Massimo Cacciari, in un’intervista a Repubblica, mette in risalto luci ed ombre della recente enciclica “Fratelli tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale”, la terza del pontificato di Papa Francesco, firmata nella giornata di sabato 3 ottobre 2020 sulla tomba di San Francesco ad Assisi e dedicata alla fratellanza in tempo di pandemia. Nella lettera il Papa invita a superare divisioni e guerre traendo ispirazione dal pensiero e dall’azione di uomini quali Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e Charles de Foucauld.

“Il discorso di Bergoglio – afferma il filosofo veneziano – è un grande appello alla fraternità universale che resterà, lo sappiamo, purtroppo inascoltato. È naturale che Bergoglio parli delle tragedie del mondo in questi termini. Un elemento di novità, invece, è la condanna non solo della guerra, ma anche della guerra-giusta. Finalmente la Chiesa si è schierata contro”.  

“Credo che l’elemento di novità di questa enciclica sia il ponte che getta tra Illuminismo e Cattolicesimo. Il Papa più volte utilizza le parole libertà, uguaglianza e fraternità, ossia il fulcro di quel pensiero laico storicamente opposto al pensiero della Chiesa. Da un punto di visto politico ‘Fratelli Tutti’ è un po’ più incisiva delle precedenti, anche se resta nel solco, ormai tradizionale, delle encicliche sociali di critica alla globalizzazione”.

Massimo Cacciari

Quanto alla definizione del virus non come “castigo divino” o “rivolta della natura”, ma come “la realtà stessa che geme”, Cacciari afferma: ”Ci mancherebbe che il Papa definisse la pandemia un castigo divino. E anche la Natura c’entra poco. È l’uomo che geme, la Natura risorge sempre, saremo noi, con i disastri che combiniamo nell’ambiente a non poter più vivere un giorno su questo pianeta. La Natura, invece, troverà il modo di sopravviverci”.

Sulle indicazioni del Papa, come la riforma dell’Onu, Cacciari dice che si tratta di “un richiamo giusto, l’Onu sembra aver fallito il suo compito che è quello di trovare mediazioni e mettere fine ai conflitti. Ma dietro queste parole, concrete, sento invece lo smarrimento di chi, con sensibilità religiosa, si chiede perché in   questi giorni bui stia invece vincendo l’Anticristo. C’è un senso di apocalisse in questa parte dell’enciclica. Giustamente il Papa invoca il dialogo tra diversi, ma ignora l’altra parte del discorso, l’unica che può cambiare le cose. Ossia la ricerca dei minimi comun denominatori che poi possono permettere di trovare soluzioni per   governare, per mediare conflitti. Non basta il Buon Samaritano, ci vuole la politica”.       

Cacciari condivide il concetto che il Covid, come dice Francesco, ci ha messi tutti sulla stessa barca e nessuno può salvarsi da solo. Ognuno di noi può contagiare ed essere contagiato: “È la realtà – dice -. Ma il virus non ha fatto altro che rimarcare e approfondire immense differenze sociali”.

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