Il governo ha deciso ieri la sospensione delle lezioni in tutte le scuole e università d’Italia fino al 15 marzo, per evitare un sovraccarico nel sistema sanitario. La decisione è arrivata nel corso di una conferenza stampa convocata dopo un’intera giornata di fughe di notizie contrastanti e molta incertezza che hanno generato allarme tra i cittadini e nervosismo tra le forze politiche. “Non è stata una decisione semplice”, ha dichiarato Giuseppe Conte lasciando che fosse la ministra Lucia Azzolina “competente per materia”, a ufficializzare la sospensione dell’attività didattica in tutte le scuole e università fino al 15 marzo.

Il presidente del Consiglio, che ha firmato il decreto con le misure di contrasto all’epidemia, ha rivolto al Paese un appello all’unità. “Siamo consapevoli dell’impatto che una misura come la chiusura delle scuole – ha spiegato il premier – potrà avere sui nuclei familiari e sul Paese, per questo ci stiamo muovendo con la massima celerità e determinazione a tutela dei lavoratori pubblici e privati”. “È in fase di definizione – ha spiegato – una norma che prevede la possibilità per uno dei genitori, in caso di chiusura delle scuole, di assentarsi dal lavoro per accudire i figli minorenni. Ne ho già parlato con il ministro Gualtieri e gli altri ministri competenti: faremo tutto quello che è necessario per venire incontro ai bisogni dei cittadini e delle famiglie e per ridurre al massimo i disagi”.

È stato soprattutto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a chiedere con forza la chiusura delle scuole e delle università: “Se una crisi esponenziale dovesse proseguire potremmo avere problemi con la terapia intensiva e sub-intensiva” – ha detto. La tenuta degli ospedali  ha convinto l’esecutivo a far scattare la misura estrema dello stop alle scuole di ogni ordine e grado, su tutto il territorio nazionale. Se il coronavirus dovesse aggredire Roma e dilagare al sud, il sistema collasserebbe. Il ministero della Salute prevede un incremento del 50% dei posti letto in terapia intensiva e del 100% nelle unità di pneumologia e malattie infettive. Intanto l’università Statale e l’ospedale Sacco di Milano hanno tracciato la prima mappa genetica del ceppo virale in Italia, da cui emerge che il Covid-19 era in circolazione già da gennaio.

Sempre nella giornata di ieri il capo della protezione civile Angelo Borrelli ha fornito i dati aggiornati della situazione regione per regione .116 persone risultano guarite oggi dal coronavirus. Il numero degli italiani che ha passato e vinto l’attacco del covid19 sale quindi a 276. Ma cresce, purtroppo, anche il numero dei morti: 28 persone sono decedute, 17 in Lombardia, 5 in Emilia Romagna, 2 nelle Marche, 3 nel Veneto, uno in Puglia. Il totale dei positivi al virus sale, in Italia, a 2703 persone. Dei contagiati, 1064 sono in isolamento domiciliare, 1344 sono ricoverati con sintomi e 295 sono in terapia intensiva.

Quanto alla decisione della chiusura delle scuole Borrelli ha ribadito che “dal primo giorno abbiamo adottato misure adeguate e proporzionate rispetto alla situazione e dovremmo abituarci anche ad averne di misure e diverse rispetto a quelle pregresse”, ha precisato. “Tutto dipende da come sappiamo gestire la situazione nella quale ci troviamo, da come potremmo trovarci a fine settimana, perché gli esperti ci hanno detto che per vedere gli effetti della chiusura delle aree rosse dobbiamo aspettare 14 giorni. Queste sono valutazioni che fa in particolar modo l’Istituto Superiore di Sanità. Ne parlavo con il professor Brusaferri oggi: hanno elaborato una serie di indicatori che saranno utili per comprendere l’avanzamento del virus e la situazione in atto”. 

com.unica, 5 marzo 2020

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