Che fatica sollevare questo volume di quasi 600 pagine di Michele Annese: “La Biblioteca di Crispiano: documenti, testimonianze e foto di un’esperienza di promozione culturale, sociale e turistica nel territorio di Crispiano dal 1964 al 2014”. E che fatica per lui nel raccogliere tutto quel materiale, una ricchezza per un paese adagiato in mezzo a una corona di colline.

Quando, scendendo da Martina Franca, si arriva al bivio, il cui cartello indica a destra Grottaglie e a sinistra Crispiano, si avverte già un’aria che ristora soprattutto lo spirito. È un paese vivace, dove la gente non si annoia mai. Le iniziative si susseguono con ritmo accelerato, e le feste anche.

Un tempo a far da motore al movimento era la Biblioteca “Carlo Natale” guidata da Michele Annese, che era anche segretario generale della Comunità montana. L’atmosfera in quell’oasi di cultura era accogliente e dava piacere la vista di tante persone, giovani e anziani, chinati su un libro o su un giornale, avidi di conoscenza, a destra dell’ingresso. Se chiedevi un libro in due secondi già te lo trovavi fra le mani. Se cercavo inutilmente un testo nelle librerie di Taranto, correvo in via Roma, alla Biblioteca “Carlo Natale”, e uno degli addetti subito lo pescava su uno scaffale e me lo affidava.

Era un’impresa avere un tavolo e una sedia per leggere, ma la disponibilità degli addetti e la premura, la gioia nell’accontentarti approntava il rimedio. La Biblioteca, che non chiudeva mai, era un cantiere sempre all’opera. Il motto poteva essere “Novità e sviluppo”. Un programma dietro l’altro: corsi di preparazione agli esami, di aggiornamento professionale, di cucito, persino per addetto stampa, tenuto da un giornalista professionista, mostre d’arte, di fotografia, presentazione di libri.

Ecco un pezzo di giornale: “La Biblioteca di Crispiano: uno strumento di crescita civile”. Un altro: “Fare cultura in provincia: un buon esempio da Crispiano”; “La biblioteca è una cittadella dove si fa cultura”, recita il titolo di un’inchiesta. La biblioteca è un luogo d’incontro, di formazione. È una stazione, dove arrivano personalità di ogni tipo: quanti scrittori sono piombati a Crispiano per dialogare con i cittadini, dopo aver illustrato le proprie opere. Alberto Bevilacqua, per esempio.

Se si mette il volume di Annese sul piatto della bilancia, l’ago si ferma a due chili e 50 grammi (la cultura, oltre ad essere valore, potere, prestigio, ha anche un peso). Queste pagine ce l’hanno per la quantità di fatti, di chicche, di situazioni che offrono della vita di Crispiano, anche attraverso immagini e ritagli di giornale, con pazienza certosina, con passione. Spulcio qua e là e mi fermo a leggere quegli avanzi di giornale: “Un comitato per salvare il forno di Crispiano?”, del l4 gennaio’83. La spiegazione: “Una nuova costruzione, con regolare concessione edilizia, farà scomparire il forno a legna più antico di Crispiano?”.

I “C’era una volta” continuano con le cantine sociali, con i divertimenti di un tempo, con i vecchi mestieri: “u callarel”, lo stagnino; “u carvuner”, il venditore di carbone”, “a cazztter”, la riparatrice di calze di nylon¸ “u cazzabrecc”, il frantumatore di pietre… Una notizia: nel ’47 si aprì a Crispiano un prestigioso pastificio, alla via Salita Luccarelli, gestito dai tre fratelli Chisena, che utilizzavano prodotti e tecnologie di Gragnano. Chiusa l’attività, Giuseppe fu poi fatto sacrestano alla Chiesa Madre. Annese va addirittura ad esplorare il Registro generale delle contravvenzioni del Comune, gelosamente custodito dall’attuale comandante della polizia locale, dottor Donato Greco. E scopre che la prima contravvenzione è del 29 gennaio ’52 e riguarda un tale che, dopo aver scaricato la paglia dal carretto, ha omesso di pulire la strada. Crispiano è una città pulita, civile, non permette simili infrazioni.

Nel libro sfilano anche sindaci, assessori, consiglieri comunali; si ricordano serate musicali, manifestazioni in masseria, tra le quali la Lupoli, che ha anche un museo della civiltà contadina. Tra i sindaci, Giuseppe Laddomada e Francesco Paolo Liuzzi, che una sera lasciò una cena in un’architettura rurale per seguire con il collega Martino De Cesare una ragazza disperata (entrata urlando e chiedendo un telefono) per il fidanzato che rischiava il coma diabetico.

L’ho conosciuto, Liuzzi, uomo intelligente, orgoglioso, spiritoso, generoso, capace all’occorrenza di chiedere scusa. Una sera nel cortile di una rosticceria, al termine di un convegno sulle “lumache” (“escargot”, se si preferisce il francese), organizzato da un altro Liuzzi, Franco, ne offrirono una coppa a ogni invitato. Il sindaco Liuzzi era seduto a un passo da me, e quando si accorse che la mia era rimasta vuota, me ne indicò cinque su un altro tavolo e mi spinse ad approfittare, “perché le lumache mangiano il colesterolo”.

Un’altra pagina e un’altra preziosità: “Le vacanze di Alda Merini a Crispiano”. In villa Valente, in via Piave 26, erano soliti passare le giornate estive il poeta Michele Pierri e la grande Alda Merini. Molti di noi hanno avuto modo di conoscerli, incontrarli sotto l’albero di gelso davanti alla casa dove Alda amava suonare il pianoforte. Era la casa in cui Michele Annese è nato e cresciuto fino all’età di un anno. Nell’ottobre del 1983 Alda e Michele Pierri si sposano e vanno a vivere a Taranto. Alda è curata e protetta dal marito, che prima di andare in pensione era un medico, ex primario di cardiologia dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto…”.

Una foto troneggia a corredo di un articolo e suscita emozione in chi ha lavorato alcuni anni battendo i tasti di una “Lettera 22” (cara a Adriano Olivetti e a Indro Montanelli ed esposta al MoMA di New York) prima dell’irruzione dei computer: una macchina da scrivere che non può nascondere i suoi anni.

Che bello, questo libro di Michele Annese. Bello e interessante. Lo si legge e lo si guarda con piacere. L’autore è meticoloso, attento, informato, colto. Non dimentica le feste patronali, il carnevale estivo, allestito dalla Pro Loco, il presepe vivente creato nelle grotte basiliane, la storia di Crispiano in un quadernetto degli anni 50-60, il Premio letterario Città di Crispiano, la banda musicale, il gemellaggio con la Grecia, l’esemplare figura dell’editore Nunzio Schena, la cui casa editrice ha sfornato migliaia di volumi sulla Puglia, compreso questo, e neppure i pittori, come Franco Palazzo, artista d’avanguardia che espone in tutto il mondo, i briganti, tra cui Pizzichicchio, al secolo Cosimo Mazzeo, catturato nella gola del camino della masseria Belmonte (è anche il titolo di un godibilissimo libro di Franco Zoppo).

Libro da tenere bene in vista in libreria: una fonte inesauribile di fatti, dati, esperienze. Ogni pagina una notizia, decine di foto: il Premio Crispius, il volume “Le cento masserie”, recital, iniziative nei cortili delle masserie con esposizioni di opere eseguite da artigiani di grande valore, tra i quali Mimino Miccoli con i suoi don Chisciotte e altre sagome eseguite con pezzi metallici, serate con la presenza di finti briganti con fucili in spalla.

Nel salone della Biblioteca “Carlo Natale” fu anche presentato il volume “Recupero e Valorizzazione delle gravine di Crispiano”. Potremmo continuare, ma purtroppo le pagine di un giornale non sono di gomma. È doveroso aggiungere che c’è anche una pagina tratta dall’intervento di Nico Blasi, direttore di “Umanesimo della Pietra”, eccellente rivista che da anni si pubblica a Martina Franca, in un incontro per le celebrazioni del centenario dell’autonomia del Comune di Crispiano.

La presentazione è di Michele Cristella, giornalista caporedattore al “Corriere del Giorno”, quotidiano di Taranto purtroppo estinto; la premessa di Anna Sorn. In evidenza un pregevole scritto di una deliziosa e bravissima giornalista, Anita Preti, che si legge sempre volentieri. Anita fa la storia della Biblioteca “Carlo Natale”, di Michele Annese, del suo amore per i libri… Parte dal ’64, quando lui stava per affrontare mille chilometri di strada ferrata per andare al Nord a prendere il posto che gli aveva assegnato un concorso. Ma a Crispiano occorreva un uomo come lui, capace di dar corpo alla biblioteca e lo supplicarono di restare. E lui s’imbarcò in quell’avventura che succhiò tutte le sue forze, la sua intelligenza, la sua attrazione per Crispiano.

La sua mente fervida ha partorito una pletora di imprese, che hanno sempre riportato successo. Ricordo uno spettacolo musicale nella masseria “Monti del Duca”, dove il pianista suonava con una mano sola perché l’altra era infortunata (presentava alla grande Anna De Marco, una delle collaboratrici della Biblioteca); e la serata per il libro “Puglia, il tuo cuore” di Giuseppe Giacovazzo nella “Monti del Duca”, con la sua austera torre di vedetta, la chiesa, lo stemma, gli animali, la bellezza della struttura….

Tutto quello che ho conosciuto a Crispiano, uomini e luoghi, lo devo a lui, a Michele. Con lui ho partecipato a sagre ottimamente allestite (quella del fungo, quella del peperoncino, ideata e realizzata dagli Amici da sempre, con il professor Biagi, espertissimo di “diavulicchie asquande” a mostrare preziosità internazionali nel suo stand). Ho conosciuto il gruppo musicale Crispianapolis, un professore dell’università di Amsterdam, autore degli scavi nella masseria Amastuola; ho visitato il Centro montaliano, da lui creato. Insomma Michele Annese è stato per me anche un premuroso cicerone. Mi resta da visitare la sede dell’Università del Tempo libero e del Sapere, istituita da lui e dalla moglie, la giornalista e professoressa d’italiano Silvia Laddomada dopo l’uscita dalla Biblioteca.

Franco Presicci, com.unica 16 ottobre 2020

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