John Foot, L’Italia e le sue storie 1945-2019
L’ultima opera dello storico inglese, vincitore del FiuggiStoria Europa. Una storia eclettica, che si rivolge a chi vuole saperne di più, non solo agli esperti.
L’Italia e le sue storie, 1945-2019 (Editori Laterza) è l’ultimo libro dello storico inglese John Foot, docente di Storia Contemporanea all’Università di Bristol e fresco vincitore del Premio FiuggiStoria Europa, riconoscimento che gli verrà assegnato venerdì 13 dicembre a Roma nel corso della cerimonia che avrà luogo nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto (Camera dei Deputati).
L’opera è una lunga cavalcata attraverso quasi 75 anni di storia del nostro paese raccontata con grande freschezza espositiva e in maniera divertente. “Una lettura che è un piacere, piena di personaggi, aneddoti e fatti affascinanti” ha scritto al riguardo lo storico Donald Sassoon su “Literary Review”. Un viaggio descritto con un approccio divulgativo in cui trovano ampio spazio non solo i grandi sommovimenti politico-istituzionali ma anche tante vicende umane particolarmente significative – legate in particolare al mondo dello sport, del cinema, della musica e del costume – a cui solitamente si dà scarsa importanza nei testi accademici di storia.
Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo qui la sua prefazione al libro.
La mia bisnonna, Aurelia Lanzoni, era italiana. Incontrò il suo futuro marito, uno scozzese di nome Arthur Tod, in Mesopotamia (oggi Iraq) nel 1907. Trascorse buona parte della giovinezza nell’impero ottomano. Tra le foto di famiglia, ce n’è una di lei che mi tiene in braccio, da piccolissimo; è morta a Edimburgo nel 1965. Nel 1987 decisi di prendere il dottorato a Cambridge. Il tema doveva essere l’Italia del Novecento, anche se non ero proprio sicuro dell’argomento preciso che avrei voluto studiare. Il mio relatore mi consigliò di andare a Milano, presso dei suoi vecchi amici, nella zona un tempo industriale di Sesto San Giovanni, a nord della città. Fu il mio primo incontro con la generosità degli italiani, e con la loro voglia di parlare della propria storia (o magari di parlare e basta). Feci anche l’errore di bere un caffè dopo cena, con conseguente notte insonne: mi pareva di aver assorbito elettricità pura.
Ritornai nel 1988 per iniziare a lavorare alla tesi di laurea: sulla Prima guerra mondiale e le sue conseguenze a Milano. Cominciai a imparare l’italiano, soprattutto ascoltando la gente che parlava, e leggendo. Il mio territorio di caccia erano le biblioteche e gli archivi milanesi, con le loro volte affrescate e le comode poltroncine di legno. Leggevo della Grande Guerra e del fascismo, e mi lasciavo prendere dalla città, dalla massa di cemento, dalla sua bellezza nascosta. Era piena di fabbriche, molte ormai chiuse; ed era anche un posto esotico, fascinoso. Altro punto di riferimento naturale era il magnifico stadio di San Siro, con i suoi appassionati tifosi. Sarei rimasto a Milano per più di vent’anni, viaggiando avanti e indietro da Londra per l’insegnamento. Imparai ad amarle, Milano e l’Italia, sedotto da quella che il giornalista Luigi Barzini definisce “attrazione fatale”.
Erano tempi straordinari: rivolgimenti politici, vittorie (e sconfitte) in Coppa del Mondo, migrazioni di massa e cambiamenti epocali nella società, nella politica e nel mondo della cultura. Questo libro è il risultato di quei due decenni, e di vent’anni di insegnamento, di studio e di elaborazione sull’Italia, vista da dentro e da fuori, nella prospettiva di un non italiano che ha però legami profondi con la cultura italiana per residenza, parentele, amici vecchi e nuovi, e vent’anni passati a tentare di capire le vicissitudini del Belpaese. Mio figlio Lorenzo è nato a Milano nel 1993. Ho conosciuto l’Italia anche attraverso di lui, le scuole che ha frequentato, il suo modo di vedere le cose.
Gli storici che vogliono scrivere di questo paese ricorrono spesso a un tema portante, o filo conduttore, che dia un senso al tutto. Può essere il ruolo della famiglia, o il rapporto tra i cittadini e lo Stato, o il tentativo di creare ‘gli italiani’. Questo libro non è percorso da temi portanti. L’Italia e le sue storie attinge a storie, processi, eventi sportivi e biografie per dipingere il quadro di un paese. Questa frammentarietà mi pare una virtù, l’unico modo per costruire una storia dell’Italia moderna e comunicarla ai miei lettori.
Anche in questo libro ci sono comunque idee e questioni ricorrenti. Una è quella del paese diviso, fratturato nel passato e nel presente (oltre che nella visione del proprio futuro). Sono divisioni antiche e recenti, alcune risalgono alla formazione stessa della nazione nel XIX secolo, altre al fascismo e alle guerre mondiali del XX. E poi le profonde fratture tra il Nord e il Sud, tra la città e la campagna; gli italiani sono divisi sul come modernizzare l’Italia, e perfino sulla necessità o meno della modernizzazione.
L’Italia conta, e non solo per gli italiani. Tutt’altro che marginale all’Europa, come spesso si afferma, è sempre stata al centro del cambiamento e dell’innovazione politica. Il fascismo è nato in Italia dopo la Prima guerra mondiale, e negli anni ’40 il paese ha prodotto uno dei più forti ed efficaci movimenti di resistenza contro il fascismo. Dopo la guerra ha elaborato una Costituzione che alcuni considerano la più elegante e meglio costruita del mondo. Nel dopoguerra il suo sistema ha assistito a sviluppi sorprendenti e innovativi nelle sfere della politica, dell’economia e della società. Nel bene e nel male – come dicono gli italiani – questo è un paese dal quale abbiamo molto da imparare. Scrivere questo libro è stato un viaggio nel passato dell’Italia, ma anche, forse, nei nostri futuri; spero che le pagine che seguono contengano qualche lezione. La storia d’Italia viene spesso concepita come una sequenza di assenze, una sorta di lista delle cose mancanti. Come sostiene John Agnew, “l’immagine di un’Italia arretrata che si confronta (in qualche modo) con la modernità è una rappresentazione prevalente del paese agli occhi dei commentatori italiani e stranieri”1. Interi studi vorrebbero dimostrare che la nazione non sarebbe mai dovuta nascere, che fu un ‘errore storico’. L’Italia e le sue storie rifiuta questa visione dell’Italia: questa è una storia del paese reale, di quello che c’è davvero.
È una storia eclettica, influenzata dalle mie preferenze, esperienze e passioni personali. Si rivolge a chi vuole saperne di più, non agli esperti. È stato detto che la storia d’Italia è contraddistinta da rivoluzioni brevi e controrivoluzioni prolungate. Dal 1945 ci sono stati momenti in cui pareva lanciata a tutto vapore verso il futuro, e altri in cui appariva bloccata, o in arretramento. È vero poi che spesso sono gli individui a cambiare il corso della storia. Ci sono stati italiani comuni che hanno cambiato il loro paese: la donna che rifiutò il matrimonio a dispetto delle convenzioni sociali, lo psichiatra che disse ‘no’ alle pratiche della repressione e della deumanizzazione, il magistrato che non si piegò alle pressioni politiche, il prete deciso a dare un’istruzione decente anche ai bambini più poveri, il cineasta che provò a costruire bellezza dal caos della guerra. Queste storie ci aiutano a capire l’Italia, e i contrasti sulla forma da dare alla vita del suo popolo dopo il 1945.
com.unica, 10 dicembre 2019