Gli Uiguri in Cina, e il nostro «mai più»
Come mai, sempre così verbosi, indignati, impettiti nelle nostre corazze democratiche, stavolta, con una popolazione martirizzata, rimaniamo così docilmente silenziosi? Il commento di Pierluigi Battista, ripreso dal Corriere.
E se fosse vero, non ne sareste un po’ colpiti, e anche un po’ disgustati? Gira un video cinese, preso probabilmente da un drone non intercettato, in cui si vede un grande affollamento di persone con indosso una divisa carceraria, inginocchiate e umiliate nei piazzali di una stazione ferroviaria, tenute a bada dai fucili della polizia di Pechino, nell’attesa di salire sui treni della deportazione.
Intervistato dalla Bbc, l’ambasciatore cinese a Londra non ha potuto negare che quei deportati in catene facessero parte della popolazione degli Uiguri, la minoranza musulmana perseguitata in Cina e confinata a milioni nei campi di concentramento, nel silenzio complice delle cancellerie di tutto il mondo e in un’opinione pubblica oramai assuefatta alla violazione dei diritti umani in cambio di stabilità e di soddisfacenti scambi commerciali.
Non avevamo detto «mai più» Auschwitz, eccetera eccetera? Ecco, se quel video fosse vero, e solo per prudenza estrema può ancora concedersi il beneficio del dubbio, non dovremmo almeno un po’ vergognarci per quel «mai più» ipocritamente declamato e sistematicamente disatteso? La seconda notizia, tutta da accertare, perché non solo in Rete ma anche sui giornali vidimati con il tesserino girano castronerie colossali, dice che anche le mascherine che indossiamo siano state in parte fabbricate nei campi di lavoro, insomma, detto esplicitamente, nei lager, insomma nei luoghi dello schiavismo cinese dove non si odono le proteste dell’Occidente, in cui sono rinchiusi gli Uiguri perseguitati da Pechino. Dovremmo vergognarci due volte, se è vero che ci proteggiamo dal virus con dispositivi ottenuti tramite il lavoro forzato di milioni di deportati, come quelli ripresi dal drone clandestino prima di salire sui treni della vergogna.
Anche in questo caso, dove è andata a finire la grottesca esortazione al virtuoso «mai più»? Come mai, sempre così verbosi, indignati, impettiti nelle nostre corazze democratiche, stavolta, con gli Uiguri martirizzati, rimaniamo così docilmente silenziosi? E i governi della Via della seta, cosa dicono? Mai più smetteremo, piuttosto, di girarci dall’altra parte per non guardare in faccia la nostra ipocrisia e il nostro ridicolo cinismo. E «mai più», detta da noi, diventa squallidamente una battuta comica.
Pierlugi Battista, Corriere della Sera 26 luglio 2020