Va in ogni città e Paese del mondo a raccogliere storie da raccontare
Franco Presicci, già firma prestigiosa del quotidiano di Milano il Giorno, recensisce “Italia ante Covid”, l’ultimo libro di Goffredo Palmerini
MILANO – Goffredo Palmerini intraprende un nuovo viaggio attraverso la penisola, dal Salento al Piemonte; e oltreconfine, a New York, a Montreal, raccontandoci avvenimenti, paesaggi, figure prestigiose, che trascinano il lettore dalla prima all’ultima pagina. Le prime, penetrate dai suoi sentimenti per L’Aquila, per Paganica, il paese di oltre 5 mila abitanti a 9 chilometri dal capoluogo, in cui è nato e vive. Pagine che toccano il lettore nel profondo, lo coinvolgono, lo emozionano. Pagine di poesia e storia, di cronaca e dolore. Il dolore per le terribili ore provocate dai terremoti che hanno sconquassato la città e altri Comuni, mietendo vittime e demolendo case, chiese, monumenti, tutto ciò che si trova sullo spazio sotto il quale il mostro, svegliandosi, vomita la sua furia.
L’autore ricorda i momenti in cui con la famiglia scappò in luogo aperto, dove restò sotto una tenda per oltre tre mesi. “La violenza del sisma ti toglie ogni sicurezza e ti mette nudo davanti al terrore. Passando accanto al centro storico di Paganica vidi una nube livida di polvere, le case squassate e lacerate”, continua Palmerini, la cui penna è agile, elegante, abile nelle descrizioni dei fatti, che per il lettore attento e partecipe sono scene che scorrono davanti agli occhi come in una sequenza cinematografica. Libro prezioso. L’ho letto, pensando al destino di questa città: L’Aquila, meravigliosa non solo per il suo patrimonio paesaggistico e artistico, ma anche per la gente: riservata, dignitosa, tenace, coraggiosa anche di fronte alle rovine della sua città, del suo nido, il suo guscio; sempre pronta a rimboccarsi le maniche per ricostruirne il volto.
Palmerini, che è stato amministratore comunale (consigliere, assessore, vicesindaco), conosce il gravame, il senso di responsabilità di chi ha il compito di mettere insieme i pezzi e avverte il disagio per i ritardi colpevoli o no provocati da alcuni, singoli e gruppi, sordi anche alle critiche a valanga e ripetitive, ponderate o improvvisate o azzardate dei mezzi di comunicazione. Simbolo dei dolori dell’Aquila sembra essere la cattedrale metropolitana dei santi Massimo e Giorgio, più volte distrutta e più volte rimessa in piedi: nel 1259 – ricorda l’autore – riedificata dopo l’abbattimento da parte di re Manfredi, figlio naturale poi legittimato dell’imperatore Federico II; e nel 1315, nel 1703; e nel 2009 ancora sfregiata dalle scosse e riedificata.
Palmerini non manca di ricordare lo slancio, la fatica, i sacrifici di tanti che accorsero per estrarre i morti e i vivi dalle macerie. E ii ringrazia tutti: vigili del fuoco, uomini della Protezione civile e della Croce Rossa, volontari, carabinieri, polizia di Stato, guardia di Finanza, gli italiani sparsi nel mondo, alpini… E proprio a questo corpo glorioso dedica un bel capitolo: “C’è grande attesa nella città capoluogo d’Abruzzo per il secondo raduno del Battaglione ‘L’Aquila’, l’eroico reparto che dalla sua costituzione ha visto passare tra le sue file decine di migliaia di abruzzesi e di altre regioni in guerra come in pace…”; e in tutte le altre catastrofi del Paese, come l’alluvione del Polesine nel novembre del ’51, la tragedia di Stava il 19 luglio dell’85…
Palmerini non parla soltanto del suo Abruzzo. Dall’Abruzzo al Salento: a Gallipoli e Galatone, due gemme dello Jonio “che affidano anche all’universale messaggio dell’arte e della letteratura, oltre che alle bellezze architettoniche e naturali il proprio futuro”. E s’inoltra nei due premi internazionali, entrambi legati al progetto “La catena della Pace”. Facendone il resoconto, afferma che oggi la pace deve “uscire dall’intimità individuale e diventare fenomeno sociale”. Gallipoli e Galatone: la prima, nota anche per il coraggio che impiegò nella lotta contro gli invasori, trae il nome dal greco antico con il significato di “città bella”: e bella è sicuramente, anzi bellissima e adorabile; la seconda, ricca di vigneti, uliveti, mandorleti e di luoghi di culto, come il Santuario del Crocefisso della Pietra, orgogliosa dei natali dati ad un egregio umanista, Antonio De Ferrariis, “alias” Galateo, fedele al pensiero aristotelico. La città lo ha celebrato recentemente.
È lungo e largo anche questo viaggio di Goffredo. In ogni tappa, sia Paese sia città o borgo, scopre o rispolvera storie da esporre meticolosamente. “Italia ante Covid”, il suo libro di cui sto parlando, si nutre di queste storie, e anche di primizie. Vi si trovano protagonisti illustri, connazionali e stranieri, profili biografici, serate letterarie, celebrazioni, ogni evento a cui ha partecipato. “Ha recuperato il ritardo alla partenza il volo AZ608 per New York, modificando la rotta. Giovedì 5 ottobre. Quasi le 2 del pomeriggio, quando la costa americana compare dalle parti di Providence. Ecco poi New Haven e fra pochi minuti New York…”
Destinazione, l’abitazione di Mario Fratti, giunto alla gloriosa età di novant’anni. “Il drammaturgo è la simpatia fatta persona. Travolgente come l’amore per la sua città natale, L’Aquila, della quale vuole sapere le ultime novità”. E chi meglio di Goffredo può elargirle? Goffredo va a nozze: narrare è una delle sue specialità. “Mario già sa dell’arrivo a New York, in tarda serata, del presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo Giuseppe Di Pangrazio. Lo ha conosciuto il 5 luglio scorso proprio quando il Consiglio gli rese omaggio nel giorno del suo novantesimo genetliaco. E’ felice d’incontrarlo proprio qui, la città che dal 1963 gli ha consentito di esprimere il suo valore di drammaturgo, ora riconosciuto in tutto il mondo”. E proprio a Fratti, con brevi parole, è dedicato il volume.
Ne avrà di cose da apprendere chi si accinge a leggere “Italia ante Covid”. Incontrerà mondi forse da lui mai visti e tanti nomi di grandi e meno grandi, i loro talenti, le loro opere, le loro sgobbate, le loro delusioni e i loro traguardi. Goffredo Palmerini ha incrociato molta gente, l’ha interrogata, incalzata, ascoltata, annotando brani di vita che gli rimangono intatti nella memoria. Persone, che, come scrive la sua omonima nella prefazione, “sono legate da una speciale relazione, che non è quella di appartenere solo a un luogo di nascita, ma ad un luogo di valori”.
Viaggiatore instancabile, dunque, oltre che scrittore prolifico e affascinante, capace di trasmettere anche voglia di togliersi le pantofole e di mettersi a girare il globo, magari avendo lui come cicerone. A volte penso quasi con un pizzico d’invidia alla costanza, all’energia, alla “giovinezza” di questo autore dal fiuto dell’investigatore, che vola da un luogo all’altro, a Sydney, a Los Angeles, a Buenos Aires, a Detroit; a Torino, a Lecce, a Taranto, a Desenzano, a Milano, dove, tra l’altro, nel salone di un istituto di credito, presentò un altro suo libro, “L’Italia dei sogni”. E’ spinto da una curiosità insaziabile, che gli viene anche dall’essere giornalista a tutto tondo. Al suo occhio di lince nulla sfugge, e la sua penna, quando s’inoltra nell’’incantesimo del barocco tra colori e odori della Sicilia orientale, scorre più brillante e avvincente. Così quando rievoca il contributo di Paganica alla guerra di oltre cento anni fa e quando fa un reportage dal Canada o descrive il “Columbus day” di New York (nella foto in alto).
I capitoli che compongono il volume sono notevoli: gli aspetti più suggestivi del nostro Paese: l’attività delle persone impegnate nell’allestimento di manifestazioni culturali…, tutto ciò che nasce e si sviluppa lontano da noi, ovunque Goffredo vada a cercare anche gli italiani poco noti o addirittura sconosciuti, che a suo tempo hanno dovuto lasciare la terra d’origine per scappare dalla fame. “Italia ante Covid” è anche un volume da vedere per la ricchezza e la bellezza delle foto su Modica, Siracusa, Paganica…, agglomerati sfregiati dal terremoto colti dall’alto.
L’opera di Goffredo Palmerini è presentata dall’aquilana Lina Palmerini (non è imparentata con lo scrittore), giornalista parlamentare del “Sole 24 Ore” e dal 2012 autore delle note politiche quotidiane dal titolo “Politica 2.0”. Puntuale la prefazione di Benedetta Rinaldi, anche lei giornalista e conduttrice televisiva, che intervistò Goffredo in una trasmissione molto seguita (mi pare Uno Mattina). In televisione, non soltanto sulla rete ammiraglia della Rai, Goffredo Palmerini è di casa, essendo un personaggio famoso e stimato ovunque. I libri che ha scritto non si contano. La sua memoria è un silo che trabocca.
Franco Presicci*, com.unica 14 luglio 2020
*Giornalista e scrittore
“Italia ante Covid” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni, L’Aquila, 2020)
VA IN OGNI CITTA’ E PAESE DEL MONDO A RACCOGLIERE STORIE DA RACCONTARE
Lo scrittore, abruzzese di Paganica, ha visto con i propri occhi la terra tremare e le case
crollare come fossero fatte di polistirolo, come le quinte d’un palcoscenico. Viaggiando,
incontra personaggi di grande levatura e gente umile che, fuggita dalla fame,
ha affrontato enormi sacrifici per farcela.