Oltre 300 arresti a Hong Kong, il pugno di ferro di Pechino con la scusa della pandemia
Oltre 300 persone sono state arrestate a Hong Kong durante le proteste contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. Approfittando della crisi sanitaria, economica e sociale che sta scuotendo il pianeta, la Cina aveva appena posto fine all’eccezione democratica di Hong Kong imponendo una feroce legislazione sull’ex colonia britannica. “Separatismo, sovversione, terrorismo e interferenze straniere” sono ora considerati crimini di competenza di Pechino. La tensione è salita alle stelle, al punto che la polizia è ritornata a usare i cannoni ad acqua, le cartucce urticanti e i proiettili di gomma per disperdere la folla.
Da ora in avanti qualsiasi dissidente, qualsiasi manifestante, sa di rischiare, se vuole esercitare i diritti fondamentali basati sulla libertà di espressione, pesanti pene detentive. Fino a ieri isola di democrazia, Hong Kong è oggi sopraffatta dalla tirannia. “Non ci arrenderemo mai” scrive su Twitter l’attivista hongkonghese Joshua Wong. “Siamo in strada per manifestare contro la legge sulla sicurezza nazionale”, sottolinea pubblicando alcune foto delle manifestazioni in corso. “Non ci arrenderemo mai. Ora non è il momento di arrendersi”.
Il Covid-19 ha così fornito un’opportunità inaspettata al potere centrale cinese, consentendole di vietare le proteste e di agire mentre i confini sono chiusi. Che gli Stati Uniti e l’Europa affrontino gli effetti devastanti del virus è un’ottima cosa per il leader cinese, che nutre di propaganda la popolazione del suo Paese delle sue presunte storie di successo contro l’epidemia. “La Cina, imponendo la sua legge su Hong Kong proprio nel momento in cui viene messa in discussione per la sua politica sanitaria e il suo ruolo di predatore nella globalizzazione, sfida pertanto il mondo occidentale e prende una strada inquietante”, scrive oggi Le Monde in un editoriale in prima pagina.
L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha chiesto “che i diritti e le libertà esistenti dei residenti di Hong Kong siano pienamente tutelati”. “Non spetta alla Ue concedere asilo, la competenza è degli Stati membri. Tuttavia l’Unione europea sarà sempre destinazione di asilo per coloro che fuggono da una dittatura, ma sono gli Stati membri che devono strutturare le procedure di asilo”. Lo dice il commissario Ue responsabile per l’immigrazione, Margaritis Schinas, rispondendo alla domanda se la Ue sia disposta a concedere eventualmente asilo ai cittadini di Hong Kong.
A Washington la Camera Usa ha approvato il progetto di legge che autorizza sanzioni contro le banche che fanno affari con i funzionari cinesi coinvolti nella legge per le sicurezza nazionale a Hong Kong. La misura passa ora in Senato, che ha approvato un testo simile ma non identico nei giorni scorsi. Se verrà approvata arriverà sul tavolo di Donald Trump.
Non si è fatta attendere la reazione del Regno Unito. Il premier Boris Johnson oggi ha aperto la strada all’esodo di almeno tre milioni di cittadini di Hong Kong verso il Regno Unito. Un provvedimento che aveva fatto infuriare la Cina al suo recente annuncio e che ora è diventato realtà. “Perché Pechino ha violato gravemente la dichiarazione sino-britannica”, che sancì il passaggio dell’ex colonia di Londra alla Cina “e gli accordi internazionali”, ha dichiarato Johnson.
com.unica, 2 luglio 2020