Laura Benedetti, L’Aquila alla Georgetown di Washington
Annotazioni ed esperienze all’estero di un’aquilana di valore
L’AQUILA – Laura Benedetti è un’aquilana doc, anche se la vita l’ha portata lontano dalla sua amata città. Nata e cresciuta a L’Aquila, laureata in lettere con lode alla “Sapienza” di Roma, ha continuato gli studi alla University of Alberta di Edmonton. «Sono arrivata in Canada dall’Aquila – mi dice Laura – seguendo i consigli di Mietta D’Amico, la mia professoressa al Liceo Scientifico. Alla University of Alberta ho incontrato il professor Enrico Musacchio, con cui ho instaurato un sodalizio che dura ancor oggi. L’ultimo nostro lavoro è l’edizione della cronaca d’un viaggio da Venezia al Cairo degli inizi del Cinquecento. È stata una bella avventura che ha portato anche me, sulle tracce del nostro autore misterioso, dalla laguna alle piramidi.»
Dopo il Master in Canada, Laura si sposta in USA per il dottorato (PhD) alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove tra l’altro è tornata quest’anno come visiting professor. Poi gli incarichi d’insegnamento, prima ad Harvard e poi, dal 2002, alla Georgetown University di Washington, dov’è professore ordinario e dove ha diretto per 6 anni il dipartimento d’italiano. Il rapporto tra il suo ateneo e l’Università dell’Aquila ha permesso numerose iniziative, convegni e seminari, come conferma la recente pubblicazione del volume Nascere, rinascere, ricominciare. Immagini del nuovo inizio nella letteratura italiana (L’Una, 2017), curato da lei e da Gianluigi Simonetti, con gli atti dell’omonimo importante convegno tenutosi nel 2015 nell’aula magna dell’Università degli Studi dell’Aquila, uno straordinario contributo in una visione progettuale di rinascita culturale, dopo il terremoto del 6 aprile 2009.
Per la sua attività scientifica, che spazia dal medioevo alla letteratura più recente, Laura ha ricevuto sostegno e riconoscimenti da parte di numerose istituzioni quali la Renaissance Society of America, la Bogliasco Foundation e la Delmas Foundation. Insignita del Premio Flaiano per l’italianistica per il volume The Tigress in the Snow. Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, è stata ospite d’onore nel 2016 al convegno dell’American Association for Italian Studies (AAIS). Numerose anche le onorificenze, come il Wise Woman Award da parte della National Organization of Italian American Women (2014) e la Medaglia d’oro dalla Federazione delle Associazioni Abruzzesi negli Stati Uniti (2015). Nel 2018 il Consiglio Regionale d’Abruzzo l’ha nominata Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo. La sua attività la porta spesso in giro per seminari e conferenze nelle università americane e all’estero, in Italia e in Europa, recentemente in Egitto e Giappone.
Laura Benedetti è anche autrice di romanzi. Un paese di carta (Pacini Editore, 2015) è la storia di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti, mentre Secondo piano (Pacini Editore, 2017), ambientato in un ateneo americano, scardina le convenzioni del giallo per rivolgere domande pressanti sulle contraddizioni della globalizzazione, sul ruolo delle università e sulla capacità della scrittura di restaurare l’equilibrio d’un mondo attraversato da vertiginosi mutamenti. Proprio la scrittura e l’insegnamento sono stati al centro d’una nostra recente conversazione, al termine d’un semestre di didattica segnato dalle sfide lanciate dal Covid-19. «Questa esperienza su vasta scala – mi dice Laura – ha dimostrato in maniera lampante che l’insegnamento a distanza è un povero sostituto dell’incontro umano nelle aule.»
Le ho chiesto se salverebbe qualcosa di questa esperienza. «Per quanto mi riguarda, ho cercato di rendere le mura della mia aula virtuale il più possibile permeabili, organizzando una serie d’incontri con Enrico Botta che ci ha aiutato a seguire da vicino l’evolversi della situazione in Italia. In un altro corso, nel quale fin da gennaio avevamo notato le straordinarie corrispondenze tra la situazione del Decameron e la nostra, abbiamo deciso di creare una versione ridotta e virtuale del capolavoro di Boccaccio. Durante l’ultimo quarto d’ora d’ogni lezione, lo sfondo virtuale di Zoom diventava un’immagine della campagna toscana e il re o la regina del giorno raccontava una storia su un tema che reputava importante. Abbiamo raccolto le storie in un documento che spero ci ricorderà sempre come le narrazioni costituiscano un antitodo alla frammentazione e cementino il senso di comunità.»
Laura, che vive a Bethesda nel Maryland non lontano da Washington, spera che l’andamento della pandemia evolva al meglio e presto si possa tornare con una certa serenità a viaggiare. Ha desiderio di tornare a L’Aquila, come fa ogni anno. Numerose volte ha portato studenti di Georgetown University per Summer School in Italia, programmando molti giorni in territorio abruzzese e a L’Aquila. Sempre stupiti ed intrigati, i suoi studenti, di trovare in Abruzzo una terra così ricca di bellezze naturalistiche e ambientali, di tesori d’arte e di architetture, di cultura e tradizioni singolari, in un paesaggio meraviglioso e cangiante trapuntato di incantevoli borghi e città.
Laura Benedetti portò a L’Aquila alcuni suoi studenti anche dopo il sisma del 2009, in un progetto solidale che li vide impegnati da un lato nello studio, dall’altro in un’attività di volontariato fortemente intensa sul piano etico, vissuta in autentico spirito francescano. Collaborarono, infatti, prestando il loro servizio insieme agli operatori della Mensa di Celestino, struttura che ogni giorno accoglie ed offre pasti a poveri e bisognosi. Tornarono negli Stati Uniti, quei giovani universitari, con il cuore pieno di emozioni, arricchiti nel loro patrimonio di umanità.
Goffredo Palmerini, com.unica 3 giugno 2020