Siria, l’impatto del conflitto sui bambini
La missione di UNICEF e WFP in un paese dove un terzo della popolazione vive nell’insicurezza alimentare, un bambino su tre non va a scuola e oltre la metà delle strutture sanitarie non funzionano.
Un terzo della popolazione vive nell’insicurezza alimentare, un bambino su tre non va a scuola e oltre la metà delle strutture sanitarie non funzionano. 11 milioni sono le persone, di cui 5 milioni bambini, che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Tra il 2018 e il 2019, il numero di persone che vivevano nell’insicurezza alimentare è aumentato da 6,5 a 7,9 milioni, e i prezzi dei generi alimentari sono saliti del 60%. Ad Idlib negli ultimi tre mesi, più di mezzo milione di bambini sono sfollati, una media di 6.000 al giorno. Circa 180 scuole non funzionano.
Sono questi i numeri nefasti della situazione in Siria e per i quali i responsabili delle agenzie ONU hanno chiesto la cessazione delle ostilità e la protezione dei bambini mentre il conflitto entra nel suo decimo anno. È “più urgente che mai porre fine alle violenze in Siria e migliorare l’accesso in tutto il paese”, hanno dichiarato oggi Henrietta Fore, Direttore Generale dell’UNICEF, e David Beasley, Direttore Esecutivo del WFP. A conclusione di una missione di due giorni nel paese, i due capi delle agenzie ONU hanno inoltre sottolineato la necessità di fornire alle famiglie servizi di base e di un miglioramento delle loro condizioni economiche. La missione si è svolta durante una pericolosa escalation nel nord-ovest della Siria, mentre il conflitto sta per entrare nel decimo anno, in un paese dove un terzo della popolazione vive nell’insicurezza alimentare, un bambino su tre non va a scuola e oltre la metà delle strutture sanitarie non funzionano.
“I bambini in Siria stanno soffrendo l’impatto di una guerra senza pietà e continueranno a soffrirne ancora per molto tempo, dopo che i combattimenti saranno finiti”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF. “Negli ultimi nove anni, sono state bombardate scuole e ospedali, sono state separate famiglie e sono andate perdute giovani vite. Anche nelle aree lontane dalle prime linee, le famiglie faticano a sfamare i propri bambini e a ricostruirsi una vita. A tutti i responsabili di questo fallimento collettivo in Siria dico: la Storia vi giudicherà con severità”.
Nove anni di guerra hanno portato l’economia siriana al collasso quasi totale, spingendo milioni di persone alla fame e all’insicurezza alimentare. Tra il 2018 e il 2019, il numero di persone che vivevano in condizioni di insicurezza alimentare è aumentato da 6,5 a 7,9 milioni, e i prezzi dei generi alimentari sono saliti del 60%.
“I milioni di persone che hanno visto la propria vita distrutta dalla guerra non possono più permettersi un pasto regolare, con il tracollo dell’economia siriana negli ultimi mesi”, ha detto David Beasley, Direttore esecutivo del World Food Programme (WFP). “Il WFP sta fornendo assistenza alimentare ad oltre 7,5 milioni di persone in Siria e nei paesi confinanti, che altrimenti sarebbero lasciati a loro stessi. La Siria è un paese distrutto dalla guerra, più di ogni altra cosa, le persone hanno un disperato bisogno di pace”. Nel corso del loro viaggio, Fore e Beasley hanno visitato una scuola, un centro di distribuzione alimentare e un centro per la salute a Sinjar, a sud di Idlib e a 30 chilometri dalla linea dei combattimenti. Hanno incontrato bambini che sono nati nel primo anno di guerra e che stanno cercando di recuperare anni di mancata istruzione; hanno parlato con una donna che ha perso la sua piccola fonte di reddito quando il conflitto l’ha costretta ad abbandonare la propria casa: ora la donna riesce a sfamare i suoi tre giovani fratelli disabili solo grazie all’assistenza del WFP.
Più a nord, ad Idlib, la situazione dei bambini e delle famiglie è ancora più critica. Negli ultimi tre mesi, più di mezzo milione di bambini sono sfollati, una media di 6.000 al giorno. Circa 180 scuole non funzionano perché sono state distrutte, danneggiate o utilizzate come rifugio per le famiglie sfollate. I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 120% rispetto allo scorso anno. Nel frattempo, nel nord-est del paese, decine di migliaia di bambini continuano a deperire nei campi per sfollati, privati dei servizi più elementari nonostante gli sforzi significativi dei partner umanitari. Circa 28.000 bambini provenienti da oltre 60 paesi, tra cui 20.000 dall’Iraq, rimangono bloccati nel campo di Al Hol, respinti dai loro governi ed emarginati dalle loro comunità.
Negli incontri con i funzionari governativi, Fore e Beasley hanno rinnovato l’impegno delle loro agenzie nell’aiutare i bambini e le famiglie più vulnerabili della Siria fornendo loro istruzione, nutrizione, salute, servizi di protezione e cibo. Hanno altresì sottolineato l’importanza vitale di poter muovere personale e rifornimenti attraverso le linee di conflitto e i confini per raggiungere le popolazioni più bisognose: sono infatti 11 milioni le persone, di cui 5 milioni bambini, che hanno bisogno di assistenza umanitaria.
I due responsabili hanno anche chiesto la protezione dei bambini, delle infrastrutture civili e la cessazione delle ostilità nel nord-ovest. Fore ha inoltre parlato della necessità di affrontare la difficile situazione dei bambini stranieri nel nord-est, in linea con la Convenzione sui Diritti dei Bambini e il loro superiore interesse. L’UNICEF e il WFP lavorano congiuntamente in Siria per aiutare a prevenire e curare la malnutrizione, fornire pasti a scuola per evitarne l’abbandono e rafforzare la raccolta di dati.
com.unica, 6 marzo 2020