9 giugno 1958, muore Fido il cane che aspettò per 14 anni il padrone morto
[ACCADDE OGGI]
“Non c’è patto che non sia stato rotto, non c’è fedeltà che non sia stata tradita; fuorché quella di un cane veramente fedele”, così scriveva Konrad Lorenz nel 1949 ne ‘L’anello di Re Salomone’. Ma Carlo Soriani non poteva saperlo perché non ebbe il tempo di leggerlo e se fosse rimasto in vita avrebbe avuto poco tempo da dedicare alla lettura, anche quella stimolante e superba come quella del grande etologo austriaco.
Carlo Soriani era un operaio delle Fornaci Brunori di Borgo San Lorenzo vicino Firenze. Un giorno, era una sera del gelido inverno 1941 quando la guerra avanzava in tutta Europa, Soriani, tornando a casa dal lavoro, senti il lamentoso guaire di un cane proveniente da un fossato. Non ci pensò due volte si avvicinò al fosso e lì giacente e in fin di vita vide un cane malandato e ferito. Non ebbe esitazione Carlo Soriani nel raccogliere il povero cane per portarlo nella sua casa a Luco del Mugello e curarlo. Il cane, un meticcio di Pointer si salvò e rimase con Carlo che felicemente lo chiamò Fido. Fido non si allontanò mai dal suo salvatore e lo accompagnava tutte le mattine al lavoro fino allo stazionamento degli autobus dove tutte le sere, alla fine dei turni di lavoro, puntuale tornava per riabbracciare il suo padrone. Una sera, una tragica sera della vigilia dell’ultimo dell’anno del 1943, Fido aspettò invano di riabbracciare Carlo che non poteva tornare perché era stato seppellito dalle bombe che avevano distrutto la sua fabbrica. Restò ore ad attenderlo invano poi tornò a casa di Carlo ma ogni sera per quattordici lunghissimi anni tornò lì ad aspettare che il suo padrone tornasse. Finalmente poté riabbracciarlo alla fine dei suoi giorni il 9 giugno 1958.
Direte che è una storia identica a quella di Hachiko il cane giapponese che qualche decennio prima come Fido morì aspettando invano per dieci anni il suo padrone, un professore che non rientrò dal suo lavoro perché morto di infarto mentre faceva lezione. Sì, è un’identica storia di fedeltà dove le uniche differenze si possono cogliere oltre che nei luoghi, nella diversità della razza, negli anni dell’attesa e nel lavoro dei padroni. Ma buon per tutti i cani non fanno differenza di classe o di stato sociale. Il cane di un barbone come tanti ne vediamo per strada è fedele al suo padrone allo stesso modo dei cani della regina d’Inghilterra. E siamo certi che se potessero scegliere come vivere sceglierebbero una vita meno mielata all’aria aperta e lontana dai fronzoli di eccessi cui qualche padrone col naso all’insù li costringe. Una vita come quella di Fido contento del suo padrone operaio da cui lo separò la malvagità degli uomini.
Come Hachiko anche Fido ha il suo monumento nella piazza centrale di Luco del Mugello e sicuramente nella sua felicità di aver incontrato in morte il suo Carlo penserà ai tanti sventurati cani che in luoghi diversi, su una tomba di un cimitero, sul sagrato di una chiesa, o, e purtroppo ancora spesso, sul ciglio di una strada abbandonati, aspettano che il padrone torni.
(Franco Seccia/com.unica, 9 giugno 2020)