’incontro la giornalista Myrta Merlino, Goodwill Ambassador UNICEF Italia. Ha partecipato inoltre, in diretta web, la senatrice Liliana Segre.
In apertura sono stati presentati i risultati dei sondaggi sull’hate-speech, la discriminazione e la xenofobia condotti su U-Report on the Move*, piattaforma digitale sperimentata da UNICEF in Italia per dare voce ai giovani migranti e rifugiati, a cui hanno risposto oltre 300 ragazze e ragazzi.
Quanto sanno i giovani di hate-speech e fake news? Il sondaggio ha mostrato che ben il 54% dei giovani migranti e rifugiati che hanno risposto non ne ha mai sentito parlare ma 4 su 10 pensano che la televisione, i giornali e i social media diano generalmente un’immagine negativa della migrazione, e in 6 su 10 pensano che questa attitudine influenzi il modo di pensare dei lettori.
Lasciano riflettere anche i dati raccolti attraverso i sondaggi su discriminazione e xenofobia. 3 giovani su 10 dicono di avere sofferto di qualche forma di discriminazione, in molti casi – ben il 70% – per via del colore della pelle. Tra i luoghi principali dove si sono verificati i fatti: le strade, la scuola, il posto in cui si vive. 4 su 10 degli U-Reporters dichiarano di essersi sentiti rifiutati da quando sono arrivati in Italia e, la metà delle volte, dichiarano di avere percepito paura dall’altra parte. Quando è successo, il 57% dei giovani protagonisti della vicenda si è sentito triste, il 12% arrabbiato, il 10% spaventato, solo il 21% non ha dato peso alla cosa. 6 ragazzi su 10 conoscono il loro diritto a essere protetti contro ogni forma di discriminazione, 4 su 10 non sanno che possono e devono essere protetti dalla discriminazione e da ogni forma di violenza.
La non-discriminazione, riconosciuta tra i principi fondamentali della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, resta una delle principali sfide della società di oggi. Il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia ha ribadito recentemente forte preoccupazione rispetto le disparità ancora esistenti in Italia nell’accesso ai servizi e la prevalenza di atteggiamenti negativi nei confronti dei minorenni anche in base al loro stato e origine, orientamento sessuale o identità di genere.
Tra le raccomandazioni che il Comitato ha rivolto al Governo italiano, l’impegno a garantire piena protezione contro qualunque forma di discriminazione attraverso l’adozione di misure urgenti per affrontare le disparità esistenti a livello regionale e di azioni incisive per prevenire e contrastare atti di discriminazione e emarginazione nei confronti di tutti i minorenni in egual maniera.
A condividere le loro esperienze sono Beatrice, Bassirou, Priscilla, Bakare, Marwan e Virginia, che hanno dai 16 ai 22 anni. Le loro esperienze personali hanno fatto riflettere sui linguaggi dell’odio e ci guideranno nell’individuazione degli antidoti per contrastarlo. Il talk si è aperto con uno sketch tratto dallo spettacolo della compagnia Matemù “LORO. Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo”.
Con la tre giorni di Unicef Generation si sono voluti celebrare i 30 anni della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e l’Adolescenza, “ma quanto condiviso oggi mostra quanto ancora ci sia da fare”, ha commentato Anna Riatti, coordinatrice UNICEF per il programma a favore di bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento dei casi riconosciuti di razzismo e discriminazione, anche a danno di bambini e adolescenti”, ha proseguito. “Tra i fenomeni più diffusi l’incitamento all’odio via web, basato su discorsi tendenzialmente populisti e xenofobi senza alcun fondamento scientifico e oggettivo. Tra le criticità maggiori alla base di questi comportamenti vi è spesso la scarsa informazione sui percorsi che tanti ragazzi, in particolare i minori migranti e rifugiati, affrontano e la poca sensibilizzazione sui diritti che spettano a tutti i bambini e gli adolescenti, senza alcuna distinzione. Anche i media hanno un ruolo fondamentale nel contrasto alla discriminazione, incentivando ad esempio una comunicazione che dia risalto a esempi positivi più che a stereotipi negativi, contribuendo alla diffusione di una nuova narrativa e un confronto costruttivo. Tra le chiavi per contrastare la discriminazione anche il dialogo con le scuole, l’ascolto dei giovani e il loro coinvolgimento costante in occasioni di incontro e condivisione tra culture”.

com.unica, 8 ottobre 2019

Condividi con