Van Gogh. I colori della vita” è il nuovo progetto che vede riproporsi il “sodalizio” tra Marco Goldin e Van Gogh. Un sodalizio ben consolidato: libri, spettacoli, film e una serie di mostre che hanno, a Treviso, Brescia, Genova e Vicenza, affascinato un pubblico vastissimo. Più di 2 milioni e mezzo di persone. Ma questa in programma dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021 al Centro Altinate San Gaetano di Padova si può tranquillamente definire come la mostra dei capolavori. Riunirà infatti un centinaio di opere dell’olandese, con prestiti di assoluta eccezione da decine di musei ed in particolarissimo modo dal Van Gogh Museum di Amsterdam e dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, vale a dire i templi del culto di Van Gogh. È la mostra che rappresenta il traguardo dei 25 anni di attività di Linea d’ombra e del suo fondatore.

Il progetto dedicato a Van Gogh e il suo tempo si compone di una grande mostra e di un nutrito programma di eventi collaterali che ulteriormente si arricchirà nei prossimi mesi. Tutto ciò – unitamente agli apparati documentaristici che arricchiranno le sale della mostra a Padova con tre brevi docu-film da un quarto d’ora l’uno – costituirà il più grande progetto mai dedicato a Van Gogh in Italia. Secondo il senso di un largo approfondimento di carattere storico assimilabile a un vero e proprio romanzo, dove ai capolavori in esposizione si affiancano il racconto della vita, la scoperta di colori nuovissimi e la relazione con alcuni artisti che per Van Gogh hanno contato. E naturalmente gli incroci del destino, il senso ineluttabile di vita che scorre.

La mostra non ha nulla di generico e non è solo una sfilata di quadri che pur in molti casi sono capolavori notissimi. È invece un sorprendente percorso volto a far conoscere alcune trame della vita e dell’opera di Van Gogh non così affrontate finora, proprio per la volontà del curatore di ricostruire l’intero percorso, includendo anche quanto di solito non viene compreso. La mostra “Van Gogh. I colori della vita”, ospitata nel rinnovato Centro San Gaetano nel cuore della città, è stata ideata ed è curata da Marco Goldin. Promossa da Linea d’ombra e dal Comune di Padova, con la decisiva collaborazione del Kröller-Müller Museum, è prodotta da Linea d’ombra, con il Gruppo Baccini in qualità di main sponsor. L’esposizione, divisa in cinque sezioni e sette approfondimenti all’interno delle sezioni stesse, si compone di 125 opere in totale, di cui oltre 80 del solo Van Gogh tra dipinti e disegni equamente divisi. Oltre a una quarantina di altre opere degli autori che hanno intrecciato il suo cammino, a volte indirettamente come Delacroix, Courbet, Millet o i giapponesi da Hiroshige a Kunisada, a volte direttamente come Seurat, Pissarro, Signac, Guillaumin, Bernard. Prima dell’incontro fatale con Paul Gauguin, rappresentato in mostra da alcuni capolavori.

L’allestimento e i docu-film in mostra
Da molti anni l’allestimento delle varie mostre organizzate da Linea d’ombra ha in sé qualcosa che sempre di più ha ricondotto quegli stessi allestimenti alla vita. Alla vita dei pittori che vi venivano rappresentati, per evidenziare oltre ogni possibile dubbio quel legame antico tra lo scorrere dei giorni e il mettere segni e colori. Qualcosa che faccia diventare la mostra un racconto e non solo una manifestazione di sapere. Un racconto profondamente ancorato al mistero del vivere, al mistero del guardare, per far diventare poi quel vivere e quel guardare incarnazione nell’opera. Da alcuni anni mi reco nei luoghi in cui tanti pittori tra gli impressionisti sono nati, hanno vissuto e lavorato. E infine hanno lasciato la vita. Nelle varie forme, nei vari modi. Mi reco in quei luoghi prima di tutto per respirarli, per sentirne gli odori e i profumi. Per ascoltarne ugualmente le voci e i silenzi. Camminarci dentro a lungo, poi fermarsi e guardare. Un tempo più lento, nel quale trovare relazioni sensibili con coloro che hanno manifestato la bellezza del mondo, la forza del destino e dell’avventura di un viaggio. I luoghi sono la meraviglia. In essi si riconosce il principio di quel viaggio, si scoprono i motivi di un andare in un posto piuttosto che in un altro. I luoghi dei pittori servono a conoscerli meglio. Per questo ho cominciato a viaggiare con loro. Anno dopo anno, stagione dopo stagione. Immaginando i campi di grano al tempo del gelo di gennaio e poi tornandoci in luglio, in mezzo all’oro delle messi mosse dal vento. Tra gli ulivi e in riva al mare, seduto sulla sabbia davanti al Mediterraneo. O sulle scogliere, o in mezzo ai campi di piselli affacciati alti sul precipitare verso l’oceano. O ai piedi di una collina, tra i sentieri radi di una miniera di carbone. Ho viaggiato con loro, senza vederli eppure guardandoli ogni giorno negli occhi. In questi luoghi abbiamo ripreso ore e ore di immagini. Parlo adesso dei luoghi di Van Gogh. Le abbiamo realizzate tra il 2017 e il 2019, nelle diverse stagioni, nei tanti posti nei quali ha vissuto. Hanno commosso per primi noi in quei momenti. Vissuti tra il Belgio e l’Olanda, tra il Borinage e il Brabante e la Drenthe. Poi da Parigi alla Provenza, da Arles a Saint-Rémy. Infine, Auvers-sur-Oise. Gli ultimi suoi giorni. Con queste immagini abbiamo realizzato prima un film e poi le abbiamo utilizzate in uno spettacolo teatrale. Ma adesso è venuto il momento di usarle in una mostra. Nella mostra “Van Gogh. I colori della vita”, che a Padova, dal 10 ottobre 2020, sarà il racconto dell’opera di un genio e della sua vita, ma anche dei rapporti con alcuni artisti che per lui hanno contato. E il rapporto, appunto, con i suoi luoghi nel mondo, sparsi sotto il cielo della sua vita. 

Nelle tre sale più ampie all’interno del percorso espositivo, al San Gaetano, grandi pareti di oltre cinque metri ciascuna diventeranno schermi sui quali proietteremo dei docu-film della durata di quindici minuti ognuno. Realizzati insieme a Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii. Immagini affascinanti, commoventi, perché si sa che in mezzo a quei campi, su quelle strade, davanti a quel mare, in quelle chiese ha camminato il pittore Vincent van Gogh. E noi così lo ricordiamo, come tenendo in mano un santino benedetto. Saranno tre piccoli documentari, fatti di quelle immagini, di poche parole e della musica suggestiva, e così capace di assecondarne il mistero, di Remo Anzovino. Tre capitoli, il primo dedicato agli anni tra il 1880 e il 1885, dalla miniera di Marcasse in Belgio a Nuenen. Il secondo sui quasi quindici mesi passati ad Arles e il terzo sul tempo, identico nella sua durata, trascorso prima a Saint-Rémy e poi a Auvers. Si troveranno nelle sale in cui, accanto a quei grandi schermi naturali, campeggeranno le opere che a quei luoghi Van Gogh aveva dedicato. Dal primo, slabbrato e tremante disegno davanti alla miniera di carbone nel Borinage fino ai viali alberati al tramonto vicino a Nuenen. Oppure i campi di grano dipinti nella pianura della Crau fuori Arles assieme alle immagini toccanti che abbiamo ripreso proprio lì, nello stesso mese di giugno ma 131 anni dopo. E poi le Alpilles, nei quadri e nelle immagini filmate. E poi i covoni a Auvers, nei quadri e nelle immagini filmate. 

com.unica, 1 luglio 2020

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