Dallo scorso 16 maggio, più di 300mila visitatori hanno già preso parte alle iniziative legate al programma “Leonardo mai visto” al Castello Sforzesco di Milano, che oggi riserva una nuova scoperta. Il pubblico è rimasto incantato dalla straordinaria riapertura della Sala delle Asse di Leonardo da Vinci, spiegata grazie all’installazione multimediale “Sotto l’ombra del Moro”, per poi perdersi nella Milano del Rinascimento attraverso l’altro percorso multimediale intitolato “Leonardo a Milano”.
Accanto ai percorsi multimediali, una serie di mostre dossier hanno illustrato le opere grafiche di Leonardo e della sua cerchia. Se la prima, intitolata “Intorno alla Sala delle Asse. Leonardo tra Natura, Arte e Scienza”, ha subito stupito con la scoperta di un disegno inedito attribuibile a Francesco Melzi, allievo ed erede di Leonardo, con l’ultima mostra in programma le sorprese non sono finite. Si tratta de “L’atelier di Leonardo e il Salvator Mundi“, che si è aperta il 24 gennaio presso la Sala dei Ducali del Castello Sforzesco dove sarà allestita sino al 19 aprile 2020, a cura di Pietro C. Marani e Alessia Alberti.
Recentemente, a seguito di uno studio, un altro foglio, anch’esso custodito presso il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco e mai presentato al pubblico, è stato attribuito con certezza alla bottega di Leonardo.
“Piccola ma originale e stimolante mostra che evidenzia l’elaborazione del Salvator Mundi all’interno dell’atelier di Leonardo intorno al 1510-13 e le modalità di copia dei suoi disegni anatomici da parte degli allievi”, sottolinea Marani, “questa esposizione aggiungerà nuovi elementi alla fortuna cinquecentesca del Salvator Mundi in ambito lombardo grazie alla presenza di alcuni fogli inediti delle collezioni del Castello Sforzesco”.
L’esposizione presenta il foglio ri-scoperto, affiancandolo ad altre opere del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco e ad importanti prestiti dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
Il disegno oggetto della mostra, che viene presentato all’interno di una teca in modo da consentirne la visione di entrambi i lati e dopo un intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è entrato nelle collezioni civiche nel 1924 tramite un importante acquisto dal santuario milanese di Santa Maria presso San Celso.
Sul recto del foglio sono disegnate figure copiate da studi anatomici di Leonardo risalenti a differenti epoche e cronologie, dal 1487 circa al 1510-13. L’attribuzione del foglio dimostra come gli originali del Maestro si trovassero ancora tutti nella bottega e potessero essere variamente copiati dagli allievi. Non solo, ma un paio di questi disegni anatomici, quelli rifiniti a penna e inchiostro, sono di buona qualità e sono stati tracciati seguendo un disegno sottostante a matita rossa, che potrebbe far pensare ad un primo labile tracciato di Leonardo.
Sul verso del foglio, invece, una scritta a matita nera o carboncino rimanda a uno dei dipinti più dibattuti di Leonardo: “SALVTOR MUNDI”. Forse si tratta di un primo abbozzo per un’epigrafe o una scritta esplicativa da includere eventualmente nel dipinto del “Salvator Mundi” a cui Leonardo stava lavorando proprio intorno al 1510-13 circa. È questa l’epoca a cui possono perciò risalire anche alcune delle repliche del “Salvator Mundi”, fra cui quella, parziale, firmata da Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, datata appunto 1511, custodita oggi dalla Biblioteca Ambrosiana.
Gli studi di figure e i particolari anatomici rappresentati insieme al tipo di carta, antica ma purtroppo senza filigrana, permettono di collocare la sua realizzazione nell’ambito dell’atelier di Leonardo da Vinci e di fissarne l’epoca di esecuzione verso l’inizio del secondo decennio del Cinquecento, in un momento in cui il maestro e la sua bottega stavano evidentemente elaborando il motivo iconografico del Salvator Mundi. Ne è una prova l’iscrizione sul retro del foglio, tracciata forse nel tentativo di mettere a punto un’epigrafe o un cartiglio in caratteri romani, per l’identificazione del soggetto del dipinto.
Attorno al disegno sono esposti, con riferimento ai soggetti sviluppati sul recto, studi cinquecenteschi di anatomia, mentre per il soggetto a cui rimanda la scritta sul verso l’accostamento che si propone è con la variante del Salvator Mundi dipinta nel 1511 dall’allievo di Leonardo Gian Giacomo Caprotti detto Salaì e oggi conservata alla Pinacoteca Ambrosiana.
Collocandosi accanto alla Sala delle Asse, la mostra vuole permettere al pubblico di immergersi all’interno dell’organizzazione del lavoro e del cantiere che ha realizzato anche la decorazione della grande Sala, dove sicuramente sono stati all’opera alcuni dei migliori allievi del Maestro.
“L’atelier di Leonardo e il Salvator Mundi” fa parte del palinsesto “Milano Leonardo 500”, promosso dal Comune di Milano | Cultura in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, e rientra nel programma “Leonardo mai visto”, che racchiude tutte le iniziative realizzate presso il Castello Sforzesco, realizzato in stretta connessione con il Comitato territoriale “Milano e l’eredità di Leonardo 1519 – 2019” e in collegamento con il Comitato Nazionale per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. La mostra è prodotta da Civita Mostre e Musei. 

com.unica, 30 gennaio 2020

Condividi con