6 luglio 1945, l’orrendo eccidio nel carcere di Schio ritorna d’attualità con l’assegnazione della medaglia d’oro a uno dei responsabili
[ACCADDE OGGI]
Il caso è riapparso in tutta la sua brutale gravità quando lo scorso mese di aprile con una cerimonia solenne presso la prefettura di Vicenza dove Valentino Bortoloso, 93enne, è stato decorato con medaglia d’oro al valore della Resistenza.
Chi è Valentino Bortoloso? Si tratta di un ex partigiano delle Brigate Garibaldi che la notte del 6 luglio 1945, quando la guerra era finita da tre mesi, insieme ad una dozzina di suoi compagni, irruppe nel carcere di Schio e mitra alla mano massacrò 54 persone detenute per sospetta simpatia col passato regime fascista.
Così Silvio Bertoldi, recensendo sul Corriere della Sera la ricostruzione dello storico Silvano Villani, ricorda quei tragici fatti: “Quando il commando di partigiani fa irruzione nel carcere di Schio di giustiziati, di fascisti — lo scrive una sentenza del Tribunale di Milano nel 1955 — ce n’erano una ventina al massimo. Vennero uccise delle ragazze perché erano figlie di militari RSI ed erano nel carcere come fossero ostaggi, per far sì che i padri si consegnassero. Poi una casalinga di 38 anni: un inquilino moroso, per non pagare la pigione, l’aveva denunciata come fascista. E pure lei cadde sotto i colpi di quell’improvvisato plotone d’esecuzione. Quella maledetta notte dentro al carcere quei dodici aprono il fuoco contro tutti e tutte, sangue a rivoli che fluisce dalle scale fin sulla strada e l’orrore dei primi che accorrono e incrociano gli assassini in ritirata, calmi ma non ancora placati. Al punto di minacciare gli infermieri che portano le barelle e di costringerli a ritirarle. … Due mesi dopo Bortoloso viene catturato dalla Military Police Usa. Per farlo parlare lo torturano — raccontò lui — ferocemente. Finisce che confessa. Intanto gli organizzatori dell’eccidio su cui gravano ancora tantissime ombre, rivelerà Massimo Caprara, a lungo segretario di Togliatti, espatriarono all’Est dopo un incontro con lo stesso Togliatti, a Roma”.
Valentino Bortoloso, nome da partigiano “Teppa” fu condannato a morte per quell’orrendo reato da un tribunale militare alleato e successivamente condannato all’ergastolo da un tribunale italiano.
Oggi non sappiamo se e con quanto piacere si è appuntato sul petto una medaglia d’oro di cui con imbarazzo il Ministero degli interni ha attribuito la paternità del conferimento all’associazione partigiani. Per alcuni la concordia è materia ostile e il focolaio dell’odio e della vendetta è sempre ardente.
(Franco Seccia/com.unica 6 luglio 2020)