10 anni di guerra in Siria, il prezzo più alto lo hanno pagato i bambini
Un’indagine dell’Unicef in collaborazione con Gallup International/ORB International
“La guerra contro i bambini in Siria è stata una delle più brutali della storia recente”. È quanto ha denunciato il presidente dell’UNICEF Italia, Francesco Samengo, aggiungendo che “da quando è iniziata la crisi sono nati quasi 6 milioni di bambini siriani. Non conoscono altro che la guerra e lo sfollamento. In media, in Siria è stato ucciso un bambino ogni 10 ore a causa della violenza, e più di 2,5 milioni di bambini sono stati sradicati e costretti a fuggire nei Paesi vicini in cerca di sicurezza”. I siriani, però, non sono solo numeri. Hanno voci e opinioni e queste voci non devono passare inosservate.
L’UNICEF ha presentato i risultati di un sondaggio d’opinione condotto recentemente da Gallup International/ORB International. Attraverso l’indagine faccia a faccia è stato chiesto ai siriani in Siria, Giordania e Libano quali fossero le maggiori sfide e preoccupazioni che loro e i loro figli devono affrontare a quasi un decennio dall’inizio della guerra. L’indagine ha raggiunto 3.500 siriani, mirando a dare voce alle famiglie siriane, evidenziando l’impatto della guerra e del conflitto, e a contribuire a delineare il modo migliore per rispondere ai bisogni che le famiglie hanno individuato per andare avanti.
“In questo sondaggio, i siriani ci raccontano come la guerra ha influenzato direttamente la loro vita e quella dei loro figli e semplicemente come sono sopravvissuti a una delle guerre più brutali della storia recente”, ha spiegato Ted Chaiban, direttore regionale dell’UNICEF in Medio Oriente e Nord Africa. “È ovvio che le ferite siano profonde e che l’impatto sulla salute mentale dei siriani sia enorme. Sappiamo anche da questo sondaggio che l’istruzione per i bambini e la povertà sono tra le principali preoccupazioni e le sfide principali”, ha aggiunto. Secondo il sondaggio: ovunque i siriani hanno dichiarato che i bambini hanno pagato il prezzo più alto in questo conflitto; i danni psicologici e l’impatto sulla salute mentale sono stati identificati come gravi quanto le ferite fisiche; la maggior parte dei siriani intervistati ha sperimentato in prima persona lo sfollamento, il ferimento o la morte di una persona cara; i siriani che vivono in Siria tendono ad essere più ottimisti sul futuro dei bambini siriani rispetto a quelli che vivono nei Paesi vicini e le famiglie con figli tendono ad essere molto meno ottimiste di quelle senza; l’istruzione è stata identificata come la più grande sfida per le famiglie in Siria, seguita dalla povertà, dall’accesso all’assistenza sanitaria e dalle cure per gli orfani; alla domanda sulle priorità principali per i bambini, le persone hanno identificato il ritorno all’istruzione come una priorità, seguita dall’accesso all’assistenza sanitaria e dall’assistenza agli orfani; in alcune parti della Siria, più della metà delle persone intervistate ha dichiarato di avere almeno un figlio che non va a scuola, rispetto a circa un terzo dei rifugiati siriani in Giordania e in Libano.
Sono circa 2,8 milioni i bambini siriani che non vanno a scuola, ma quasi 5 milioni di bambini in Siria e nei Paesi vicini continuano ad avere accesso all’istruzione nonostante le difficoltà. Ciò è dovuto in gran parte agli sforzi degli insegnanti, del personale scolastico, dei partner sul campo e al generoso sostegno dei donatori dell’UNICEF. “Mentre i donatori si riuniscono a Bruxelles per un’altra conferenza per la Siria”, Chaiban ha voluto “ringraziare tutti i nostri donatori per la generosità senza precedenti. Ciò ha avuto un ruolo enorme nell’aiutare i bambini siriani a continuare la loro istruzione. Chiediamo ai donatori di mantenere la loro generosità verso i bambini della Siria e dei Paesi vicini in modo che i bambini possano recuperare gli anni di istruzione perduti o continuare la loro istruzione. Ora, con il COVID-19 che ha parzialmente interrotto l’istruzione informale in alcuni centri sostenuti dall’UNICEF e in spazi a misura di bambino, i finanziamenti su larga scala sono ancora più cruciali. Ciò è fondamentale per il loro futuro e per il futuro della Siria”, ha concluso.
Per continuare a fornire assistenza ai bambini siriani, l’UNICEF ha attualmente bisogno di 682 milioni di dollari per i programmi all’interno della Siria e nei Paesi vicini. Gallup International/ORB hanno condotto un’indagine all’interno della Siria all’inizio del 2020. L’indagine a livello nazionale ha riguardato tutti i 14 governatorati, utilizzando interviste faccia a faccia con 2.552 persone che vivono in Siria. Un’indagine simile è stata condotta in Libano e Giordania tra i rifugiati siriani con 1.000 interviste. L’indagine è stata condotta prima della conferma dei casi COVID-19 nei tre Paesi.
Principali risultati del sondaggi
All’interno della Siria
– Per le famiglie siriane, l’istruzione è un bisogno urgente: più di un terzo (35%) delle famiglie siriane ha identificato la qualità dell’istruzione e il 23% ha individuato l’accesso all’istruzione come una delle maggiori sfide per i propri figli.
– Quasi il 90% ha dichiarato che i bambini hanno pagato il prezzo più alto nel conflitto.
– Quasi il 93% delle famiglie ha dichiarato che le ferite psicologiche e l’impatto sulla salute mentale dei bambini sono gravi quanto le ferite fisiche.
– Le persone con figli sono molto meno ottimiste sul futuro dei bambini siriani, rispetto a quelle senza figli o a coloro che non ne sono stati personalmente colpiti.
– Più della metà delle persone ha segnalato danni alle scuole della propria zona.
– La maggioranza ha dichiarato di aver subito gravi conseguenze a causa del conflitto, tra cui lo sfollamento, la perdita dei mezzi di sussistenza e la detenzione fra i propri familiari.
– Più della metà delle persone intervistate all’interno della Siria ha riferito che uno dei loro familiari è rimasto ferito a causa del conflitto.
– Quasi la metà delle persone intervistate all’interno della Siria ha riferito di essere stata testimone che un membro della famiglia è stato detenuto durante il conflitto.
In Giordania e in Libano
– Più di due terzi (65%) dei siriani che vivono in Giordania e quasi la metà (47%) dei siriani che vivono in Libano hanno visto come priorità assoluta il ritorno dei bambini all’istruzione a tempo pieno non appena il conflitto sarà finito.
– Quasi tutti i rifugiati siriani intervistati hanno dichiarato che le ferite psicologiche e l’impatto sulla salute mentale sono gravi quanto le ferite fisiche.
– Più di un terzo ha riferito che uno dei loro familiari è rimasto ferito a causa del conflitto.
– Quasi un terzo ha riferito che loro o un loro familiare è stato arrestato
– Più di un terzo delle famiglie ha dichiarato di avere almeno un figlio che attualmente non va a scuola.
com.unica, 2 luglio 2020