Il pugno di ferro di Pechino su Hong Kong, la condanna di Usa e Regno Unito
La spada di Damocle che è rimasta sospesa sopra Hong Kong da quando il presidente cinese Xi Jinping è salito al potere è finalmente caduta. Sfruttando la preoccupazione del mondo per la pandemia COVID-19 di imporre draconiane nuove leggi sulla sicurezza alla città, Xi ha ora di fatto annullato l’accordo che ha governato le relazioni tra Cina e Hong Kong per quasi un quarto di secolo.
Proprio ieri il Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese, ha dato il via libera all’adozione della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. Il testo passerà ora al Comitato permanente del Partito comunista e potrebbe essere trasformato in legge entro tre mesi. Le nuove norme puniranno secessione, sovversione del potere statale, terrorismo e atti che mettano a rischio la sicurezza nazionale. “Un’azione importante” ha commentato il presidente dell’Assemblea nazionale del popolo, Li Zhanshu, spiegando che è “in linea con gli interessi fondamentali delle persone in Cina e a Hong Kong”. La nuova legge permetterà di proseguire stabilmente con il modello “un Paese, due sistemi” – che dovrebbe disciplinare i rapporti tra Pechino e Hong Kong.
Ma la nuova legge votata ieri – scrive il Corriere – è la risposta più dura e definitiva che il Partito comunista poteva dare alle aspirazioni degli hongkonghesi di conservare — nell’era del presidente a vita Xi Jinping — quelle libertà garantite nel momento del passaggio dalla Gran Bretagna alla Cina (1997) per 50 anni a venire: anche e soprattutto sull’indipendenza della magistratura. Di fatto Pechino ha deciso di scavalcare il Legislative Council di Hong Kong per imporre al territorio la sua stessa normativa sulla sicurezza nazionale. La Cina, che ha il culto della «stabilità», non tollera sul suo territorio alcuna manifestazione di dissenso, organizzato o individuale.
Già dopo l’annuncio del provvedimento della scorsa settimana, Hong Kong sono cominciate le proteste che, tra domenica e mercoledì, hanno portato all’arresto di oltre 600 persone.
Usa, Regno Unito, Australia e Canada hanno firmato un comunicato di condanna congiunto verso la mossa che avrebbe minacciato gli accordi di autonomia e tutela delle libertà della città in base agli accordi che portarono al passaggio di Hong Kong nel 1997 dalla sovranità britannica a quella cinese. Gli Usa in particolare hanno chiesto la convocazione immediata di una riunione del Consiglio di Sicurezza per discutere della misura: si tratta di una “questione di urgente preoccupazione globale con implicazioni su pace e sicurezza internazionali”, ha fatto sapere la missione americana presso le Nazioni Unite, chiedendo che pertanto venga affrontata dai Quindici.
com.unica, 29 maggio 2020