La Festa della Repubblica. Mattarella: tornare allo spirito costituente
Tutto pronto per le celebrazioni del 74° anniversario della Festa della Repubblica. In mattinata, prima di partire per Codogno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella deporrà una corona di alloro all’Altare della Patria, in omaggio a tutti i Caduti, alla presenza delle principali autorità istituzionali, politiche e militari. Alla cerimonia in Piazza Venezia saranno presenti anche rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e del mondo della sanità. A causa delle misure di tutela sanitaria adottate per contrastare la diffusione del Covid -19, invece, quest’anno non avrà luogo la sfilata su via dei Fori Imperiali.
Sarà, dunque, una celebrazione necessariamente in tono minore ma nel segno della ripartenza e della bandiera italiana che caratterizza il manifesto istituzionale dedicato al giorno in cui tutti gli italiani esprimono un sentimento di appartenenza all’Italia, orgogliosi della sua storia e di quanto ha saputo costruire negli anni. Un 2 giugno caratterizzato dal Tricolore che idealmente abbraccia tutti gli italiani. Lo stesso che, durante la cerimonia, le Frecce Tricolori disegneranno sulla Capitale concludendo idealmente il percorso iniziato il 25 maggio scorso che ha portato il tricolore sui cieli d’Italia.
Il Presidente Mattarella ha voluto lanciare ieri, dai giardini del Quirinale, un invito rivolto al Paese, ma anche alla maggioranza e all’opposizione in Parlamento. Il capo dello Stato ha chiesto di tornare allo spirito costituente, per uscire da quello che definisce “un incubo globale”. E se ne esce “soltanto insieme”, come allora, nel 1946, dopo la guerra.
Il discorso del Capo dello Stato con cui ha introdotto il concerto per le vittime del coronavirus dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal maestro Daniele Gatti. “Viviamo un periodo caratterizzato da ‘incertezza’ ma anche da “motivi di speranza”, ha detto Mattarella. Siamo “stretti tra il dolore della tragedia e la volontà di un nuovo inizio”, di una “stagione nuova nella quale si possa uscire da quest’incubo globale”. Tanti, ha aggiunto, hanno il “ricordo struggente delle persona scomparse a causa del coronavirus”, molte “senza un ultimo saluto”, ha detto ancora Mattarella ricordando che il Concerto è appunto dedicato “a tutte le vittime, a chi è morto solo”, ai nostri “affetti spezzati”.
Nel Paese “c’è una crescente volontà di ripresa” e di “rinascita civile ed economica”. Anche la nascita della repubblica, nel 1946 “segnava un nuovo inizio”, si superarono “divisioni che avevano lacerato il Paese”. La Repubblica è diventata la “casa di tutti”, una casa di “libertà, pace e democrazia”. In quegli anni, ha aggiunto, “forze politiche divise e contrapposte trovarono il modo di collaborare alla redazione della Costituzione”, condividendo “valori e principi su cui fondare la democrazia”. Fu lo “spirito costituente il motore della rinascita”, perché “seppe unire gli italiani nella convinzione che insieme si potevano affrontare le estreme difficoltà del Paese”.
Fu “l’unità morale il vero cemento che ha fatto nascere e tenuto insieme la Repubblica, che ci fa riconoscere oggi il nostro destino comune”, ha detto ancora il Capo dello Stato. Una unità morale che serve oggi come allora: “prima c’era la guerra, oggi un nemico invisibile, sconosciuto e imprevedibile che ha sconvolto le nostre esistenze ed abitudini”.
Quest’anno, dunque, il 2 Giugno ci “invita a riflettere tutti su cosa su cosa vuole essere Repubblica oggi: questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale, a partire da me naturalmente, a cercare di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia”. “Non si tratta – ha puntualizzato – di sospendere o annullare la normale dialettica politica: la democrazia vive e si alimenta di confronto tra posizioni diverse, ma – ha sottolineato il Capo dello Stato – c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite; qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale. La condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro, una generazione con l’altra, un territorio con l’altro, un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia, di uno stesso popolo”.
Il capo dello stato ha quindi rinnovato l’invito a unire gli sforzi per combattere “un gravissimo pericolo”. Tutti “siamo chiamati a scelte impegnative”, ma l’Italia “non è sola in questa difficile risalita: l’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando sempre più forte la consapevolezza che la solidarietà tra i paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante, ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che la nostra generazione abbia vissuto”. “Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l’Europa, neppure il più forte, neppure il meno colpito dal virus”, ha sostenuto Mattarella. “Adesso dipende anche da noi, dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla capacità che avremo di prendere decisioni efficaci: sono convinto che insieme ce la faremo. Il legame che tiene uniti tutti noi sarà più forte della difficoltà, ma so anche che la condizione perché questo avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi come unico scopo il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso”.
“Domani mi recherò a Codogno, luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione la lotta contro il coronavirus. Voglio ringraziare tutti e ciascuno in Italia, perchè in questa emergenza ha mostrato il suo volto migliore. Io – ha concluso – sono fiero del mio Paese”.
com.unica, 2 giugno 2020